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L’impegno per il rafforzamento delle relazioni tra Italia e Israele era già stato preso a giugno da Mario Draghi e Naftali Bennett in occasione della visita di Stato del primo. Poi le maggioranze che sostenevano il presidente del Consiglio italiano e il primo ministro israeliano sono venute meno e entrambi i Paesi sono tornati alle urne. Da queste sono usciti vincitori Giorgia Meloni e Benjamin Netanyahu. I due leader conservatori oggi si sono incontrati a Roma. Si conoscono e stimano “da tempo”, ha spiegato la prima dopo il pranzo di lavoro odierno. “Molto colpito” dalla leadership di Meloni, si è detto invece Netanyahu in conferenza stampa a Palazzo Chigi.

Come già raccontato su Formiche.net, Italia e Israele vivono una fase di particolare vivacità nelle relazioni. Una visita del presidente del Senato Ignazio La Russa a Gerusalemme appena conclusa; il primo ministro israeliano Netanyahu in arrivo a Roma; il viaggio di Antonio Tajani, vicepresidente del Consiglio e ministro degli Esteri, la prossima settimana. In questa cornice la Fondazione Med-Or e l’Institute for National Security Studies di Tel Aviv hanno siglato una partnership per lo sviluppo di progetti di ricerca congiunti sulle questioni di geopolitica e di sicurezza nel Mediterraneo allargato.

Prima di arrivare a Palazzo Chigi il leader israeliano ha partecipato a Palazzo Piacentini al primo Forum economico per le imprese italiane con Adolfo Urso, ministro delle Imprese e del Made in Italy. Quest’ultimo aveva attivato a dicembre, con l’ambasciatore israeliano Alon Bar, il gruppo di lavoro per migliorare la cooperazione industriale, tecnologica e scientifica. Serve “un salto quantico” nella cooperazione bilaterale, ha detto ai manager italiani Netanyahu preannunciando che avrebbe suggerito al presidente del Consiglio di tenere ogni anno incontri intergovernativi per rilanciare il partenariato strategico tra i due Paesi. Proposta accettata, come ha spiegato Meloni in conferenza stampa. L’ultimo incontro di questo tipo si è tenuto nel 2013 e il prossimo dovrebbe tenersi in Israele “quanto prima”, ha detto il presidente del Consiglio: l’obiettivo è quello di organizzarlo entro la fine dell’anno.

L’evento a Palazzo Piacentini ha radunato oltre 50 rappresentanti di aziende ed enti italiani con interessi in Israele che assieme portano un fatturato di circa 300 miliardi di euro. Si è parlato di temi come sicurezza, energia, digitalizzazione, salute, risorse idriche, agricoltura e innovazione. In particolare, della centralità della transizione green attraverso le energie rinnovabili e l’innovazione tecnologica applicata all’industria. Presenti, tra le altre: Eni, Enel, Edison e Snam per il settore energetico; Leonardo, Fincantieri, Iveco e Thales Alenia per la difesa e lo spazio. E ancora: Cassa depositi e prestiti, Simest, Ferrovie dello Stato, Ita, Pizzarotti, Granarolo, Iren, Acea, Poste e Confagricoltura.

Forte l’accento posto da Netanyahu sull’innovazione (“tutto, senza eccezioni, si sta tecnologizzando”) e sul motore di questi processi, cioè le esigenze militari e di difesa, che poi si allargano a tutti i settori.

Il primo ministro israeliano ha citato l’esempio del Giappone: dopo la sua di Netanyahu in Giappone e quella dell’allora primo ministro giapponese Shinzo Abe in Israele, con delegazioni di aziende al seguito, gli scambi commerciali tra i Paesi sono aumentati di diversi miliardi di dollari. Nel 2021, l’interscambio commerciale tra Italia e Israele si è attestato a 4 miliardi di euro, con esportazioni italiane pari a 3,1 miliardi (+25,9%) e importazioni pari a 910 milioni di Euro. Tra i principali settori: macchinari, prodotti manifatturieri, prodotti alimentari, articoli in gomma e materie plastiche, prodotti chimici, materie plastiche, computer e apparecchi elettronici.

Italia e Israele hanno una naturale complementarietà. “Il destino dell’Europa si gioca nel Mediterraneo e i nostri Paesi insieme possono indicare la strada da percorrere anche perché hanno sistemi economici e produttivi complementari, particolarmente congeniali per affrontare le nuove frontiere tecnologiche” ha dichiarato il ministro Urso.

L’energia è stata uno dei temi al centro dell’incontro tra i due leader. Israele rappresenta infatti un partner strategico anche sul fronte della diversificazione delle fonti di approvvigionamento e l’interscambio commerciale con l’Italia è in costante crescita. “Sul gas già collaboriamo e vogliamo ampliare il settore: valutiamo di aggiungere una struttura per il gas liquefatto per poterlo portare in Europa”, ha detto Netanyahu. In ballo c’è il gasdotto gasdotto EastMed-Poisedon, un progetto promosso da Igi Poseidon (50% a Edison, 50% alla greca Depa), di quasi 2.000 chilometri per trasportare energia dal Mediterraneo orientale fino all’Europa passando dalla Puglia. In una recente intervista a Formiche.net, Fabrizio Mattana, executive vice president Gas Assets di Edison, presente oggi al forum con Netanahyu, aveva chiesto al governo di “esprimere il suo sostegno esplicito, che garantirebbe anche un peso molto più importante a livello europeo”. Altro dossier è stato quello della crisi idrica, “uno dei grandi settori su cui collaborare”, ha spiegato Meloni.

E ancora: la lotta all’antisemitismo e la normalizzazione delle relazioni tra Israele e i Paesi arabi, processo che attende l’importante passo avanti dell’ingresso dell’Arabia Saudita negli Accordi di Abramo e che l’Italia sostiene, come ha dichiarato sempre Meloni. Quest’ultima la scorsa settimana è stata in visita in India e negli Emirati Arabi Uniti e ha tra le possibili prossime tappe l’Arabia Saudita. Intervistato da Formiche.net, Mohammed Soliman del Middle East Institute di Washington ha sostenuto che “l’Italia è anche in grado di svolgere un ruolo importante nell’attuazione del suo posto nell’Ordine Indo-Abramitico, elevando la sua relazione con l’India al livello strategico e costruendo formati minilaterali con le nazioni che condividono la stessa mentalità nel sistema, come l’Egitto, l’Arabia Saudita e gli Emirati Arabi Uniti”.

Nessuno riferimento in conferenza stampa né all’Iran, visto che l’Italia è fuori dai tavoli per l’accordo nucleare. Né al riconoscimento di Gerusalemme come capitale di Israele: una richiesta avanzata da Netanyahu nell’intervista a Repubblica, prontamente rilanciata da Matteo Salvini, leader della Lega e vicepresidente del Consiglio, già ad agosto respinta da Meloni e vista con forte scetticismo alla Farnesina.

La visita di Netanyahu è stata accompagnata dalle proteste in patria che si sono riverberate anche in Italia, come dimostrato dalle manifestazioni e persino delle tensioni interne alla comunità ebraica di Roma emerse giovedì sera al Tempio Spagnolo – “due ebrei tre opinioni”, si suol dire. Preoccupazioni per la riforma della giustizia promossa da Netanyahu e per alcuni elementi ultranazionalisti nella sua maggioranza di governo sono state espresse recentemente anche dall’amministrazione statunitense. A Repubblica, Netanyahu ha spiegato che le proteste sono la conferma della solidità della democrazia israeliana.

In ogni caso, il partenariato strategico tra Italia e Israele supera le contingenze politiche, come dimostrato anche dagli impegni di Draghi e Bennett rinnovati da Meloni e Netanyahu. Sono entrambi Paesi in cui l’instabilità politica è una costante e, per questo, le attività strategiche sono portate avanti dalle burocrazie istituzionali.

Verso un salto quantico nelle relazioni Italia-Israele. Meloni riceve Netanyahu

Incontro al vertice a Palazzo Chigi con l’impegno a tenere presto un vertice intergovernativo. Durante un forum con le aziende e il ministro Urso, il premier israeliano ha sottolineato l’importanza dell’innovazione, che parte sempre da esigenze militari. Per l’Italia c’è la prospettiva di un posto nell’Ordine Indo-Abramitico

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