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Negli ultimi 10 anni Xi Jinping si è adoperato per incrementare il controllo del Partito Comunista Cinese sulla Società civile, mentre lui stesso rinsaldava la sua presa sul Partito, arrivando ad esercitare un potere personalistico nella Repubblica Popolare come non era più successo dai tempi di Mao Tse-Tung. Strumento fondamentale nella realizzazione dei piani di Xi sono state le cosiddette “campagne anti-corruzione”, capaci di eliminare gli oppositori scomodi, di garantirsi la fedeltà degli esponenti neutrali e di rinforzare quella dei suoi alleati.

Negli ultimi giorni, sembra che Xi stia ricorrendo nuovamente allo strumento della lotta alla corruzione. Secondo quanto riportato da due fonti al South China Morning Post, la Commissione Militare Centrale (presieduta proprio da Xi) avrebbe avviato una procedura d’indagine verso alcuni dei vertici delle Forze Missilistiche dell’Esercito Popolare di Liberazione. In particolare, ad essere coinvolti in questa “purga” sarebbero il comandante delle Forze Missilistiche stesse Li Yuchao, il suo attuale vice Liu Guangbin e il predecessore di quest’ultimo Zhang Zhenzhong.

La notizia dell’avvio delle indagini, anche se ancora priva di qualsivoglia ufficialità o conferma da parte delle istituzioni, arriva a qualche mese di distanza dall’arresto di ufficiali di più basso rango legati alle Forze Missilistiche. Secondo un trend ripetuto nelle campagne anti-corruzione cinesi, in cui indagini e arresti dei cosiddetti pesci piccoli anticipano di qualche mese le accuse a personaggi posizionati ben più in alto nella scala gerarchica. Accuse che però vengono rese pubbliche soltanto dopo un po’ di tempo, durante il quale i personaggi coinvolti spariscono dalla scena pubblica: esattamente come successo a Li e agli altri, la cui assenza ad eventi istituzionali aveva già destato sospetti al riguardo.

A poche ore di distanza dalla diffusione della notizia del coinvolgimento dei militari di alto rango nelle indagini, arriva anche quella del ricambio ai vertici: le volontà di Pechino prevedono che a sostituire Li Yuchao alla testa delle Forze Missilistiche sarà Wang Houbin, vice-comandante della Marina dell’Esercito Popolare di Liberazione; assieme a questa nomina arriva anche quella di Xu Xisheng come Commissario Politico. La scelta di realizzare questo ricambio ai vertici, compiuta il giorno prima del novantaseiesimo anniversario della fondazione delle Forze Armate di Pechino, conferma indirettamente il coinvolgimento di Li e degli altri in un procedimento giudiziario. Ma non fornisce ulteriori indizi sulle responsabilità dei personaggi coinvolti.

Secondo quanto riporta il Financial Times, gli oramai vecchi dirigenti delle Forze Missilistiche sarebbero stati accusati di aver passato informazioni al nemico. Un’accusa particolarmente pesante, considerando l’importanza rivestita dalla branca specifica delle forze armate cinesi. Oltre a essere corresponsabili nella gestione dello strumento di deterrenza nucleare di Pechino, le capacità delle Forze Missilistiche risulterebbero nevralgiche in caso di un escalation militare relativo all’isola di Taiwan, sia per permetterne l’invasione che per limitare l’accesso militare degli Stati Uniti all’area delle operazioni.

Ma non è da escludere che queste siano manovre puramente politiche, atte a rinforzare ancora di più il controllo del Segretario del Partito sui gangli di potere cinesi. Non sarebbe la prima volta che la “censura” si abbatte sulla struttura militare, come dimostrano le grandi epurazioni di quasi dieci anni fa che portarono all’eliminazione di Xu Caihou e Guo Boxiong, due esponenti politici considerati ostili da Xi. Inoltre, la vicenda in questione è pressoché contemporanea a quella riguardante Qin Gang, ministro degli Esteri di Pechino sparito nel nulla qualche settimana e rimpiazzato senza adduzione di spiegazione alcuna. Questi fenomeni potrebbero rivelarsi parte di un giro di vite promosso da Xi stesso, secondo dinamiche di potere incomprensibili per coloro al di fuori della Città Segreta.

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