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“L’Italia può e vuole giocare un ruolo importante anche nella capacità di aiutare i Paesi africani a crescere e diventare più ricchi”, ha detto la presidente del Consiglio Giorgia Meloni parlando, a Tripoli, a fianco al primo ministro del Governo di unità nazionale libico, Abdelhamid Dabaiba.

Una cooperazione che non vuole essere predatoria: è la visione che è alla base del Piano Mattei, la strategia che l’Italia intende proiettare nel Mediterraneo allargato. Una politica estera ampia che passa dagli accordi energetici ma non tocca solo la sfera commerciale, consapevole delle condizioni interne complesse che riguardano tanto Tripoli quanto altro partner come Algeri o Tunisi.

“Ribadiamo la  piena disponibilità dell’Italia a favorire percorso per le elezioni in Libia”, ha assicurato Meloni, che ha ottenuto da Dabaiba un ringraziamento “per l’impegno verso stabilità del nostro Paese”. La situazione è difficile. Ci sono due esecutivi presenti all’interno del Paese, uno guidato da Dabaiba e l’altro da Fathi Bashaga, e sono privi di capacità di governo e completa legittimazione.

Da due anni si sta cercando di costruire un percorso di stabilizzazione che dovrebbe avere culmine nelle elezioni. Ma non si è mai riusciti a implementare questo processo, e il rischio è che tutto possa scivolare in nuovi scontri armati. Attualmente, l’Italia sta lavorando per riportare tutte le dinamiche di negoziato e dialogo sotto l’egida dell’Onu (usando anche il peso politico che si porta dietro un rinnovamento interessamento degli Stati Uniti, che guardano alla crisi libica con interesse regionale).

“La Libia è priorità, per la stabilità del Mediterraneo, per la sicurezza dell’Italia, per alcune delle grandi sfide come la crisi energetica”, ha sottolineato Meloni. A tal proposito, durante la visita il Ceo di Eni, Claudio Descalzi, e l’amministratore delegato della National Oil Corporation  (NOC), Farhat Bengdara, hanno siglato un accordo per avviare lo  sviluppo delle ”Strutture A&E”, un progetto strategico volto ad  aumentare la produzione di gas per rifornire il mercato interno  libico, oltre a garantire l’esportazione di volumi in Europa.

“Strutture A&E” è il primo grande progetto ad essere sviluppato nel paese dall’inizio del 2000. Consiste in due giacimenti di gas, chiamati rispettivamente ”Stuttura A” e ”Struttura E”, situati nell’area contrattuale D, al largo della Libia. Un’area più sicura e meno oggetto delle intemperie dei gruppi interni. La produzione di gas inizierà nel 2026 e raggiungerà un plateau di 750 milioni di piedi cubi di gas  standard al giorno. La produzione sarà assicurata attraverso due piattaforme principali collegate agli impianti di trattamento esistenti presso il complesso di Mellitah, connesso all’Italia tramite il gasdotto Green Stream.

Con Meloni, erano presenti anche i ministri di Esteri e Interni, Antonio Tajani e Matteo Piantedosi. “Nonostante gli sforzi i numeri dell’immigrazione irregolare dalla Libia rimangono ancora alti, oltre il 50% di persone che vengono dalla Libia in Italia, si devono intensificare gli sforzi in materia di contrasto alla tratta e ai flussi illegali, assicurando un trattamento umano alle persone, siamo determinati su questo”.

Priorità Libia. Il viaggio di Meloni (e Descalzi) tra strategia e cooperazione

Energia, sicurezza, politica regionale. La missione in Libia del governo italiano si concentra sulle priorità di Roma nel rapporto con Tripoli, ma anche sugli interessi nel Mediterraneo. “Strutture A&E”, due giacimenti di gas al largo della Libia, è il primo grande progetto ad essere sviluppato nel Paese dall’inizio del 2000

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