Skip to main content

Gita di gruppo per Xi Jinping e tutto il nuovo Comitato Centrale del Partito Comunista Cinese (Pcc). Il leader cinese ha voluto portare la sua squadra all’epicentro dello spirito fondazionale della formazione politica, per fissare in quello scenario le nuove sfide e gli obiettivi di lavoro.

Secondo l’agenzia statale Xinhua, il segretario generale del Pcc ha scelto Yan’an, antica base rivoluzionaria nella provincia nordoccidentale di Shaanxi, come destinazione del primo viaggio della leadership cinese. Oltre a Xi, hanno partecipato al tour Li Qiang, Zhao Leji, Wang Huning, Cai Qi, Ding Xuexiang e Li Xi, membri del Comitato Permanente del Politburo del Pcc.

La prima fermata è stato il luogo dove si è svolto il VII Congresso Nazionale del Pcc nel 1945, un evento che ha segnato la storia del partito perché in quell’occasione sono stati definiti i precetti ideologici e politici e i termini dell’organizzazione.

Xi ha spiegato che in termini politici tutto il partito si è unito in quel congresso sotto la stessa bandiera Mao Zedong, mentre ideologicamente sono stati incorporati il pensiero del leader e gli statuti della formazione politica.

Successivamente, i leader hanno visitato le residenze di Mao Zedong e di altri rivoluzionari della vecchia generazione. “Luoghi che sono stati testimoni della gloriosa avventura dl partito per dirigere la rivoluzione cinese ed esplorare modi di adattare il marxismo al contesto cinese e alla necessità dei tempi durante il periodo di Yan’an”.

Durante il viaggio, i leader hanno visitato il Salone Commemorativo di Yan’an per vedere una mostra sui 13 anni del Comitato Centrale del Pcc a Yan’an e una guida ha spiegato come è stata scritta – e perché è diventata famosa – la canzone “L’Oriente è rosso”, brani che elogiano il Pcc e il presidente Mao.

Molto prima di diventare presidente, Xi ha lavorato per diversi anni in un villaggio vicino a Yanan durante la Rivoluzione Culturale, e anche suo padre aveva lavorato lì. Ora Yan’an è diventato una popolare destinazione del turismo comunista, attirando un milione di visitatori (prima della pandemia).

Yan’an è considerata il centro della guida politica nella Guerra di Resistenza del Popolo Cinese contro l’aggressione giapponese, si legge sull’agenzia Xinhua: “Xi ha descrito Yan’an come un luogo sacro della rivoluzione cinese e culla della Nuova Cina”.

Come ricorda l’agenzia Bloomberg, è tradizione dei leader cinesi recarsi in un luogo politicamente significativo subito dopo la nomina del partito per definire le sfide dei prossimi cinque anni.  Nel 2017, Xi ha guidato il precedente Comitato Permanente in un museo di Shanghai per commemorare il primo Congresso del Pcc.

Nel 2012, Xi ha scelto Shenzhen, seguendo le orme del tour meridionale del 1992 dell’ex leader Deng Xiaoping che ha dato il via alla politica di “riforma e apertura” della nazione. Quel viaggio ha rafforzato le speranze che Xi avrebbe aperto ancora di più l’economia con nuove riforme.

L’egemonia di Xi ha alimentato la preoccupazione tra gli investitori che Pechino abbia abbandonato il pragmatismo per ideologia, “poiché il partito sposta la sua attenzione dallo sviluppo economico alla sicurezza”, si legge su Blooomberg. Così la scelta di Yan’an come destino del primo viaggio della leadership, e l’interesse di ricordare un momento chiave dell’ascesa di Mao, “potrebbe alimentare i timori che Xi stia riportando la Cina a un’era di culto della personalità e srotolando il sistema di leadership collettiva abbracciato dopo la morte del patriarca del partito nel 1976”.

Il viaggio di Xi con i nuovi leader. La scelta non casuale di Yan'an

La scelta dell’antica base rivoluzionaria nella provincia nordoccidentale di Shaanxi, come destinazione del primo viaggio dei membri del Politburo, e l’interesse di ricordare un momento chiave dell’ascesa di Mao, alimenta i timori che il presidente cinese stia riportando la Cina a un’era di culto della personalità. Che cosa hanno fatto durante il tour

All'anima del commercio. La crisi del rapporto Germania-Cina

Per oltre due decenni la seconda economia globale ha fatto man bassa di manifattura tedesca, garantendo solide entrate alle industrie europee. Ma ora, tra Pil col fiatone, nuovi lockdown e un ritorno all’autarchia, le vendite all’estero sono crollate. E Berlino paga dazio. Mentre la Francia…

Technopolicy - Sensi, l'altra faccia del riconoscimento facciale

In parlamento Filippo Sensi è riuscito a far approvare una moratoria sull’utilizzo delle tecnologie di riconoscimento facciale nei sistemi di videosorveglianza nei luoghi pubblici. Ma il tema non si ferma qui: stiamo consegnando i nostri dati biometrici ad aziende di cui non sappiamo nulla e che possono usarli per scopi illegali (come nel caso Clearview AI). La regolamentazione è ancora nelle fasi iniziali

Che si dice al Forum filorusso di Verona (che ha traslocato a Baku)

L’evento voluto da Fallico si tiene quest’anno nella capitale azera per permettere la presenza dei fedelissimi di Putin sanzionati dall’Ue. Non poteva mancare Sechin, numero uno di Rosneft, che ha lanciato accuse agli Usa e all’Occidente. Ma non è stato l’unico

National Defense Strategy, tra Usa e Cina i destini del mondo

La Cina è vista dagli Stati Uniti come una minaccia, persistente e dunque futura tanto quanto presente. La National Defense Strategy, insieme ad altri due documenti usciti in contemporanea dal Pentagono, fotografa la profondità della sfida che Pechino pone a Washington

In Iran ci vorrebbe un nuovo Khatami per spingere la rivolta alla vittoria

Senza un capo, la rivoluzione iraniana è destinata a spegnersi. Ci vorrebbe un Khatami, già presidente dell’Iran tra il 1997 ed il 2005, più giovane e determinato per dare la speranza a chi sventola veli colorati gridando “Donna, vita, libertà”. L’analisi di Gennaro Malgieri

Musk e un lavandino da 44 miliardi di dollari

Dopo quasi sette mesi di tira e molla, il tycoon acquista la piattaforma al prezzo che aveva inizialmente proposto (44 miliardi di dollari). Ora si parla di licenziamenti, del numero di bot e di come intende realizzare la super app che ha in mente. Per ora, l’unico vincitore è l’ex ceo Parag Agrawal, mandato a casa dopo un anno ma con in tasca 42 milioni di dollari

I sogni di Xi, la realtà della Cina. Fosun va in pezzi

A nemmeno una settimana dalla rielezione del leader cinese, il più grande conglomerato privato del Paese annuncia la dismissione forzata di asset per 11 miliardi di dollari. Per non fare la stessa fine di Evergrande

Così l'Ambasciatore Aldo Amati saluta Varsavia

Di Giulia Gigante

Il mandato di Aldo Amati, Ambasciatore d’Italia a Varsavia dal 2018,  sta per volgere al termine. Prima di rientrare in Italia, decide di rilasciare alcune dichiarazioni in merito al cospicuo interscambio registrato tra i due Paesi, all’evoluzione dei rapporti bilaterali e della cooperazione in campo commerciale, e  allo stato di diritto che sventola come la muleta sotto il naso di Bruxelles

Sfida su atlantismo e fisco. L'opposizione secondo Richetti

Il capogruppo di Azione-Italia Viva alla Camera: “Questa destra, solo in apparenza unita, ha vinto le elezioni. Bene, ora hanno l’onere di governare e la responsabilità di dare risposte concrete ai cittadini italiani. Sul caro energia abbiamo presentato un piano dettagliato, li aspettiamo in Parlamento, perché servono soluzioni adeguate ed eque, come sulla politica fiscale serve rigore, non la flat tax di Salvini e compagnia o i soliti condoni”

×

Iscriviti alla newsletter