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L’Europa indica che la strada verso un’economia circolare prevede che la gerarchia dei rifiuti venga attuata al massimo delle sue potenzialità puntando su prevenzione, riutilizzo e riciclo. La comunicazione COM/2017/0034 Final mira a garantire che il recupero di energia dai rifiuti nell’Unione europea sia coerente con gli obiettivi perseguiti dal Piano d’azione per l’economia circolare. E se in Italia la questione è spesso oggetto di polemica nimby (specie per quanto riguarda l’installazione di termovalorizzatori, che il sindaco di Roma Roberto Gualtieri sta portando avanti), la platea dei favoreroli è molto più ampia di quanto non si pensi.

Per alcuni l’impianto waste-to-energy danneggia l’ambiente, oltre ad incoraggiare lo spreco e a non favorire il riciclo. Per altri invece è un anello di congiunzione tra economia circolare ed energia rinnovabile. Un recente studio pubblicato sulla rivista scientifica Energy ha indagato il tema dell’accettazione pubblica della tecnologia waste-to-energy all’interno di un campione che vive principalmente nel centro Italia. I risultati evidenziano che i sostenitori forti sono oltre la metà del campione intervistato: essi sono pari al 52,5% e oltre ad essere favorevoli alla realizzazione di questa tecnologia, lo sono anche se ciò avviene nei pressi della propria zona di residenza. Il 30,4% di questo campione è classificato come sostenitori deboli, poiché sono cittadini che non sono necessariamente contrari alla realizzazione di questa tecnologia ma non vogliono che sia realizzata nei pressi della propria residenza. Il 17,1% è, invece, quella quota di campione che è totalmente contrario a tale tecnologia.

Emergono alcune osservazioni: i) i rifiuti sono generati dagli esseri umani, che devono quindi assumersi la responsabilità del loro smaltimento; ii) la raccolta differenziata dei rifiuti dovrebbe essere massimizzata e i cittadini virtuosi dovrebbero essere premiati con benefici economici; iii) il riuso e il riciclo dovrebbero essere massimizzati, ma ciò che non può essere differenziato dovrebbe essere recuperato; iv) la tecnologia waste-to-energy è diversa dalla combustione dei rifiuti, in quanto è in grado di recuperare energia e prevede parametri di controllo ambientali per proteggere i cittadini; v) il waste-to-energy è più sostenibile dello smaltimento in discarica e vi) le discariche non dovrebbero più essere utilizzate. È importante, inoltre, rendere i cittadini consapevoli dei criteri utilizzati per la scelta sulla localizzazione dell’impianto waste-to-energy.

Per muovere verso l’indipendenza energetica, è necessario favorire tanto una comunicazione quanto un’educazione sostenibile. Il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella esortava i giovani dicendo: “Non fermatevi, non scoraggiatevi, prendetevi il vostro futuro perché soltanto così lo donerete alla società”. In tal direzione, il presidente del Consiglio Giorgia Meloni e il ministro Raffaele Fitto potrebbero decidere di dirottare parte dei fondi del Pnrr ai giovani neolaureati e ai giovani lavoratori rendendoli “ambasciatori” per la realizzazione di progetti sostenibili all’interno di un’Europa verde. Questo piano di recupero non si chiama Next Generation EU? I giovani che non studiano e che non lavorano sono una priorità dell’agenda politica, ed occorre porli in contatto con questi “ambasciatori”.

Quando si offrono idee e soluzioni basate su conoscenza e consapevolezza, che contrastano l’immobilismo decisionale, può essere interrotta la politica sterile del non fare che non sa adeguarsi al cambiamento rinunciando alle opportunità dell’economia circolare. L’obiettivo è di favorire un modello di consumo responsabile unitamente a modelli di produzione coerenti agli equilibri degli ecosistemi utilizzando anche la circolarità delle risorse.

Waste-to-energy

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Di Idiano D’Adamo

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