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“Io invece, in mezzo a tanto fervore d’interezza, mi sentivo sempre più triste e manchevole. Alle volte uno si crede incompleto ed è soltanto giovane”, fa dire Italo Calvino al narratore bambino de Il visconte dimezzato, quando si festeggia perché lo zio Medardo torna uomo intero. Abbiamo appena celebrato il centenario della nascita dello scrittore, che intuì e descrisse mirabilmente la malinconia dell’incompletezza che oggi sembra diventata endemica, soprattutto nelle nuove generazioni.

Non c’è da sorprendersene. Pandemia, crisi climatica ed economica, guerre: le incertezze generano malessere e, nell’età in cui prendono forma i progetti per il futuro, possono rivelarsi un dardo avvelenato. Pericoloso per sé e per gli altri.

L’Unicef ci ha appena ricordato che nel mondo oltre un adolescente su 7 tra i 10 e i 19 anni convive con un problema di salute mentale diagnosticato. È giovane la maggior parte delle 800mila persone che ogni anno muoiono per suicidio, che è la prima causa di morte tra i 15 e i 19 anni.

L’indagine globale Ipsos per il World Mental Health Day 2023, che si è celebrato il 10 ottobre, ha rilevato come i giovani soffrano di stress e ansia più degli anziani. Oltre un terzo della Generazione Z (il 36%), i nati tra la fine degli anni Novanta e il 2010, afferma di essersi sentito depresso per settimane.

In Italia non va diversamente, anzi. Il Rapporto Bes dell’Istat ha certificato che nel 2022 i ragazzi tra i 20 e i 34 anni mostravano un livello di benessere mentale inferiore rispetto alle persone di 35-44 anni. L’indagine Ocse Health at a Glance ha evidenziato come la quota di giovani europei che soffrono di depressione sia raddoppiata dopo il Covid in diversi Paesi e come in Italia, tra i 16 e i 24 anni, sia passata dal 14,4% del 2019 al 24,2% del 2021. Praticamente uno su cinque.

Gli studi citati dall’Ocse, inoltre, hanno evidenziato che l’aumento dei disturbi psichici tra i ragazzi si è accompagnato alla riduzione dell’attività fisica e all’aumento del tempo trascorso davanti agli schermi. L’isolamento è in agguato, come in Giappone. Effetto hikikomori: sarebbero già 100mila i giovani italiani che si chiudono in camera e scelgono di sostituire alla vita reale la vita online.

Preoccupa parimenti la crescita dei disturbi del comportamento alimentare, più che raddoppiati dal 2019 al 2022, e dell’abuso di alcol: sui 7,7 milioni di italiani che nel 2021, secondo i dati dell’Osservatorio nazionale alcol dell’Istituto Superiore di Sanità, hanno bevuto quantità di alcol tali da mettere a rischio la propria salute, ben 1,37 milioni sono under 25, di cui 620mila minorenni.

La preoccupante escalation di violenza degli ultimi mesi – dallo stupro di gruppo di Palermo al dramma di Caivano, fino all’allarme sulle baby gang – ha richiesto la stretta del Governo per decreto legge, con la possibilità di applicare il Daspo urbano dai 14 anni in su. Ma è chiaro a tutti che per combattere le molteplici forme del disagio giovanile occorrono azioni ad ampio raggio, che coinvolgano le famiglie, la scuola e l’università, lo Stato e gli enti territoriali, il mondo dello sport, la sanità, il lavoro.

Una sorta di riscossa culturale, traversale alle discipline e alle agenzie educative. Un cordone di protezione perché le energie creatrici e immaginifiche dei ragazzi non vadano perdute. “Crediamo che l’ottimismo e l’entusiasmo siano la più grande benzina che si può mettere nel motore della società”, ha riconosciuto a maggio, agli Stati generali della Natalità, il presidente del Consiglio Giorgia Meloni, promettendo di scommettere sulle famiglie e sui giovani. Pochi giorni fa Papa Francesco si è rivolto direttamente ai ragazzi, in un messaggio indirizzato ai giovani del Collegio San Carlo di Milano: “È importante che abbiate dei sogni grandi: anche Dio ne ha! Ed è importante incontrare adulti che non spengono i sogni, ma vi aiutano a interpretarli e a realizzarli”.

In queste parole c’è il senso più profondo della sostenibilità: non può esserci sviluppo sostenibile senza una generazione di adulti lungimiranti che sostengano i loro figli e nipoti nel loro percorso di crescita. Non si può costruire il benessere della comunità senza preservare la salute mentale dei più piccoli. Lo disse Honoré de Balzac: “Ogni ora perduta durante la giovinezza è una possibilità di infelicità per l’avvenire”.

Con questa consapevolezza, la Fondazione Guido Carli, che mi onoro di presiedere, ha voluto dedicare la sua Convention inaugurale, in programma il 1° dicembre alla Camera dei deputati, al tema “Sostenibili futuri. Guida visionaria al domani che vogliamo”. Daremo voce a rappresentanti delle istituzioni, top manager e imprenditori perché raccontino, ciascuno nel proprio ambito, come si possano soddisfare le necessità di oggi salvaguardando la qualità della vita delle nuove generazioni.

Sono i giovani il nostro pubblico, i nostri interlocutori, l’orizzonte. Lo sapeva Guido Carli, al punto da introdurre in Banca d’Italia prima un corso di perfezionamento in discipline economiche e statistiche all’interno del Servizio studi, con lezioni, esercitazioni e una biblioteca dedicata (la fucina da cui nel 1964 uscì la prima bozza del modello econometrico della Banca, che rivoluzionò la politica economica italiana), e poi le borse di studio per un altro corso destinato alla “preparazione culturale e professionale nel settore del credito”.

“I giovani, sempre più numerosi in Banca a causa del ricambio generazionale voluto da Carli – ha sottolineato il governatore Ignazio Visco in un ricordo di qualche anno fa del suo predecessore – venivano “sguinzagliati” all’estero con vari incarichi e con l’unica vera missione di conoscere il mondo”.

Memori della fiducia dello statista nelle nuove generazioni, non possiamo assistere inermi al dilagare del disagio giovanile: è un grido di dolore che sarebbe imperdonabile non raccogliere. Perché è diritto dei giovani crescere interi – non perfetti, ma interi – ed è nostro dovere impedire la distopia di un mondo di adulti dimezzati che spengono sogni anziché accenderli.

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