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Sono due i concetti che si legano a doppia mandata al governo Meloni e si chiamano stabilità e prospettive. Questo il punto di partenza che, in una delle rarissime apparizioni pubbliche, il sottosegretario alla presidenza del Consiglio Alfredo Mantovano ha scelto per raccontare sia come procede il lavoro dell’esecutivo dopo un anno dal suo varo, sia come interfacciarlo con le sfide globali attuali (guerre), costanti (nuovo europeismo) e legate a quell’immaginario ancora tutto da costruire (Africa). L’occasione è il forum “L’Europa rapita: dove ritrovarla”, promosso dalla Fondazione Iniziativa Europa, in corso a Stresa.

Governo stabile

Nessuno ha dimenticato gli allarmi lanciati da più parti nell’estate del 2022 per una eventuale vittoria di Giorgia Meloni alle elezioni politiche: l’Italia sarebbe uscita dall’euro, la moneta unica avrebbe vissuto un’altra Grecia, i mercati sarebbero stati in subbuglio, lo spread sarebbe salito alle stelle. Non solo nulla di tutto ciò si è verificato, ma in 12 mesi tutti i partner dell’Italia (vicini e meno vicini) hanno riconosciuto al governo di Roma la caratteristica della stabilità. Secondo Mantovano l’arrivo di Giorgia Meloni sulla scena internazionale e, quindi, le scelte politiche di un governo politico, hanno “concorso ad un diverso posizionamento dell’Italia nell’Unione Europea”. Ovvero il primo aspetto “che qualifica questo governo nel suo porsi sul piano europeo e internazionale è la prospettiva di stabilità, che consente in tutti gli ambiti di poter costruire qualcosa che guarda lontano e non è un elemento di poco conto”, ha detto.

L’europeismo di Meloni

In secondo luogo cita la visione sulla nuova Europa: ovvero nessuno intende mettere in discussione l’europeismo, ma si punta piuttosto ad evitare “di seguire l’ordine del giorno che, in un’ottica dirigista dell’Unione Europea, dovrebbe essere sempre calato dall’alto”. Il suo ragionamento poggia sul fatto che proprio quei meccanismi che (come tra l’altro osservato più volte dall’ex premier Mario Draghi) hanno creato le attuali difficoltà dell’Ue vanno meglio oliati con una nuova dimensione europea, che passi da una minore burocrazia, da una riforma dei trattati, da un concetto di autonomia strategica che l’Europa ha tutto l’interesse a realizzare.

E ha portato un esempio concreto, come l’immigrazione, definita “una voce stabile, di cui si discute sempre, pur con i tempi europei che potrebbero essere più celeri, sottolinea il ruolo dell’Italia nel ricondurre l’attenzione su temi che coinvolgono l’Europa in generale, ma in particolare la nostra nazione. L’Italia, poi, in Europa sta acquisendo il ruolo di interlocutore se non privilegiato, quantomeno da apripista nei confronti dei Paesi africani”.

Nuovo immaginario

Ed eccolo il nuovo immaginario euromediterraneo che potrebbe avere nell’Italia il suo perno: Africa e Medio Oriente sono due ambiti prettamente nel cono di interesse italiano, non fosse altro che per cause geografiche, oltre che storiche, culturali e politiche. Riuscire a rappresentare un punto di riferimento sia con un ruolo diplomatico importante (per la crisi a Gaza), sia con una progettualità ampia e costruens, come il piano Mattei per l’Africa, sarebbe un risultato incoraggiante non solo per l’esecutivo ma per il Paese intero. “L’Italia sta acquisendo in Europa un ruolo di apripista per i Paesi africani. È significativo che tanti leader di nazioni africane vedano in questo governo e, in particolare, in Giorgia Meloni un partner per stabilire relazioni stabili anche per coinvolgere altri partner europei”.

Ma l’Italia sta svolgendo anche un ruolo diplomatico determinante nella crisi con Hamas, ha osservato, e poi anche con un’attività concreta, ad esempio è in partenza una nave ospedale che andrà davanti alla costa di Gaza. La pietra di paragone secondo Mantovano è quella relativa al lavoro che l’Italia continua a fare con l’Ucraina. “Verso Kyiv c’è stato sempre il doppio binario, di solidarietà militare e di aiuto alla popolazione”.

Mediterraneo

In secondo luogo il bacino del Mediterraneo, in cui la novità dell’accordo con l’Albania è per il sottosegretario un’intesa che rispetta le convenzioni internazionali e potrebbe essere un esempio di solidarietà anche per gli altri paesi membri Ue. “Non c’è niente di stravolgente rispetto alle procedure in essere, salvo una dimostrazione di vicinanza dell’Albania e la possibilità di essere meno congestionati. Il protocollo si inserisce in un accordo di collaborazione internazionale, una modalità di collaborazione tra Paesi membri dell’Ue e Paesi che aspirano a entrare, anticipando quella solidarietà che adesso si trova per paradosso tra chi sta dentro e chi sta fuori e può costituire un esempio anche per chi sta dentro, sia da una parte che dall’altra. È una sorta di contributo dell’Albania all’alleggerimento dell’impatto migratorio”.

@FDepalo

Stabilità e prospettive, la traccia del governo Meloni spiegata da Mantovano

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