Skip to main content

“Vi amo qualunque cosa accada”, scrive Elay alla sua famiglia intorno alle 6.30 del 7 ottobre. “Colore rosso” urlano i megafoni, due parole che rompono la musica, unica protagonista fino a quel momento, e annunciano l’arrivo di una pioggia di missili durante il rave party nel deserto del Negav. Fumo, fiamme e spari fanno irruzione nei cuori, nelle menti e nei corpi di giovani. Vite cambiate, molte purtroppo spezzate prematuramente per sempre.

Ci sono famiglie che si abbracciano dentro le loro case, sotto attacco di miliziani addestrati appartenenti ad Hamas, l’organizzazione terroristica sostenuta dall’Iran, senza il quale non avrebbe mai compiuto nessuna mobilitazione, centrale del terrore, esempio di mancanza di libertà, di democrazia nel mondo e regista dell’instabilità politica dell’area medio orientale e delle crisi internazionali.

Terroristi, criminali, barbari che senza una compatta ostilità da parte di tutti i Paesi Occidentali e di tutte le forze politiche all’interno dei suddetti Stati, si sente più legittimata ad operare per creare ancora terrore, morte e distruzione. Nelle città risuonano allarmi di sirene, alternati da lunghi silenzi di una vita messa in pausa dalla paura. Atti atroci si stanno compiendo da giorni, contro anziani, uomini, donne e bambini israeliani.

Un popolo e uno Stato che aveva intrapreso la via della pace, aprendosi ad un dialogo con i Paesi Arabi, un passo importante, un’azione che stava per mettere d’accordo anche l’Arabia Saudita. Il feroce attacco di Hamas, un tentativo perché ciò non accada, affinché gli Accordi di Abramo vengano minati una volta per tutte. Teheran è la principale responsabile del terrorismo islamico, di Hamas ed Hezbollah, che operano con il fine ultimo di eliminare per sempre lo Stato di Israele.

L’Iran rappresenta inoltre un forte aiuto a Mosca, che in questo momento sta subendo le inevitabili conseguenze del suo inaccettabile attacco all’Ucraina, e per questo ha forte bisogno del supporto iraniano. Dobbiamo chiederci seriamente quale sia il vero ruolo dell’Iran nel mondo e, senza ovviamente scatenare altre guerre, è necessario che tutta la comunità internazionale prenda una posizione chiara, netta e condivisa su questo tema, nei confronti del governo di Teheran, regista di morte e distruzione, antagonista di un mondo, quello occidentale che ha scelto la strada della democrazia e libertà anziché quella della guerra. Iran e questione nucleare, rappresenta un serio pericolo.

Possiamo o meno fare qualcosa per fermare il rischio atomico? È impensabile concedere la possibilità di possedere una bomba nucleare a chi gestisce il proprio Paese con violenza spietata, fatta di persecuzioni e arresti, donne uccise, di violazioni dei diritti umani e della dignità della persona. Israele deve difendersi e ne ha diritto, per tutti coloro che come l’Italia, l’Europa e l’Occidente condividono i valori di libertà, democrazia e rispetto per i diritti umani.

Il Paese di Benjamin Netanyahu, sta lottando per chi, come Israele, ha scelto di salvare la sovranità popolare e la pace nel mondo e per questo ha diritto di proteggersi, con ogni mezzo, da chi vuole la sua totale distruzione e cancellazione dalle mappe geografiche. Il mondo Occidentale è fermamente compatto nella vicinanza e nell’agire immediato nei confronti di chi è vittima di estremismi, affinché non accada di nuovo, affinché non diventi un’idea per gli altri nel mondo.

Come Europa non mostriamo solidarietà a Israele solo quando i corpi violati e torturati delle vittime innocenti vengono mostrati alla folla a Gaza. Rimaniamo al loro fianco anche quando la controffensiva israeliana attacca e giustizia coloro che hanno commesso quelle atrocità che violano ogni diritto umano.

Questo si traduce nel vero appoggio al diritto di difesa. Il TFI, Transatlantic Friends of Isreal, di cui sono presidente, è un network di parlamentari che insieme ai legislatori nordamericani, inglesi, europei e israeliani, ha come obiettivo proprio quello di difendere lo Stato di Israele, riconosciuto come paladino di libertà, di democrazia, di valori che ispirano l’Europa, il mondo Occidentale e la nostra alleanza atlantica con gli Stati Uniti. Soprattutto in un delicato e preoccupante momento come questo, è fondamentale che esistano organizzazioni come il TFI, che tutelino e difendano il diritto ad esistere di Israele e la sua capacità di essere una Nazione, punto centrale per il mondo di sviluppo economico e tecnologico

La necessità di stare accanto a Israele. Scrive Scurria (FdI)

Di Marco Scurria

Riceviamo e pubblichiamo l’intervento del senatore di Fratelli d’Italia, Marco Scurria, presidente del Tfi (Transatlantic Friends of Isreal). “Come Europa non mostriamo solidarietà a Israele solo quando i corpi violati e torturati delle vittime innocenti vengono mostrati alla folla a Gaza. Rimaniamo al loro fianco anche quando la controffensiva israeliana attacca e giustizia coloro che hanno commesso quelle atrocità che violano ogni diritto umano”

L'asse tra Confindustria e governo sulla manovra

Da Capri il presidente degli Industriali, Carlo Bonomi, plaude alla ragionevolezza della finanziaria, nelle stesse ore in cui Giorgia Meloni rivendica il buon uso delle poche risorse a disposizione. Ma c’è il nodo spesa pubblica

Mosca non deve vincere. Il ministro degli Esteri lituano Landsbergis allo Iai

Il ministro degli Esteri lituano ha affrontato, con Nathalie Tocci, la questione della sicurezza europea nel nuovo e instabile contesto internazionale. Partendo dall’Ucraina, ma guardando anche oltre

Islamic State of Mind. La lente di Antinori sull’attacco (jihadista?) in Francia

L’aggressione di un giovane radicalizzato a un insegnante del liceo sembra essere il primo attentato jihadista in Europa dall’esplosione del conflitto in Israele. Ma il fondamentalismo islamico non è mai sparito, ricorda l’esperto di estremismo: oggi è online e segue la grammatica social, e Hamas lo sa bene. Ora attenzione all’innesco del circolo vizioso di odio, specie nei confronti della comunità ebraica

Così il fondo sovrano cinese salva le banche. E non è un bel segnale

Il braccio operativo del partito in poche ore ha rastrellato ingenti pacchetti di azioni delle principali banche del Dragone, operando un salvataggio in piena regola che in Cina mancava da nove anni. La prova che il mercato da solo non basta a sostenere l’economia cinese. E che senza lo Stato Pechino non ha futuro

Ecco la trappola tesa da Putin a Israele. L’analisi di D’Anna

Nella deflagrazione esponenziale di violenza morte e distruzione della guerra in Medio Oriente è soprattutto l’intelligence a delineare cause effetti degli scenari in continua evoluzione. L’analisi di Gianfranco D’Anna

Il voto in Polonia visto dall'Italia. Intervista a Quartapelle (Pd) e Loperfido (FdI)

Di Giulia Gigante

Mancano poche ore al voto polacco. Varsavia è in tumulto. L’Europa di più. Lia Quartapelle (Pd) e Emanuele Loperfido (FdI) componenti dell’intergruppo parlamentare Italia-Polonia, spiegano come i conservatori e i democratici italiani interpretano e assistono all’appuntamento elettorale che lascia l’Europa col fiato sospeso

Petrolio

Militare, ma non solo. La resilienza del Baltico vista dal Cepa

La minaccia russa nei confronti dell’area del Mar Baltico è oggi fortissima. Il processo di rafforzamento avviato dai Paesi della regione, per quanto necessario, non è tuttavia sufficiente. Ecco a quali orizzonti si deve guardare

La Cina prova a frenare l’India. E viceversa

New Delhi e Pechino hanno in mente piani per il contenimento reciproco. L’India percepisce la necessità di rafforzare la flotta per difendere l’oceano da cui è accerchiata; la Cina spinge una narrazione per togliere attenzione dal Subcontinente

L’Italia tra riformismo immobile e feudalesimo di ritorno. L'opinione di Tivelli

Perché abbiamo la forte motivazione e quasi il dovere di attingere il più possibile al senso della memoria storica, soprattutto in questo Paese, con questa classe politica, in cui emergono man mano grandi tormentoni e confronti che in ogni occasione sembrano nati per la prima volta. I problemi invece vengono da lontano e spesso da molto lontano. Il commento di Luigi Tivelli

×

Iscriviti alla newsletter