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Mentre tutti si appassionano (comprensibilmente) al totoministri, qualcosa sta accadendo alla futura premier.
Qualcosa di assai significativo ed inusuale, qualcosa che segna irrimediabilmente il “passaggio di stato” che è avvenuto nella notte tra domenica e lunedì.
Andiamo con ordine però, così ci capiamo meglio.
Fratelli d’Italia nasce a dicembre del 2012, con Mario Monti a Palazzo Chigi.

È un momento difficilissimo a destra, nel pieno di una contrapposizione durissima tra Berlusconi e Fini che l’anno prima ha grandemente contribuito alla fine dell’ultimo governo guidato dal Cavaliere.
Giorgia Meloni prende le redini del nuovo partito, aiutata innanzitutto da Guido Crosetto e Ignazio La Russa, riuscendo presto ad affermarsi come figura di primo piano della politica nazionale.
Lo fa con piglio deciso ed inizia una lunga traversata nel deserto all’opposizione di Monti, Letta, Renzi, Gentiloni, Conte 1, Conte 2 e Draghi.

Lo fa contrastando i governi di tutti i colori (grigio, rosso, giallo-verde, giallo-rosso, arcobaleno) con asprezza e metodo, guadagnando consensi anno dopo anno (in particolare nell’ultima legislatura).
Lo fa con una presenza costante sui social e lo fa gestendo con metodo ogni minuto di televisione concesso ad un partito di opposizione che non fa sconti.

Insomma Meloni “martella” per anni, mesi, settimane senza risparmiarsi e senza mai tirarsi indietro.
Poi arriva la campagna elettorale di quest’anno, arriva la fine del governo Draghi, arriva il 25 settembre.
Fratelli d’Italia porta a casa un risultato storico guidando la coalizione alla vittoria, Meloni diventa in pochi minuti (diciamo tra le 23.00 e la mezzanotte di domenica) la prima donna italiana ad un passo da Palazzo Chigi, per giunta giovane e per giunta di destra.

Ha sempre parlato con passione, ha preso la parola su tutto e tutti: ci sta.
Domenica notte però aspetta prudente il consolidarsi dei risultati.
Si affaccia sul palco del Parco dei Principi intorno alle 2.30, stanca ma felice.
Dice parole sagge e benevole, ringrazia e, come è giusto, un po’ si commuove.
Lo staff convoca una conferenza stampa per la mattina dopo, mandando a casa tutti i cronisti.
Adesso spostiamoci a lunedì mattina.

La conferenza stampa si svolge, ma senza Meloni (ci vanno Donzelli, Ciriani e Lollobrigida): non è novità di poco conto.
Ciò che più importa però è che quella assenza diventa regola di questi giorni.
Fine delle dichiarazioni alla stampa, fine dei post sui social (tranne ringraziamenti a capi di governo stranieri, una dichiarazione di solidarietà alle ragazze iraniane e una significativa smentita alle indiscrezioni di stampa sul prossimo governo), fine delle presenze in TV.
Cosa è successo? È improvvisamente diventata timida Giorgia Meloni?

No, in verità. Ha solo cambiato strategia perché è cambiato il suo ruolo.
Era un leader politico, sta per diventare premier.
E dico di più: ha fatto proprio bene a cogliere con prontezza che dalla notte di domenica lei non è più la stessa, il suo lavoro non è più lo stesso, la sua vita non è più la stessa.
Il cambio (radicale) è quindi necessario.
Ma dovrà essere compreso anche da milioni di elettori, abituati a una Giorgia Meloni di lotta (comunque sempre preparata e mai fuori fuoco) che ora si ritrovano una Meloni di governo.
Il salto è quantico, la sfida elettrizzante. Ma difficile assai.

 

Quattro giorni senza Giorgia. Un cambio radicale e necessario

Cosa è successo? È improvvisamente diventata timida Giorgia Meloni? No, in verità. Ha solo cambiato strategia perché è cambiato il suo ruolo. Era un leader politico, sta per diventare premier. Dovrà essere compreso anche da milioni di elettori, abituati a una Giorgia Meloni di lotta che ora si ritrovano una Meloni di governo. Il commento di Roberto Arditti

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