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Un recente studio dell’Organizzazione mondiale della sanità, pubblicato su Vaccines, lancia l’allarme: la copertura vaccinale tra gli adulti è ancora largamente insufficiente e disomogenea, lasciando milioni di persone esposte a patologie prevenibili come l’influenza stagionale, la polmonite pneumococcica, il Covid-19 e il virus respiratorio sinciziale (Rsv). La popolazione mondiale sta invecchiando a un ritmo senza precedenti. Entro il 2030, quasi un miliardo di persone avrà più di 65 anni. E oggi per la prima volta nella storia gli over 65 superano i bambini sotto i cinque anni. Eppure, mentre è riconosciuto il ruolo delle campagne di immunizzazione infantile nel salvataggio di milioni di vite nei decenni passati, la vaccinazione degli adulti resta un anello debole delle strategie sanitarie, soprattutto nei Paesi a basso e medio reddito. “Non si tratta solo di salvare vite, ma di migliorare la qualità della vita, sostenere la produttività e alleggerire la pressione su sistemi sanitari già sotto stress”, spiega Alba Vilajeliu, autrice principale dello studio e responsabile tecnica presso il dipartimento vaccini dell’Oms.

UN’OCCASIONE MANCATA

È stata proprio l’esperienza della pandemia da Covid-19 a dimostrare che è possibile implementare rapidamente programmi di vaccinazione per adulti. Entro la fine del 2023, oltre 13,6 miliardi di dosi di vaccino erano state somministrate nel mondo, raggiungendo l’89% degli operatori sanitari e l’84% degli anziani. Tuttavia, questo slancio non si è parallelamente tradotto in una più ampia adozione di altri vaccini nella popolazione adulta.

MAGGIORI CRITICITÀ NEI PAESI A BASSO REDDITO

Il confronto tra Paesi a basso reddito e quelli ad alto reddito è impietoso. Solo l’8% dei primi offre il vaccino antinfluenzale agli anziani, rispetto all’89% dei secondi. E se vaccini come quello contro il tetano per le donne in gravidanza sono stati largamente diffusi già da più di mezzo secolo, nuove soluzioni come il vaccino materno contro l’Rsv faticano a entrare nei calendari vaccinali.

UN INVESTIMENTO CHE RIPAGA

Eppure, secondo un’analisi dell’Office of health economics – istituto di ricerca e consulenza britannico – espandere i programmi vaccinali per adulti rappresenta un investimento estremamente vantaggioso. In dieci Paesi ad alto e medio reddito, l’introduzione di vaccini per influenza, Rsv, herpes zoster e pneumococco ha generato ritorni economici fino a diciannove volte superiori all’investimento iniziale, con un valore stimato di oltre 4mila dollari per ogni ciclo completo di vaccinazione – con potenziali ritorni ben maggiori nei Paesi a basso-medio reddito.

ANCHE IN ITALIA

Non si tratta tuttavia di una criticità confinata solo a questi ultimi. Anche in Europa, e in particolare in Italia, le coperture vaccinali tra gli adulti risultano ben lontane dagli standard raccomandati. Risale al 2024 uno studio rilasciato da Altems che ha evidenziato come colmare il gap vaccinale contro herpes zoster, Covid-19, pneumococco, meningococco e influenza vaccinale – ancora al di sotto di standard ottimali – permetterebbe di ridurre i costi sociali di circa tre miliardi di euro, generare un recupero di gettito fiscale pari a oltre 500 milioni e incrementare il valore di produzione persa pari a circa dieci miliardi.

IL FUTURO DELLA PREVENZIONE

Nuove tecnologie, come quelle a base mRna, stanno accelerando lo sviluppo di vaccini contro tubercolosi, virus respiratori e altre infezioni comuni negli adulti. Ma per garantire un reale accesso, serviranno investimenti strutturali nei servizi di assistenza primaria, nella formazione degli operatori sanitari, ma soprattutto un cambio di paradigma. “Ora è il momento di costruire le fondamenta”, sottolinea la dottoressa Kate O’Brien, direttrice del dipartimento vaccini dell’Oms. “Quando la prevenzione diventa una priorità lungo tutto il corso della vita, possiamo davvero passare da un modello centrato sulla malattia a uno centrato sulla persona. E la vaccinazione degli adulti è centrale in questa trasformazione”, ha aggiunto. L’Agenda dell’immunizzazione 2030 dell’Oms ha messo questo principio nero su bianco. Nessuno deve essere escluso dalla protezione vaccinale, a nessuna età.

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