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La corruzione è un problema che si presenta da tempo ormai a tutti i governi di Kyiv e che tutti gli alleati e i partner internazionali dell’Ucraina sottolineano spesso. A partire dall’Unione europea a cui l’Ucraina ambisce. Ed è inevitabile che la corruzione rappresenti un problema ancor più grave in questo momento cruciale per le sorti della guerra, dell’Ucraina e della sua popolazione. Davanti a uno scandalo portato alla luce da giornalisti investigativi e dall’Ufficio anticorruzione, il presidente Volodymmyr Zelensky ha dunque scelto la tolleranza zero: un rimpasto per sostituire, tra gli altri, quattro vice ministri, cinque governatori di regioni sulla linea del fronte, come Kherson e Zaporizhzhia, un vice procuratore generale e un consigliere della presidenza accusati di varie forme di corruzione. “In tempo di guerra, ognuno dovrebbe essere consapevole delle proprie responsabilità”, ha dichiarato Mykhailo Podolyak, consigliere del presidente.

“L’Ucraina ha un’occasione unica per dimostrare che non siamo come la Russia”, ha dichiarato Jurij Nikolov, giornalista fondatore del sito investigativo Nashi Groshi (I nostri soldi) che ha rivelato lo scandalo delle forniture al ministero della Difesa, a Politico. Il momento, come detto, è cruciale e uno scandalo simile potrebbe minare l’unità della società ucraina e pure quella del sostegno occidentale. Il governo ucraino ha sottolineato come la linea scelta sia un atto “in linea con le tradizioni europee e democratiche”. E Bridget Brink, ambasciatrice in Ucraina degli Stati Uniti, di gran lunga il principale sostenitore finanziario dell’Ucraina, ha dichiarato: “Nella futura Ucraina non ci può essere posto per coloro che usano le risorse statali per il proprio arricchimento. Le risorse statali dovrebbero essere al servizio del popolo”.

“Gli Stati Uniti e l’Unione Europea sono da tempo preoccupati per la corruzione dilagante in Ucraina, fenomeno che dura da anni”, commenta Kathleen Doherty, già ambasciatrice degli Stati Uniti a Cipro e vice capo missione a Roma, a Formiche.net. “La repressione della corruzione da parte di Zelensky è necessaria e attesa da tempo, considerato che il Paese sta ricevendo miliardi di dollari e di euro in aiuti e con la prospettiva di dover spendere trilioni di dollari per la ricostruzione e i relativi costi post-bellici una volta terminata la guerra”.

Alla luce di questo, continua Doherty, il presidente ucraino “deve rassicurare” la sua popolazione, “che affronta bombardamenti quotidiani, distruzione e morte, nonché i donatori e i partner, che questo denaro non sparirà in conti bancari nascosti, proprietà offshore, beni di lusso e automobili”. Allo stesso modo “deve anche rassicurare i partner e gli stessi ucraini che i licenziamenti non sono stati motivati politicamente, cioè non sono una cacciata di potenziali rivali”, aggiunge.

Ecco perché, in questa fase “gli Stati Uniti e l’Unione europea devono sostenere – e continuare a spingere – Zelensky nei suoi sforzi anticorruzione. Ma per ora questo è secondario rispetto al sostegno alla lotta dell’Ucraina per la sopravvivenza e la vittoria”, conclude Doherty.

L’anticorruzione di Zelensky, oggi per il domani dell’Ucraina

Dopo il recente scandalo il presidente ha scelto la linea dura. “Deve rassicurare” la sua popolazione nonché i donatori e i partner, spiega a Formiche.net la diplomatica americana Kathleen Doherty. Usa e Ue lo supportino ma “per ora questo è secondario rispetto al sostegno alla resistenza”

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