Skip to main content

Joe Biden ha sconsigliato Israele dalloccupare militarmente Gaza. Lo ha fatto dopo aver detto di temere un intervento delle milizie filo-iraniane guidate da Hezbollah nel conflitto. Poche ora prima, secondo informazioni pubblicate in Libano e non smentite, la sua ambasciatrice nel Paese dei cedri, Dorothy Shea, avrebbe incontrato, nel suo ufficio, il vero ambasciatore di Hezbollah, luomo che su designazione del partito-milizia guidato da Hasan Nasrallah, Habbas Ibrahim, fino a pochissimo tempo fa è stato il potentissimo capo della Sicurezza Generale libanese. Potrebbe essere che la linea rossa indicata da Habbas Ibrahim sia proprio questa, loccupazione militare di Gaza.

Questo colloquio ha seguito di poche ore la visita in Libano del ministro degli Esteri iraniano, che in conferenza stampa a Beirut ha parlato di Hezbollah, partito che esprime un gran numero di ministri libanesi, come di una propria propaggine libanese. Ha detto lui, un ministro straniero, che Hezbollah ha già pronte tutte le sue risposte davanti ai vari possibili scenari bellici. Dunque ha detto che Nasrallah è il vice-re khomeinista di Beirut, il re è a Teheran. Tutti lo dicono, da molto tempo, che per l’Iran le cose stanno così, ma che un ministro degli Esteri in visita ufficiale parlasse così, come a dire che il Libano è cosa sua, è un evento che alla luce del sole, non nelle ombre della realtà, non ha precedenti.

Il possibile intervento di Hezbollah nel conflitto, Biden lo sa bene, non va immaginato solo per la potenza devastante che questa milizia khomeinista e teocratica ha dal fianco nord di Israele. Controllando Siria, Iraq, gran parte dello Yemen e altro, Hezbollah, volendo, potrebbe colpire anche le basi militari statunitensi in tutto il Medio Oriente. C’è già stato nei giorni trascorsi un attentato contro lambasciata statunitense a Beirut, attribuito al solito squilibrato. Resta il fatto però che lui è riuscito a raggiungere la sede diplomatica, ad aprire il fuoco e a fuggire.

Hezbollah è una potenza regionale con gangli diffusi in tutto il mondo, compresa lAmerica Latina e lAfrica, soprattutto occidentale. Ha rapporti definiti eccellenti con cartelli del narcotraffico centroamericano, soprattutto del Messico, mondo nel quale Hezbollah è entrato con la produzione — in combutta con Bashar al Assad — della droga sintetica captagon, e quindi è evidente la sua triangolazione con soggetti globali nel commercio e scambio armi-droga.

Oggi Hezbollah vede nella presidenza del Libano, vacante da ottobre, una pedina essenziale per rafforzare la sua base libanese. Il Libano è piombato nella più grave crisi economica mondiale secondo i rapporti ufficiali dellOnu, ma da un anno non elegge il suo presidente, perché Hezbollah vuole che sia un suo uomo, e per impedire che passasse il candidato avversato ha fatto palesemente violare 14 volte il regolamento costituzionale per la sua elezione da parte del Parlamento.

Intervenire nel conflitto le costerebbe moltissimo, c’è prima da confermare la sua occupazione del Libano, poi quelle della Siria e dellIraq. Queste appaiono le priorità dei khomeinisti, ma la loro credibilità come guida del fronte antagonista contro lOccidente e degli arabi inetti e corrotti nella guerra a Israele, non va messa in crisi. Ciò non avverrebbe se fosse vero che gli Stati Uniti intendono proporre un governo Onu-Lega Araba di Gaza. Nessuno può governare con costrutto Gaza. Loperazione diluvio al-Aqsainvece per loro ha portato allaccantonamento dellaccordo di pace tra Arabia Saudita e Israele, quello sì che era (ed è) un problema per lIran e Hezbollah.

Basta poco a far deragliare ed estendere il conflitto. Ma lintenzione di Hezbollah e della Guida suprema iraniana, Ali Khamanei, visto che ovviamente è lui a decidere, non sembra questa. Attriti sul confine possono esserci, quello serve a dimostrare che Hezbollah c’è. Ma la guerra aperta, come nel 2006, è unaltra cosa. Quella Hezbollah la fece perché lanno prima aveva assassinato lex premier libanese Rafiq Hariri nel cuore di Beirut e quel crimine aveva fatto insorgere il Libano contro Hezbollah e il suo socio siriano. Quellinsurrezione andava cancellata, rimossa da qualcosa di più grande. Ora Khamenei e Nasrallah devono valutare le loro priorità.

Israele, Nasrallah e Khamenei valutano l’apertura del fronte di Hezbollah

Quanto è possibile l’apertura di un fronte libanese contro Israele? I leader di Beirut e Teheran valutano la convenienza politica dell’alzare l’intensità dello scontro, perché le condizioni sono diverse da quelle del 2006

Così le banche inglesi si allontanano dalla Cina

Dopo anni di feeling tra la finanza britannica e il Dragone, la paura che Pechino paghi il suo appoggio a Mosca sta spingendo gli istituti d’Oltremanica a riconsiderare i loro rapporti con la seconda economia globale

Frenesia diplomatica (e deterrenza militare) per salvare il nuovo Medio Oriente

Le tensioni in corso nel Medio Oriente potrebbero complicare la costruzione di una regione “nuova”, dove le normalizzazioni proseguono e lo sviluppo aumenta. Molto dipende adesso dalla gestione della crisi e da come Israele sceglierà di rispondere al brutale attacco subito. A questo si lega la frenesia diplomatica, abbinata alla deterrenza contro chi potrebbe sperare in ulteriori destabilizzazioni

Il Qatar media tra Mosca e Kyiv sui bambini da rimpatriare. Ma guarda anche oltre

Mosca accetta di rimpatriare quattro bambini catturati durante il conflitto. Il tutto, sulla base di un accordo negoziato con Doha, che rafforza il suo status come mediatore internazionale

Chi guiderà la Polonia? I vincitori si fanno attendere

Di Giulia Gigante

Dopo il voto di ieri, domenica 15 ottobre, il PiS si attesta come primo partito nel Paese ma non sembra avere i numeri per dar vita a un esecutivo di matrice sovranista. Contro ogni pronostico il fronte d’opposizione, che ha trovato la sua sintesi nell’europeista Donald Tusk, si appresta a inaugurare una nuova stagione di governo con la Terza Via e Lewica. Mentre sezioni e urne rimangono aperte, i partiti polacchi programmano le prossime azioni per afferrare le redini di un Paese che oscilla tra continuità e rottura del tempo e della storia

Meglio i cani che gli umani. Ciccotti racconta Dogman di Luc Besson

Dogman (2023) di Luc Besson ci parla della bontà dei cani e della cattiveria degli umani. Un film-apologo che incanta il pubblico ma non riesce a diventare un capolavoro. La recensione di Eusebio Ciccotti

La mostra di Signorelli, tra colori e prospettiva. La visita a Cortona

Il percorso museale è stato allestito a Palazzo Casali, sede del Museo dell’Accademia Etrusca e contiene numerose opere dell’artista provenienti da tutta la Toscana. Di particolare rilievo la Madonna con il bambino, San Giovanni Battista e un Santo, la Sacra Famiglia e l’Annunciazione

Il popolo iraniano è il miglior alleato di Israele. Pagani spiega perché

Di Alberto Pagani

Forse il regime iraniano è ancora troppo forte e pericoloso, grazie all’appoggio di Russia e Cina. Ma potrebbe bastare una bella spinta, una risposta alla guerra asimmetrica promossa da Teheran, perché sia rovesciato. Se cadrà sarà una vera e propria rivoluzione in tutto il Medio Oriente, perché è lì che affondano le radici della mala pianta del terrorismo

Chip, gli Stati Uniti varano nuove restrizioni contro la Cina

Il Dipartimento del Commercio americano pubblicherà, entro la settimana, nuove restrizioni all’export di tecnologia americana nel campo dei semiconduttori. Dal design ai macchinari avanzati, si tratta di un aggiornamento dei controlli varati lo scorso anno per limitare che Pechino possa aggirarli

Cuneo fiscale, minimum tax e spinta alla natalità. Ecco la manovra di Meloni e Giorgetti

Palazzo Chigi alza finalmente il velo sulla finanziaria, che dovrebbe cubare fino a 23 miliardi. Confermato il taglio del cuneo per il 2024 e il riassetto degli scaglioni Irpef, oltre a una riduzione dell’Ires. Il premier rivendica il realismo alla base della legge di Bilancio. Ora palla ai mercati e all’Europa

×

Iscriviti alla newsletter