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Pubblichiamo un articolo del dossier “Verso il voto tedesco, Diktat disarmo alla Siria” di Affari Internazionali.

Con l’accordo quadro russo-americano concluso a Ginevra, la questione delle armi chimiche siriane subisce una formidabile accelerazione. L’impiego di queste armi nei pressi di Damasco il 21 agosto, uno dei rari episodi di uso di queste odiose armi di distruzione di massa dopo la prima guerra mondiale, ha fatto scattare lo sdegno internazionale.

Oltre la retorica
Stante l’iniziale riluttanza russo-cinese a misure punitive, il presidente statunitense Barack Obama ha preannunciato una possibile azione militare unilaterale. Ne è seguito un ravvedimento russo con la tempestiva proposta del presidente Vladimir Putin di porre sotto controllo internazionale l’arsenale chimico siriano.

Obama è riuscito a non farsi intrappolare dalla propria retorica, cogliendo al balzo il percorso negoziale che si andava profilando. Messa alle strette dall’alleato russo, la Siria ha compiuto in un batter d’occhio quel passo che i più accorti analisti suggerivano da mesi: l’adesione alla Convenzione sulla proibizione della armi chimiche.

Questa convenzione, che proibisce il possesso e l’uso delle armi chimiche e ne prevede la distruzione sotto un sistema ispettivo estremamente rigoroso, è lo strumento diplomatico più avanzato raggiunto nel campo del disarmo.

Missione ambiziosa
L’accordo di Ginevra che russi e americani hanno negoziato senza la partecipazione siriana,impone a quest’ultima una sorta di diktat e propone alle organizzazioni internazionali competenti un percorso applicativo eccezionale.

Al centro dell’operazione si troverà l’Organizzazione sulla proibizione delle armi chimiche (Organisation for the Prohibition of Chemical Weapons, Opcw), che ha sede all’Aja. Il suo consiglio esecutivo dovrà promulgare procedure speciali per applicare immediatamente la Convenzione chimica in Siria.

Damasco dovrà fornire entro una settimana i dati sulla dislocazione delle armi, dei loro precursori e dei vettori onde consentire l’immediato invio degli ispettori. ll Consiglio di sicurezza dovrà chiedere all’Opcw di attuare e legittimare questa irrituale procedura di urgenza. In caso di inadempimento siriano, russi ed americani sono già d’accordo di ricorrere alle disposizioni punitive del capitolo VII della Carta delle Nazioni Unite che possono includere l’uso della forza.

La disposizione che impone alla Siria la distruzione dell’arsenale chimico entro la metà del 2014 è molto ambiziosa. Russi ed americani non sono ancora riusciti a distruggere il proprio neanche vent’anni dopo la firma della Convenzione.

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L’ambasciatore Carlo Trezza è presidente designato del Missile Technology Control Regime, è stato Ambasciatore presso la Repubblica di Corea, Rappresentante Permanente per il Disarmo a Ginevra e membro della delegazione italiana alla Conferenza istitutiva della Convenzione sulla proibizione delle armi chimiche.

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