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Nella giornata di mercoledì, il governo francese ha annunciato l’avvio di una partnership pubblico-privata con InfraVia Capital Partners, un fondo d’investimento privato “specializzato in infrastrutture e investimenti tecnologici” che conta già più di 10 miliardi di euro di investimenti mobilitati in 13 paesi europei.

L’obiettivo del fondo è quello di prevenire i rischi e tensioni nella fornitura francese di metalli critici, attraverso investimenti mirati a garantire una supply chain che possa supportare le ambizioni di re-industrializzazione per le tecnologie cleantech. L’accordo si inserisce nel quadro e nella strategia del governo francese “France 2030” che prevede di stanziare circa 500 milioni di euro a supporto dell’ecosistema industriale transalpino sul tema dei materiali critici. Philippe Varin, responsabile della strategia francese sulle materie prime critiche, ha dichiarato che si tratta di “un primo importante passo” che dovrà tuttavia essere “ampliato” per raggiungere una massa critica. L’annuncio del nuovo fondo ha preceduto l’inaugurazione, da parte del presidente Emmanuel Macron, di nuovi impianti per la produzione di batterie elettriche, vicino a Dunkirk nel nord della Francia.

Il fondo, da circa 2 miliardi di euro, investirà direttamente nell’approvvigionamento di “metalli critici per la transizione energetica e le filiere industriali francesi ed europee”, si legge nel comunicato stampa di InfraVia. “La transizione energetica richiede un’elettrificazione estesa, incluse batterie, motori elettrici, energia rinnovabile e reti intelligenti. Questi sviluppi continueranno a impattare fortemente la domanda di metalli specifici. InfraVia è convinta che l’economia stia transitando da una basata sul modello fossile a un’economia dei metalli rari. Assicurare questi metalli rappresenta non solo una sfida per la sovranità ma anche un’eccezionale opportunità d’investimento”.

L’iniziativa, inoltre, si baserà sui più alti criteri e standard ESG, e secondo le parole di Vincent Levita, fondatore e CEO di InfraVia, “genererà ritorni finanziari a lungo termine per via della crescente domanda di metalli e assicurerà le forniture alle industrie francesi ed europee”. Nessuna comunicazione su quali saranno le aziende coinvolte nel fondo.

L’azienda ha chiarito, inoltre, che il fondo partirà da una base di 1 miliardo entro il 2023, con l’obiettivo di raddoppiare l’investimento su scala industriale e a lungo termine (circa 25 anni). Lo Stato francese parteciperà attraverso dalla Segreteria Generale per gli Investimenti, con la garanzia della Cassa Depositi francese. Insieme allo Stato, potranno essere coinvolti altri stakeholders, dagli industriali fino a investitori istituzionali con un interesse ad accelerare e assicurare la transizione energetica del paese. I primi investimenti sono attesi per il 2024, per 10-15 progetti target secondo quanto riportato dal Figaro.

Questo strumento, come si augurano i suoi promotori, dovrà scongiurare lo spettro di nuove dipendenze da paesi che producono i materiali critici per l’elettrificazione dell’industria automotive. Una sfida che si fa sempre più intensa tra i paesi consumatori, come Stati Uniti e Cina. Questi metalli, la cui domanda potrebbe quadruplicare a livello globale entro il 2040 secondo le stime dell’International Energy Agency (IEA) e che sono ingredienti chiave per le tecnologie low-carbon, sono tra gli altri il cobalto, il nickel, il litio, le terre rare e la manganese. Si tratta di supply chain più concentrate di quanto non siano, a oggi, quelle per gas e petrolio e sulle quali servirà comunque un coordinamento multilaterale per evitare protezionismi e guerre commerciali. In questa direzione, l’IEA ha annunciato il Critical Minerals and Energy Summit che si terrà proprio a Parigi il 28 settembre 2023 e che radunerà i ministri del G7 e dei paesi produttori, dall’Africa all’Asia fino all’America Latina, oltre ai CEO delle principali multinazionali e aziende minerarie.

Un’iniziativa che porterà con sé gli umori e i dissapori tra Unione europea e Stati Uniti su questi e altri temi, che saranno chiamati a mettere sul tavolo il coordinamento transatlantico a fine mese durante le riunioni del Trade and Technology Council, in Svezia.

Intanto, Macron in un editoriale sul Financial Times ha chiarito la sua intenzione di “ricostruire l’industria francese e rafforzare il nostro potere economico”, ovviamente “su scala europea”, ha aggiunto. Nei prossimi giorni, nell’ambito dell’iniziativa intitolata Choose France, il presidente della Repubblica francese si prepara ad accogliere centinaia di amministratori delegati, alcuni dei quali coinvolti in “aree strategiche”. Secondo Macron, lo sforzo francese si inserisce naturalmente nel solco europeo, in quella che lui ha più volte definito la sua visione geopolitica: la sovranità europea. Una sovranità che deve necessariamente passare dalle supply chain strategiche, dai materiali critici ai semiconduttori. E che il presidente vorrebbe declinare in quella che verrà, probabilmente, rilanciata come “dottrina Macron” su cinque pilastri: agire per la competitività, integrazione del mercato unico; politica industriale; protezione degli asset strategici e tecnologici europei; reciprocità tra stati membri; solidarietà multilaterale.

Nel settore delle materie prime critiche, nonostante l’ambizioso e sofisticato Critical Raw Materials Act – a fianco naturalmente del Net Zero Industrial Plan – sembra che questi cinque pilastri non siano del tutto facilmente riconciliabili. L’iniziativa francese sul fondo d’investimento segue, a ruota, quella tedesca con Berlino che ha annunciato, un mese fa, l’avvio di un fondo statale da circa 2.2 miliardi di euro per finanziare progetti domestici e internazionali.

La spinta su scala europea e nazionale nasce dall’Inflation Reduction Act (IRA), programma gargantuesco di circa 370 miliardi di dollari di incentivi per l’industria low-carbon. “Una buona notizia per la decarbonizzazione globale, ma una sfida per l’economia europea” aveva commentato il Ministro francese dell’Industria, Roland Lescure a suo tempo. Il Ministro ha inoltre aggiunto, negli scorsi giorni, che la Francia “vuole ancorare i nuovi campioni di questa rivoluzione industriale – idrogeno, veicoli elettrici – nelle regioni francesi” oltre a supportare l’idea di un fondo sovrano europeo sui materiali critici “per incanalare le risorse finanziarie”.

Un fondo sovrano europeo è anche tra gli obiettivi del Critical Raw Materials Act, presentato lo scorso marzo, ma resta ancora difficile da stabilire come potrebbero essere raccolte le risorse su scala europea, considerando i finanziamenti già previsti dai vari pacchetti legislativi e regolamenti varati dalla Commissione negli scorsi mesi sul tema delle rinnovabili.

L’iniziativa francese, dunque, seppur segnali una consapevolezza della necessità di smuovere i capitali europei per i progetti lungo la supply chain dei materiali critici, riducendo così le vulnerabilità esistenti, graviterà intorno a Parigi. Innanzitutto, perché InfraVia rimarrà responsabile per le scelte d’investimento, e in secondo luogo perché con la presenza dello Stato francese come garante (oltre alla cornice di sfondo, ovvero Francia 2030) è difficile immaginare che i capitali verranno allocati in progetti di non immediato interesse per gli stakeholders industriali francesi.

Parigi inoltre non ha negato l’interesse a diventare un punto di riferimento europeo per la “diplomazia delle materie prime”, secondo quanto riportato durante un incontro lo scorso marzo tra funzionari francesi – tra cui Benjamin Gallezot – ed europei nell’ambito della EU Global Gateway. A novembre scorso, il governo francese, insieme all’Istituto geologico nazionale, ha inaugurato l’Osservatorio francese delle risorse minerarie per le filiere industriali (OFREMI), un’iniziativa strategica pubblico-privata con un forte focus per fornire intelligence sui materiali critici all’industria francese.

Materiali critici, Parigi annuncia un fondo d’investimento nazionale

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