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Con un lungo articolo, Ezio Mauro e, con una fluviale intervista al “Corriere della Sera“, Guglielmo Epifani hanno bocciato ogni ipotesi di “salvacondotto” a  Berlusconi.
Innanzitutto, un’obiezione di forma. Non spetta nè al direttore del giornale, fondato dal grande nemico prima di Craxi e poi di Berlusconi, Scalfari, e neppure al leaderino pro- tempore del Pd il compito di emanare provvedimenti come la grazia, altre forme di clemenza e neppure commutare le pene. L’articolo 87 attribuisce questi poteri al Capo dello Stato.

In secondo luogo, non tutti, nello schieramento di centrosinistra, hanno posizioni così chiuse a qualsiasi spiraglio di soluzione del cosiddetto “caso Berlusconi”.
Don Franco Debenedetti, che è stato senatore eletto dai progressisti ed è il fratello di Don Carlo, proprietario di “Repubblica“, ha detto che, tra i progetti proposti dall’ex premier al Paese, vi erano cose giuste, in cui tanti hanno creduto. E conviene ai cittadini continuare a crederci, in primis l’obiettivo di profonde riforme della giustizia e della magistratura.

E, inoltre, anche in passato, la sinistra ha assunto posizioni tutt’altro che rigide come quelle dei “soldati” antiberlusconiani Mauro ed Epifani. Ma attente ai diritti e al garantismo.
Per anni, fu operante un fronte progressista, comprendente anche settori della CGIL di Epifani e del giornale-partito di Scalfari, che si impegnò a favore della concessione della grazia ad Adriano Sofri, condannato non per frode fiscale, ma come mandante dello spietato delitto Calabresi. Oggi l’ex “cattivo maestrone” è uno dei più sussiegosi editorialisti del quotidiano di nonno “Barbapapà”.
Marco Pannella, da parte sua, fece eleggere deputato Toni Negri, condannato per “insurrezione armata contro i poteri dello Stato”. Ma il furbo prof. una volta parlamentare riparò in Francia.

Nel 1978, il Presidente, dc, Leone “era con la penna in mano” per firmare la grazia a una  brigatista rossa ammalata, Paola Besuschio, come iniziativa dello Stato per ottenere la liberazione di Aldo Moro, catturato dai terroristi e poi ucciso.
Massimo D’Alema, premier nel 1998, diede ospitalità al capo dei terroristi curdi, Ocalan, in patria condannato a morte.
E un autorevole statista di sinistra, Mitterrand, quando era Capo dello Stato, fu l’ispiratore della “dottrina Mitterrand”, che equivaleva al “disco verde” all’accoglienza, in Francia, di spietati assassini, in primis Cesare Battisti, e di ex dirigenti della estrema sinistra, tra cui Scalzone.

La strada maestra da seguire è quella della riforma dell’amministrazione della giustizia, a partire da nuove e più severe regole per l’azione disciplinare nei confronti dei magistrati che sbagliano, come don Antonio Esposito, l’arbitro, tutt’altro che sereno e imparziale, del recente processo, in Cassazione, a Berlusconi.
Quanto al gelido Epifani, obbediente a tutte le sentenze – anche a quella, discussa, che ha condannato Del Turco, a cui deve la sua ascesa nella CGIL e per il quale non ha speso neppure una seppur generica frase di solidarietà personale – la migliore risposta la ha data uno dei legali del Cav.il prof. Coppi: “Dove sta scritta questa balla delle sentenze da rispettare? La sentenza definitiva, spesso, non è la sentenza giusta. Le sentenze possono essere criticate, come qualsiasi prodotto dell’ingegno umano. E, molto spesso, sono subite da persone, stangate ingiustamente”.
Scusi, Epifani, do you remember Carnevale, Tortora, Mancini, Mannino, Musotto e tante altri vittime di lunghi e angosciosi  calvari giudiziari prima che dei giudici, più sereni e preparati di Esposito, li prosciogliessero, troppo tardi per riprendere a far politica e, in alcuni casi, per restare vivi e in buona salute?

Epifani e Mauro pro Cav. in cella? Ma oscurano sinistra dei diritti, del perdono, della clemenza

Con un lungo articolo, Ezio Mauro e, con una fluviale intervista al "Corriere della Sera", Guglielmo Epifani hanno bocciato ogni ipotesi di "salvacondotto" a  Berlusconi. Innanzitutto, un'obiezione di forma. Non spetta nè al direttore del giornale, fondato dal grande nemico prima di Craxi e poi di Berlusconi, Scalfari, e neppure al leaderino pro- tempore del Pd il compito di emanare provvedimenti…

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