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Lo chiamano il “Pearl Harbor moment” russo. In quella che appare come la più imponente operazione con droni dall’inizio del conflitto, l’Ucraina ha condotto un attacco profondo in territorio russo, colpendo due basi aeree strategiche e infliggendo gravi perdite all’aviazione di Mosca. L’azione ha avuto come obiettivo la neutralizzazione di decine di velivoli militari, inclusi bombardieri strategici a lungo raggio che da anni martellano le città ucraine.

Nelle prime ore del 1° giugno 2025, droni ucraini hanno colpito le basi russe di Olenya e Belaya, quest’ultima situata nella Siberia sud-orientale, a circa 5.500 chilometri dal fronte. Immagini aeree e video raccolti da mezzi di ricognizione mostrano colonne di fumo nero, detriti e resti di aerei da guerra in fiamme, con particolare attenzione ai Tupolev Tu-95, velivoli simbolo della capacità russa di condurre bombardamenti strategici.

Secondo fonti dei servizi segreti militari ucraini, lo Sbi, l’operazione – denominata “Spiderweb” – ha colpito oltre 40 aeromobili, tra cui sistemi radar aerei e bombardieri strategici. I danni economici complessivi potrebbero superare i 2 miliardi di dollari. Si parla che da 18 mesi è in corso la preparazione dell’attacco. L’obiettivo è chiaro: limitare la capacità russa di effettuare attacchi ad ampia gittata e ridurre la pressione sulle città e infrastrutture civili ucraine.

L’entità dell’operazione rappresenta un punto di svolta potenziale nella guerra. La perdita simultanea di decine di velivoli, inclusi mezzi ad alta valenza strategica, indebolisce in modo significativo la proiezione aerea russa. L’attacco dimostra inoltre la capacità dell’Ucraina di colpire in profondità, superando le difese aeree russe e mettendo a rischio asset considerati fino a oggi fuori portata.

A livello operativo, questa azione potrebbe costringere la Russia a ridislocare risorse difensive, rallentare le operazioni di bombardamento e rivedere le strategie di impiego dell’aviazione. La distanza dalle linee del fronte, l’efficienza del coordinamento e l’effetto sorpresa indicano un’evoluzione significativa nella dottrina e nelle capacità tecnologiche di Kyiv.

L’attacco si inserisce in un contesto più ampio di intensificazione delle operazioni ucraine contro infrastrutture militari in territorio russo. Negli ultimi mesi si sono moltiplicati i raid su impianti industriali e strutture logistiche. L’obiettivo generale è quello di ridurre la capacità produttiva e operativa della macchina bellica russa.

Si ritiene che l’operazione abbia coinvolto anche elementi operativi sul terreno in territorio russo, impegnati nel supporto e nella guida dei droni. Ci sono video che mostrano i droni — di tipologia Fpv, creati anche tramite stampanti 3d ed ormai elemento distintivo delle capacità di produzione bellica ucraina — che decollano da camion in prossimità delle basi. È in corso un nuovo approccio integrato tra intelligence, azione diretta e tecnologie moderne, che rappresenta un’evoluzione nelle modalità di condurre la guerra?

L’attacco di oggi potrebbe segnare l’inizio di una fase del conflitto più in profondità. Non solo per i danni materiali inflitti alla Russia, ma anche per il messaggio strategico trasmesso: la profondità geografica non garantisce più sicurezza. La capacità dell’Ucraina di colpire obiettivi a migliaia di chilometri dal fronte impone una revisione delle ipotesi finora ritenute valide sull’asimmetria del confronto.

La guerra entra così in una dimensione sempre più dinamica e tecnologicamente avanzata, in cui l’elemento sorpresa e la capacità di innovazione diventano determinanti. Il bilancio di questa operazione non è solo militare, ma anche simbolico: l’Ucraina mostra di poter colpire duro, anche nel cuore della potenza militare avversaria.

Ucraina, colpo senza precedenti all’aviazione russa. Pioggia di droni su basi strategiche

L’Ucraina ha colpito due basi aeree russe con un attacco massiccio di droni, distruggendo oltre 40 velivoli militari. L’operazione, condotta a migliaia di chilometri dal fronte, ha inflitto gravi perdite strategiche all’aviazione di Mosca. Si tratta di un possibile punto di svolta nel conflitto

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