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Non ci sono solo la riforma della giustizia e l’imminente viaggio alla Casa Bianca a tenere banco nell’agenda del premier israeliano, Benjamin Netanyahu, ma un dossier altrettanto strategico che risponde al nome di energia. Dal 2019 il Congresso americano ha approvato l’Eastern Mediterranean Security and Energy Partnership Act, una legge che sancisce il sostegno degli Stati Uniti per legami più stretti tra Grecia, Cipro e Israele sulla base di due macrotemi: il gas e la geopolitica. Per questa ragione il cosiddetto 3+1 rappresentato dal triumvirato Israele-Cipro-Grecia sotto l’ombrello Usa prosegue il proprio cammino programmatico, con i tre leader Netanyahu, Mitsotakis e Christodoulidis che si apprestano al prossimo vertice.

3+1

La prossima settimana Nicosia ospiterà il vertice a tre, nella consapevolezza che una geopolitica in rapido cambiamento, in particolare dopo la guerra in Ucraina, si sta sommando ad un’economia mondiale in rapida evoluzione che necessita di risposte celeri e di insieme. I giacimenti copiosi presenti nel Mediterraneo orientale, è la tesi dei tre Paesi, non possono subire uno stallo infrastrutturale viste le complicazioni politiche sull’EastMed che hanno portato Israele e Cipro ad annunciare un mini gasdotto di 300 chilometri. Si tratta di un primo passo che innescherà un serie di reazioni a catena, come una presa di coscienza anche più sostanziale da parte di altri attori (protagonisti e non) per non smarrire la strada maestra che risponde al nome di diversificazione dell’approvvigionamento con big players coinvolti. Netanyahu lo ha compreso e si fa capofila di uno scatto di reni con Mitsotakis e Christodoulides.

Gas e infrastrutture

La presenza dell’assistente segretario di Stato americano per le risorse energetiche Geoffrey Pyatt non è stata casuale, perché è stato ambasciatore americano ad Atene, dopo una missione diplomatica in Ucraina, e perché negli Usa è al momento una delle personalità più competenti riguardo al dossier energetico. Il suo lavoro sotterraneo degli ultimi cinque anni ha permesso lo sviluppo del porto di Alexandroupolis in chiave di hub per il gnl, la spinta valoriale per gli interconnettori euro-asiatici ed euro-africani definiti veri e propri punti di svolta geopolitici, un aggiornamento sui progetti di esplorazione di idrocarburi e gasdotti nella regione.

Usa & Cipro

L’obiettivo delle nuove politiche è che Cipro diventi un modello per il progresso economico, dal momento che già ora è un Paese attrezzato per rispondere alle sfide geopolitiche, economiche e di difesa proprio in virtù della partnership con Washington, Tel Aviv e Atene. La cooperazione trilaterale fornisce vantaggi concreti per una serie di ambiti come difesa, sicurezza, energia, sanità e istruzione. Secondo Geoffrey Pyatt l’economia cipriota ha dimostrato la sua notevole resilienza, nonostante le sfide e offre tassi di crescita superiori alla media dell’Unione europea.

La tesi perorata dal presidente della commissione per le relazioni estere del Senato degli Stati Uniti Robert Menendez, è che si sta progressivamente ingrossando la squadra di chi lavora per rendere il Mediterraneo orientale una parte più prospera e pacifica del mondo: “In qualità di presidente della commissione per le relazioni estere del Senato degli Stati Uniti, credo che la nostra nazione abbia un ruolo importante da svolgere”. La Turchia?

“Si tratta di una nazione che vacilla per il tragico terremoto che ha causato così tante sofferenze, una nazione che lotta contro problemi economici inutili, molti dei quali sono il risultato delle teorie sbagliate di Erdogan sulla politica monetaria”.

New York-Mediterranean Business Summit

In occasione del New York-Mediterranean Business Summit dell’Economist, quest’anno intitolato “Un nuovo slancio per la geopolitica e gli investimenti a Cipro, Grecia, Israele”, che si è tenuto pochi giorni fa a Manhattan, si sono riuniti tutti gli stakeholder tra ministri, ceo e analisti al fine di ragionare a più cervelli su politiche e opportunità di investimento nella macro regione mediterranea.

Tra gli altri sono intervenuti Joan Hoey, direttrice di The Democracy Index e consulente per l’Europa di The Economist Group, il presidente cipriota Nikos Christodoulides, Geoffrey Pyatt, vicesegretario di Stato americano per le risorse energetiche, Anat Katz della missione economica del governo di Israele a New York York, il presidente della commissione per le relazioni estere del Senato degli Stati Uniti Robert Menendez, il ministro degli esteri di Cipro Constantinos Kombos, il presidente di Pancyprian Pseka Philip Christopher, il presidente della Federazione delle organizzazioni americane cipriote Kyriacos Papastylianou, il membro del Congresso greco-americano Chris Pappas, co-presidente del Congressional Hellenic Caucus, il ceo dell’American Jewish Committee Ted Deutch e James Foggo, decano, Center for Maritime Strategy, ex comandante, Joint Force Command, Naples, Nato oltre a Constantinos Herodotou, governatore della Banca centrale di Cipro.

Tra i relatori anche Roger Martella, vice president e chief sustainability Officer di GE Group, Shelly Porges, co-fondatrice e managing partner di Beyond the Billion e The Billion Dollar Fund for Women; e il ceo di MarketVector Indexes, Steven Schoenfeld.

@FDepalo

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I giacimenti copiosi presenti nel Mediterraneo orientale, è la tesi dei tre Paesi, non possono subire uno stallo infrastrutturale viste le complicazioni politiche sull’EastMed che hanno portato Israele e Cipro ad annunciare un mini gasdotto di 300 chilometri. Ne va della stabilità energetica e geopolitica dell’Europa intera. Netanyahu lo ha compreso e si fa capofila di uno scatto di reni con Mitsotakis e Christodoulides

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