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Per una volta, forse, Donald Trump potrebbe vedere di buon occhio la Cina. La Cyberspace Administration of China (CAC), l’ente regolatore di Internet e della censura online, ha per il momento bloccato la partnership tra Apple e Alibaba. L’accordo prevedeva una collaborazione in materia di intelligenza artificiale, con il gigante asiatico dell’e-commerce che avrebbe supportato l’azienda americana fornendo i suoi servizi di IA per alimentare gli iPhone venduti in Cina. Era stato già annunciato qualche mese fa, quando a febbraio il presidente di Alibaba, Joe Tsai, confermava le indiscrezioni emerse nei giorni precedenti. Ora invece è tutto fermo.

A riportare la notizia è il Financial Times, secondo cui dietro la decisione della CAC ci sarebbero le turbolenze in corso tra Stati Uniti e Cina. Alcuni strumenti di IA presenti nell’accordo non rispettavano gli standard cinesi, visto che per la loro approvazione serve che l’ente regolatore testi i modelli prima che questi vengano messi a disposizione dell’azienda. Pertanto, le premure di Apple di adeguarsi quanto più fedelmente possibile alle richieste sono state inutili. C’è un dettaglio che va sottolineato: per il via libera definitivo serve l’approvazione dell’organo superiore del Consiglio di Stato, lo stesso che è impegnato nelle trattative commerciali con Washington.

Le due superpotenze avevano concordato di ridurre per 90 giorni i reciproci dazi doganali, con l’obiettivo di arrivare a una totale eliminazione delle tariffe imposte sui prodotti cinesi (145%) e americani (125%). Poi però l’accusa arrivata dalla Casa Bianca è che la Cina non stava rispettando i termini della tregua, accuse prontamente rispedite al mittente. Proprio ieri, Trump scriveva su Truth riguardo il presidente cinese Xi Jinping: “Mi è sempre piaciuto e mi piacerà sempre, ma è molto duro ed è estremamente difficile fare accordi con lui”. Da Pechino, invece, il ministro degli Esteri Wang Yi ha ricordato all’ambasciatore americano David Perdue che deve essere l’America a “creare le condizioni necessarie affinché le relazioni sino-americane tornino sulla buona strada”.

Queste tensioni che non accennano a diminuire hanno ovviamente un riflesso sulle trattative commerciali. Apple, i cui smartphone hanno subito un rialzo del prezzo per via dei dazi di Trump, da tempo sta cercando di entrare nel mercato dell’intelligenza artificiale cinese. Ancor prima che la CAC congelasse l’accordo con Alibaba fino a nuova disposizione, le sue strategie avevano infastidito anche l’amministrazione Trump. La paura era che in questo modo si stava servendo un assist perfetto alla Cina per permettere di sviluppare ancora meglio i suoi prodotti di IA. Non è una convinzione solo di Trump. Già tre anni fa, in piena presidenza Joe Biden, Apple era stata pressata affinché non acquistasse memorie a semiconduttore dal fornitore cinese Yangtze Memory Technologies Corporation (YMTC).

Stavolta però il danno potrebbe essere molto più grande. La Cina rappresenta circa il 20% delle entrate di Apple e, secondo il New York Times, senza la superpotenza asiatica Apple addirittura varrebbe la metà. Motivo per cui l’azienda di Tim Cook ha una gran voglia di diffondere sulla piazza i suoi iPhone. Ma la concorrenza è spietata e senza i servizi rivoluzionari offerti dall’IA rischia di perdere terreno. Qualora la collaborazione con Alibaba saltasse definitivamente, lascerebbe campo aperto alle rivali Huawei e Xiaomi, ma anche Oppo e Vivo.

Negli ultimi anni la loro crescita è stata considerevole, a discapito dell’azienda americana. Come scrive il FT, mentre nel 2023 Apple deteneva una quota pari al 70% nel settore degli smartphone di fascia alta nel mercato cinese, con Huawei ferma al 13%, ora il gap si è fortemente ridotto: 35% il colosso cinese, 47% quello statunitense.

La Cina blocca la partnership Apple-Alibaba. Ecco perché Trump sorride

L’accordo era stato annunciato, con il gigante cinese che avrebbe portato i propri servizi di IA sugli smartphone statunitensi. Ma è tutto fermo dopo il giudizio della Cyberspace Administration of China. Pesano fortemente le tensioni tra le due superpotenze, che stanno sfavorendo la società di Tim Cook in uno dei mercati più remunerativi. Ma anche a Washington per ora tirano un sospiro di sollievo, visto che la collaborazione era malvista

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