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“Sono fiducioso che sull’immigrazione troveremo una risposta comune a livello europeo”. Il cancelliere tedesco Olaf Scholz, al termine dell’incontro con il premier italiano Giorgia Meloni, conferma la linea espressa nell’intervista al Corriere di questa mattina. L’Italia è “un partner e importante per la Germania”. Tanti sono stati i temi trattati nel corso del bilaterale: dall’energia alla difesa, passando per le questioni economiche: l’accordo industriale Ita-Lufthansa, il Piano d’azione (la cui firma è prevista entro al fine di quest’anno in occasione di un vertice intergovernativo in Germania) e, chiaramente, i flussi migratori. “Da questo incontro emerge una chiara volontà di rafforzare i rapporti tra i due Paesi. Ed è molto positivo il fatto che siano stati trattati molti temi, con grande profondità”. La pensa così Michele Valensise, già ambasciatore in Germania e segretario generale della Farnesina, e oggi presidente di Villa Vigoni, il centro italo-tedesco per il dialogo europeo.

Il tema dei migranti è stato chiaramente centrale nell’incontro tra Meloni e Scholz. Benché il cancelliere abbia avvertito che tentare di scaricare sugli altri i problemi sia un esercizio inutile, si è detto fiducioso che la soluzione ai flussi dovrà essere europea. Che segnale è stato lanciato?

Non possiamo essere sorpresi da questa posizione espressa da Scholz. La Germania, numeri alla mano, ha fatto molto in termini di accoglienza dei migranti. La linea tracciata dal cancelliere è condivisa, giustamente, dal governo italiano: l’europeizzazione della gestione migratoria è più che auspicabile. Ora, si tratta di passare dall’enunciazione di principio all’atto pratico. In questo penso che la Germania possa essere un partner prezioso per l’Italia. Molto più di altri.

Il premier Meloni, durante la conferenza stampa, ha parlato della necessità europea di diversificare gli approvvigionamenti energetici. Riferendosi al Nord Africa, ha spiegato che ci potrebbero essere ampi margini di collaborazione tra Roma e Berlino. In che modo?

Il governo guidato da Giorgia Meloni, nel solco tracciato da Mario Draghi, ha portato avanti azioni efficaci sul versante della diversificazione energetica. Sfruttando peraltro il prezioso apporto fornito da una realtà industriale come Eni. La Germania, in questo frangente, può essere un partner strategico nell’attuazione del Piano Mattei. Ma, più in generale, per collaborazioni più ampie che si estendano dal Nord Africa a tutto il resto del continente.

Nel ribadire il pieno appoggio all’Ucraina “fino a quando sarà necessario”, Meloni e Scholz hanno messo la difesa tra le priorità europee.

Il tema della difesa è centrale, da 15 mesi più che mai. A seguito della sciagurata aggressione russa ai danni dell’Ucraina è cambiata anche la percezione della difesa, su scala globale ma soprattutto europea. Sono convinto che questo sia un altro dei punti che debbano necessariamente avere una prospettiva comunitaria, superando i confini dei singoli paesi.

Entro la fine dell’anno, si arriverà alla firma del Piano d’azione italo-tedesco. Che effetti prevede?

Il Piano d’azione è uno strumento utile, che in qualche modo allinea il nostro rapporto con la Germania a quello che abbiamo con la Francia (trattato del Quirinale, del 2021). È bene essere collegati ai nostri principali partner attraverso intese di questo tipo, che hanno anche un contenuto operativo e si basano su meccanismi di consultazione. Una consultazione sempre più necessaria, anche in chiave produttivo-industriale, vista la forte interconnessione – in questo caso con la Germania – in particolare con le filiere del Nord-Est.

La Germania è un partner strategico (anche) nei rapporti con l’Africa. Parla l’amb. Valensise

Una risposta europea al tema dei flussi migratori, i temi strategici per entrambi i Paesi, il Piano d’azione, il sostegno all’Ucraina e l’approvvigionamento energetico. L’ex ambasciatore italiano in Germania, attuale presidente di Villa Vigoni, commenta il bilaterale Meloni-Scholz

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