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Due minacce, una cinese e una russa, stavano cercando di influenzare Stati Uniti ed Europa attraverso i social network. A riferirlo è stata Meta, che in un comunicato spiega di aver sventato entrambi i tentativi di infiltrazione e diffusione di materiale politico in vista delle prossime elezioni americane di Midterm. Ad avere questo intento era soprattutto la rete cinese, mentre quella russa ha puntato a spammare materiale sulla guerra – naturalmente frutto della narrazione del Cremlino – in diversi Stati europei, compresa l’Italia.

Gli account falsi si aggiravano su Facebook e Instagram e anche Twitter ma, a differenza delle altre volte, c’è una novità che riguarda le operazioni cinesi. Come si legge nel rapporto, si trattava di “quattro sforzi in gran parte separati e di breve durata, ciascuno incentrato su un pubblico particolare in momenti diversi tra l’autunno del 2021 e la metà di settembre 2022”. Si presentavano come profili conservatori, critici contro l’amministrazione di Joe Biden, a favore dell’utilizzo delle armi e delle limitazioni all’aborto. Ma anche come convinti liberali, predicando l’esatto opposto. Unico fine: destabilizzare e dividere l’America dall’interno nel periodo elettorale (anche se da Meta definiscono questi tentativi limitati e goffi rispetto a quanto dimostrato dalla Russia nelle due precedenti elezioni).

I troll, quindi, interagivano direttamente con l’elettorato statunitense, sia repubblicano che democratico, attraverso meme e commenti sotto i post, seppur con delle differenze dalle vecchie pratiche. “Le operazioni di influenza cinese che abbiamo interrotto in passato”, scrive Meta, “in genere si concentravano sulla critica degli Stati Uniti al pubblico internazionale, piuttosto che mirare principalmente a quello nazionale statunitense”. Si fingevano americani, nel tentativo di avere maggior successo. Seppur parliamo di “un’operazione di per sé piccola, è un cambiamento”, come ha riferito in conferenza stampa il capo dell’intelligence sulle minacce globali di Meta Ben Nimmo Il messaggio diffuso era “essenzialmente che l’America è cattiva, la Cina buona”.Dire chi c’è dietro, al momento, appare però impossibile.

A finire nel bersaglio cinese è stata anche la Repubblica ceca, seppur il target sia cambiato. Diversi account falsi sproloquiavano contro il governo di Petr Fiala, criticando il suo atteggiamento nei confronti della Cina ma anche sulla posizione di Praga sulla guerra in Ucraina.

Destabilizzare l’opinione pubblica sul conflitto in corso è stata anche l’operazione dei russi. A finire nel bersaglio sono state Germania, presa di mira più degli altri Stati membri, seguita da Francia, Gran Bretagna, Italia e Ucraina. Operavano utilizzando le lingue nazionali e incentrando le loro attività su una serie di siti web fasulli che ricreavano le pagine dei maggiori organi di informazione nazionale – Spiegel, Bild, Guardian, Ansa, Repubblica e via dicendo – pubblicando articoli contro le sanzioni imposte alla Russia e contro Kiev e i suoi rifugiati. A questo, replicavano la loro narrazione anche sui social network oltre che sui siti di petizioni come Change.org e Avaaz.

“L’operazione è iniziata a maggio di quest’anno ed è incentrata su una rete tentacolare di oltre 60 siti web”, continua il rapporto di resoconto pubblicato dall’azienda di Mark Zuckerberg. “Questa è la più grande e complessa operazione di matrice russa che abbiamo interrotto dall’inizio della guerra in Ucraina. Presentava un’insolita combinazione di raffinatezza”, che ha costretto gli esperti a investire molto sia in strumenti tecnici che linguistici per decifrare i siti web manomessi. “L’amplificazione sui social media, invece, si basava principalmente su annunci grezzi e account falsi”. Ancor prima che iniziasse l’indagine, infatti, la maggior parte delle pagine sono state cancellate dalle piattaforme. Tentativi fugaci, che non sono scappati all’occhio di Meta, e che confermano la pericolosità della cyber guerra.

        (Foto di Chetraruc da Pixabay)

Foto di Chetraruc da Pixabay

Meta sventa due minacce da Cina e Russia. Nel mirino anche l'Italia

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