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Il leader cinese, Xi Jinping, ha dichiarato martedì che il suo Paese è pronto a sostenere un processo di follow-up tra Arabia Saudita e Iran dopo aver portato a Pechino i rappresentati delle due potenze rivali del mondo islamico a siglare un accordo per ripristinare le relazioni diplomatiche.

Narrazioni e interessi

I commenti di Xi sono stati espressi nel corso di una telefonata con il principe ereditario saudita, Mohammed bin Salman, secondo quanto riportato dai media statali cinesi. Il principe ereditario avrebbe parlato con Xi dell’importanza delle relazioni strategiche tra i due Paesi e di aver apprezzato gli sforzi cinesi per sviluppare le relazioni tra l’Arabia Saudita e l’Iran, ha rilanciato l’agenzia statale saudita Spa nel readout diffuso di Riad.

“Durante la telefonata, i due hanno esaminato gli aspetti del partenariato tra il Regno e la Cina e gli sforzi di coordinamento congiunto per migliorare la cooperazione tra i due Paesi in vari campi”, ha dichiarato la SPA. Xi ha elogiato il ruolo del Regno nel promuovere lo sviluppo delle relazioni del suo Paese con il Consiglio di Cooperazione del Golfo e il Medio Oriente in generale. Relazioni che sono importanti sia per gli interessi diretti, che indirettamente. Servono infatti anche a spingere la narrazione riguardo al ruolo cinese di portatore globale di sicurezza, sviluppo e nuova civilizzazione. Tant’è che viene enfatizzato sul comunicato cinese che, secondo Xi, Pechino e Riad promuoveranno per la pace, la stabilità e lo sviluppo in Medio Oriente.

Clima positivo

Le dichiarazioni sino-saudite arrivano mentre il ministro degli Esteri dell’Arabia Saudita, principe Faisal bin Farhan, e l’omologo iraniano Hossein Amirabdollahian hanno avuto due telefonate questa settimana e hanno deciso di incontrarsi. Successivamente potrebbero esserci nuovi incontri tra le massime cariche dei rispettivi Paesi. Teheran e Riad hanno raggiunto un accordo all’inizio di marzo per riprendere le relazioni diplomatiche dopo anni di ostilità.

Nel 2016, il Regno riferimento del mondo sunnita aveva rotto le relazioni con la Repubblica islamica sciita dopo che alcuni manifestanti avevano invaso le sedi diplomatiche saudite in Iran in seguito all’esecuzione di un importante chierico da parte delle autorità di Riad. L’accordo siglato a Pechino vedrà i due Paesi riaprire le proprie ambasciate e consolati entro i prossimi due mesi. I due Stati riattiveranno anche un’intesa di cooperazione in materia di sicurezza del 2001 e accordi del 1998 su economia, commercio, investimenti, tecnologia, scienza, sport e scambi culturali. Gli spazi per implementare il processo — anche e soprattutto attraverso iniezioni economiche — ci sono, dunque.

Cosa potrà fare la Cina?

È prevedibile che queste nuove relazioni  cambieranno e rimodelleranno la regione, da anni dominata da instabilità e turbolenze che si muovono anche sull’asse di quelle divisioni, attraverso reciproche attività ostili condotte in qualche modo per procura. Tra queste per esempio il dramma umanitario della guerra civile in Yemen, dove — sebbene con peculiarità intrinseche primarie — Riad e Teheran combattono sui due lati dell’articolato fronte. Ma fino a che punto la Cina sarà in grado di spingere il suo ruolo? Entrare all’interno di dossier specifici — come lo Yemen per esempio — richiede un grado di coinvolgimento molto elevato: Xi sarà disposto?

D’altronde, come nel caso della “pace” in Ucraina, Pechino ha comunque interesse nel diffondere la propria comunicazione positiva e a farsi percepire come proattivo nel portare avanti quell’intesa che sente come propria. La Cina ha inoltre la possibilità di inserire questa narrazione all’interno di un clima che per ora si manifesta buono: a Riad e Teheran — come altrove nella regione — ci sono componenti delle leadership aperte al dialogo e alla distensione. Il punto allora è: Pechino riuscirà a tenere ferme quelle altre complenti (soprattutto in Iran) che vedono nel caos i propri interessi? È però altrettanto vero che anche se i risultati non dovessero arrivare, la Repubblica popolare potrebbe continuare raccontarsi come piattaforma di dialogo, addossando agli altri le responsabilità per aver rotto gli equilibri che aveva facilitato.

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