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Le spese per la Difesa raggiungono il massimo storico di 2.113 miliardi di dollari, pari al 2,2% del Pil mondiale, segnando di conseguenza una crescita delle aziende di settore in tutti gli indici economici. È quanto emerge dall’esame condotto dall’Area Studi Mediobanca sui conti annuali di oltre 240 multinazionali industriali mondiali, suddivise per comparto, con un focus dedicato ai principali gruppi mondiali della Difesa. Lo studio, infatti, si concentra sui primi trenta gruppi del settore (i cui ricavi superino il miliardo e mezzo di euro). Già la loro distribuzione geografica, quindici nei soli Stati Uniti, dieci in Europa e cinque in Asia, dà la misura delle proporzioni e degli equilibri che esistono sul mercato dell’aerospazio e difesa, il cosiddetto As&D, con Washington che ancora si posiziona saldamente alla guida del comparto.

La spesa mondiale per la Difesa

Come riporta lo studio, infatti, agli Stati Uniti fa capo il 37,9% della spesa mondiale per la Difesa, seguita a notevole distanza dalla Cina al 13,9 (una differenza di oltre due volte e mezzo). L’Italia in questo scenario si pone poco fuori la top ten, all’undicesimo posto (quarta in Europa) con una spesa di 32 miliardi di dollari, un punto e mezzo percentuale della spesa globale. Ma al di là dei singoli numeri, pur importanti, a fare davvero la differenza per il primato a stelle e strisce è la qualità dei propri sistemi. Gli Usa, infatti, nel decennio 2012-2021 hanno ridotto di circa il 6% la spesa per l’approvvigionamento di armi, ben più che controbilanciata dagli aumenti di quella per la ricerca e lo sviluppo, con una crescita del 24%. Questo aumento, dice lo studio “suggerisce che gli Stati Uniti si stanno concentrando maggiormente sulle tecnologie di nuova generazione Il governo degli Stati Uniti ha ripetutamente sottolineato la necessità di preservare il vantaggio tecnologico americano rispetto ai concorrenti”.

Oltre gli indici Esg

I dati raccolti dall’Area Studi Mediobanca rivelano un trend generale per il quale lo scenario mondiale è diventato più insicuro, aumentando le necessità di dotarsi di adeguati sistemi di deterrenza e difesa. Indubbiamente, ad aver contribuito a questo rapido deterioramento del quadro globale di sicurezza è intervenuta l’invasione russa dell’Ucraina, che ha riportato la guerra ai confini dell’Europa dopo oltre settant’anni di relativa pace. Questo quadro ha avuto un suo riflesso nei bilanci delle società, con gli investimenti che sono aumentati a una velocità tripla rispetto ai ricavi. Il “rinnovato valore della sicurezza”, registra lo studio, è stato apprezzato dalle Borse e dagli investitori, un impulso che ha portato al superamento dei vincoli Esg che tradizionalmente hanno penalizzato le industrie di settore. “Il mutato contesto geopolitico, il riconoscimento della deterrenza come strumento di conservazione della pace e l’esigenza di tutelare i valori democratici hanno aperto il dibattito sulla riconsiderazione della compatibilità tra sostenibilità e investimento nei capitali delle imprese della Difesa”.

I risultati italiani

Nel complesso le trenta multinazionali dell’As&D hanno realizzato ricavi complessivi nel core business Difesa per oltre 315 miliardi di euro, con una capitalizzazione in Borsa di 721 miliardi di euro al marzo 2023, lo 0.8% del valore complessivo delle piazze affari mondiali. Tra queste trenta, sono presenti anche le italiane Leonardo, che entra nella top ten al nono posto, e Fincantieri al tredicesimo (ma che escludendo i giganti Usa che dominano i primi posti, diventano rispettivamente terza e quarta in Europa e a livello mondiale). Rispettivamente i due gruppi nazionali registrano un fatturato di 14,7 e 7,3 miliardi di euro.

Di questi ricavi, l’83% per Leonardo e il 32% per Fincantieri provengono dal comparto Difesa. Interessante, tra l’altro, notare che agli estremi della classifica sulle percentuali del business provenienti dal settore di Difesa si collocano la francese Naval Group (100%) e Fincantieri, le quali insieme hanno costituito la joint venture paritaria Naviris per migliorare il supporto alle rispettive Marine, aumentare l’esportazione, sviluppare nuove tecnologie e aumentare la competitività cantieristica dei due Paesi. La classifica cambia se si guarda invece agli investimenti, con Fincantieri che ottiene il sesto posto globale con il 4% del fatturato 2022, e Leonardo al dodicesimo con il 3,3%, entrambi sopra la media internazionale.

Cresce l’industria della Difesa globale (con Leonardo e Fincantieri). Il report Mediobanca

La guerra in Ucraina ha aumentato la percezione della necessità di dotarsi di adeguati sistemi di deterrenza e difesa. Questo si è riflesso nei risultati economici e finanziari delle aziende della Difesa, il cui giro d’affari è in crescita in tutti gli indici. È quanto emerge dall’esame di Area Studi Mediobanca sui conti annuali di oltre 240 multinazionali, con un focus sui principali gruppi della Difesa tra cui spiccano le italiane Leonardo e Fincantieri

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