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Ma Huateng, conosciuto come Pony Ma, è il fondatore e capo di Tencent, una delle società tecnologiche più importanti della Cina. Fornisce servizi di intrattenimento, comunicazioni mobili, ma gestisce anche social media, e-commerce e gaming. È considerata la principale azienda cinese per capitalizzazione di mercato, per cui il suo potere è innegabile.

Eppure, Pony Ma è stato escluso dalla lista dei delegati alle cosiddette “due sessioni” del Congresso nazionale del popolo. Secondo il quotidiano Financial Times, l’esclusione di Pony Ma è l’ennesimo segnale della repressione del governo di Xi Jinping contro i volti dei colossi tecnologici. Una replica di quanto è successo contro Jack Ma, il fondatore di Alibaba, che è sparito dalla scena pubblica dopo avere criticato la gestione delle autorità di controllo finanziario cinesi.

“La sua assenza dal Congresso nazionale del popolo è un altro segno dei tempi che cambiano per gli imprenditori cinesi – scrive il Financial Times -. L’emarginazione arriva dopo che il leader cinese Xi Jinping ha consolidato il potere lo scorso anno con un terzo mandato alla guida del partito comunista e ha intrapreso una campagna per limitare l’influenza della ricca élite del Paese”.

Ma Pony Ma non è solo. Sono stati esclusi anche Robin Li, capo del motore di ricerca Baidu; William Lei Ding, fondatore del colosso del gaming NetEase e Wang Xiaochuan, creatore del portale Sogou.

Restano, invece, circa 3.000 delegati del Congresso nazionale del popolo, tra cui molti manager dell’industria tech cinese, in particolare dai settori dei semiconduttori e dell’intelligenza artificiale, come Liu Qingfeng, presidente di iFlytek, società di intelligenza artificiale con parziale partecipazione statale; Lei Jun, capo del produttore di smartphone Xiaomi e anche Gui Huiqin del produttore cinese di chip SMIC.

I delegati del Congresso vengono selezionati ogni cinque anni sulla base di liste di candidati redatte dal Partito comunista cinese, e coloro che partecipano alle riunioni di questo mese sono destinati a servire per la durata del terzo mandato del presidente Xi.

Duncan Clark, fondatore e presidente della società di consulenza Bda con sede a Pechino, ha spiegato che in precedenza Pony Ma “poteva fare il discreto contrappeso allo sfacciato e ambizioso Alibaba. Ma poi l’intero settore tecnologico è entrato nel mirino del governo. Data la tendenza del partito a gestire tutto, non ha più senso avere figure così importanti in ruoli di alto profilo”. Con la pandemia e il conseguente rallentamento dell’economia, l’influenza politica dei big tech è diminuita, portandoli a non essere rieletti al Congresso né “protetti” dal governo.

Foto da Flickr

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