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L’azienda statale cinese China Communications Construction Company (Cccc) è “sicuramente molto interessata” alla costruzione del ponte da 10 miliardi di euro sullo Stretto di Messina. Lo dice Pei Minshan, deputy general manager, ingegnere civile specializzato in ponti, in un’intervista al Sole 24 Ore – la stessa testata che nei giorni scorsi ha pubblicato quattro pagine di inserto Focus China bollate dal Comitato di redazione come pure propaganda con cui il giornale “si è prestato a battere la grancassa per una dittatura”.

LE TEMPISTICHE PER IL PONTE

“Entro il 31 luglio 2024, da cronoprogramma, ho intenzione di far approvare il progetto esecutivo e di partire con i lavori entro l’estate 2024”, ha annunciato nel scorse settimane Matteo Salvini, vicepresidente del Consiglio e ministro della Infrastrutture e dei trasporti. Il decreto affidata la gestione della pratica allo stesso ministro, che potrà però proporre la nomina di un commissario straordinario, al quale attribuire i compiti di affidamento e realizzazione dell’opera. Secondo Salvini la realizzazione dell’opera avrà benefici importanti per chi vive sull’isola. “Le stime minori comportano per la sola Sicilia un aumento di ricchezza tra i 5 e i 6 miliardi di euro all’anno per maggiori velocità”, ha spiegato.

L’INCOGNITA FERROVIARIA

C’è però l’incognita delle reti ferroviarie, fondamentali per il traffico merci e cruciali per i progetti di aziende come quelle controllate dal governo cinese. Incontrando i tecnici del ministero, l’assessore regionale alle Infrastrutture Alessandro Aricò ha sottolineato che serve, oltre al ponte, anche “migliorare ogni aspetto della viabilità in Sicilia”, compresi i tratti autostradali e quelli ferroviari.

L’INTERESSE CINESE

“Abbiamo appreso che il decreto del 16 marzo del Consiglio dei ministri italiano è stato firmato, il che consente l’immediata ripresa della progettazione e costruzione del Ponte sullo Stretto di Messina”, ha spiegato il manager. “Sappiamo che il Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti italiano ha emesso un avviso in cui si afferma che il progetto del ponte utilizzerà il piano tecnico del 2011 e realizzerà il ponte strallato (cioè sospeso, con l’impalcatura retta da una serie di cavi ancorati a piloni di sostegno, ndr) più ampio al mondo, ben 3,2 chilometri. Un piano adeguato ai più recenti standard tecnologici, di sicurezza e ambientali. In qualità di più grande società di progettazione e costruzione di ponti al mondo, Cccc è sicuramente molto interessata all’implementazione del progetto”, ha continuato. “Speriamo di poter utilizzare la nostra tecnologia già collaudata nella costruzione di altri due ponti simili per contribuire a promuovere lo sviluppo economico e l’integrazione nel Sud e nel Nord dell’Italia”, ha aggiunto ancora Pei sottolineando che l’azienda è “molto interessata a cooperare con l’Italia”, dove negli ultimi anni si è consolidata l’alleanza tra Genova e Pechino, tra il porto e Cccc.

LA VIA DELLA SETA

In occasione dell’adesione dell’Italia alla Via della Seta nel marzo del 2019 (governo gialloverde guidato da Giuseppe Conte), Cccc, che è contractor in molti progetti della Via della Seta, aveva firmato due accordi di cooperazione. Il primo con l’Autorità di Sistema Portuale del Mare Adriatico Orientale – Porti di Trieste e Monfalcone. Il secondo con il Commissario straordinario per la ricostruzione di Genova e l’Autorità di Sistema Portuale del Mar Ligure Occidentale.

LE SANZIONI AMERICANE

Nel frattempo, però, nel 2020 il governo statunitense ha inserito Cccc nelle liste nere del dipartimento della Difesa e di quello del Commercio per i legami con l’esercito cinese – in particolare, spiegava il dipartimento del Commercio per il ruolo “nell’aiutare l’esercito cinese a costruire e militarizzare le isole artificiali nel Mar Cinese Meridionale, condannate a livello internazionale”.

LE GRU-SPIA

Il Sole 24 Ore ricorda poi che Cccc è nato dalla fusione di China Harbor Engineering Company (Chec) e China Road and Bridge Corporation (Crbc) con le gru di Zpmc. Nelle scorse settimane un’inchiesta del Wall Street Journal ha rivelato che i funzionari statunitensi sono sempre più preoccupati del fatto che queste gru per container da nave a terra possano fornire a Pechino uno strumento di spionaggio nascosto alla luce del sole. Come raccontato da Formiche.net, queste gru sono presenti anche in alcuni porti italiani assieme a Logink, piattaforma di raccolta dati nelle mani del Partito comunista cinese. “Servono principalmente per il carico e lo scarico delle navi. Ma si collegano digitalmente con i container. E tutto questo ha vantaggi commerciali, ma anche un valore di intelligence”, ha spiegato Isaac B. Kardon, senior fellow dell’Asia Program presso il Carnegie, a Formiche.net.

IL DOSSIER A ROMA

Aziende cinesi guardano con interesse anche al porto Taranto, fondamentale per le attività delle forze armate italiane e della Nato, oltre che a quello di Trieste. È un momento cruciale per le relazioni tra Italia e Cina. Infatti, entro fine anno il governo dovrà decidere sul memorandum d’intesa sulla Via della Seta firmato nel 2019. Il rinnovo di altri cinque anni sarà automatico, a meno che l’Italia e/o la Cina non decidano di fare un passo indietro comunicandolo all’altra parte tre mesi prima. La questione è “ancora oggetto di valutazione”, ha detto Giorgia Meloni, presidente del Consiglio, nelle scorse settimane.

AGGIORNAMENTO: “Quelli cui è stata assegnata la gara europea sono quelli che molto probabilmente continueranno con la versione definitiva del progetto”. Così Matteo Salvini, vicepresidente del Consiglio e ministro delle Infrastrutture, ha commentato, rispondendo a una domanda nel corso della conferenza nella sede della stampa estera a Roma, l’interessamento alla realizzazione del Ponte sullo Stretto di Messina da parte del colosso delle costruzioni cinese China Communications Construction Company, controllato dal governo di Pechino e azienda centrale nel progetto espansionistico della Via della Seta. Leggi di più.

Pechino mette gli occhi sul Ponte sullo Stretto. Tutti i dettagli

In un’intervista al “Sole 24 Ore”, il numero due del gigante Cccc, contractor per molti progetti della Via della Seta, spiega che l’azienda è “sicuramente molto interessata” alla realizzazione del collegamento da 10 miliardi di euro. Il gruppo controlla anche le gru-spia Zpmc

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