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Hanno avuto troppo poco spazio nel dibattito pubblico i dati, allarmanti, resi noti dall’Ospedale pediatrico Bambino Gesù di Roma lo scorso settembre, alla vigilia della Giornata mondiale per la prevenzione del suicidio: negli ultimi dieci anni gli accessi per tentato suicidio nella sola struttura romana sono cresciuti esponenzialmente, con un aumento eccezionale del 75% nei due anni della pandemia rispetto al biennio precedente. La media è di un caso al giorno. Numeri confermati in tutto l’Occidente: secondo l’analisi del Centro Controllo Malattie (CDC) statunitense, il suicidio rappresenta la seconda causa di morte nei giovani tra i 15 e i 25 anni.

Arrivate a togliersi la vita è la punta dell’iceberg. Sotto la superficie, dilaga un malessere che spaventa, perché mette a repentaglio la salute presente e futura dei nostri ragazzi e, in definitiva, il benessere dell’intera comunità. Sbaglieremmo a credere che sia tutta colpa della pandemia. La letteratura scientifica ci segnala come la salute mentale dei giovani sia in peggioramento da ben prima del 2020. Ansia e depressione sono in crescita costante, complici l’abuso tecnologico, la carenza di sonno che ne deriva, l’incapacità del cervello in via di sviluppo di adattarsi alla velocità dei cambiamenti, la rarefazione dei canali tradizionali di socializzazione, il bullismo reale e virtuale, la dipendenza sempre più precoce da droga e alcol. A tutto questo si è aggiunto lo stress da Covid-19, con il lockdown, l’isolamento, la paura, i lutti.

Questa la diagnosi, amara e dolorosa. Ma è urgente pensare alla cura: non possiamo permetterci di affrontare le sfide complesse che abbiamo di fronte con un Paese fragile e impaurito. Le nuove generazioni hanno bisogno di noi, del nostro ascolto e della nostra condivisione. Anche perché, oltre alle fragilità, ci mostrano ogni giorno segni di straordinaria vitalità, della “follia buona” cui alludeva Steve Jobs con il suo celebre appello Stay hungry, stay foolish”, richiamato anche dal presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, nel discorso programmatico in Parlamento: i teenager sono in prima linea sui diritti, occupano le piazze nei Fridays For Future, protestano contro le disuguaglianze a tutte le latitudini, sono maestri del pensiero laterale, viaggiano, inventano, sperimentano. Basta guardare in queste settimane le ragazze iraniane che sfidano il potere oscurantista al grido “Donna, vita, libertà”. Ci ricordano che altri mondi sono possibili. Come scriveva Kafka, la giovinezza “ha la capacità di vedere la bellezza”. Quanto ne abbiamo bisogno, oggi che la guerra è tornata nel cuore d’Europa con il suo carico di violenza e distruzione?

“L’Italia non è un Paese per giovani”, ha riconosciuto il premier Meloni, promettendo di lavorare sul tema a 360 gradi, sulla scuola e l’università, sulla promozione delle attività artistiche e culturali e dello sport come “straordinario strumento di socialità, di formazione umana e di benessere”. Tutto si tiene: salute dell’anima e salute del corpo, formazione e realizzazione personale, solidarietà e felicità. Mattoni che costruiscono la casa dell’adulto che verrà.

Per questa ragione ho fortemente voluto la presenza dello psichiatra Paolo Crepet e del presidente del Coni Giovanni Malagò alla Convention della Fondazione Guido Carli in programma a Roma a Villa Blanc il 2 dicembre, dedicata alle “Energie coraggiose. Forze che muovono il mondo”. Vorrei che i giovani fossero considerati i protagonisti e i destinatari principali di questo appuntamento. Le “energie mentali”, a cui sarà dedicato un punto del Manifesto che presenteremo a supporto delle decisioni del governo, sono essenziali per sostenere i cambiamenti epocali in corso, dall’ambiente all’energia, dal digitale al lavoro. Cambiamenti che avranno impatto soprattutto sui giovani, anche se spesso la politica sembra scordarsene. Non possiamo lasciarli soli. Occorre ampliare l’accesso alle cure, attivare nelle scuole sostegno psicologico e percorsi di ascolto da parte di personale specializzato, come chiede l’Unione europea, sostenere le famiglie, sfruttare al massimo gli strumenti digitali per intercettare e combattere il disagio, rieducare alle relazioni di amicizia e di aiuto, riavvicinare i ragazzi alla partecipazione. Investire, investire, investire.

Il “mondo nuovo” deve essere sano per essere davvero foolish, imprevedibile, aperto, inclusivo, capace di pensare in maniera non convenzionale. Facciamolo. Osiamo.

Le energie mentali che servono al Paese. Cominciamo dai giovanissimi

I dati sulla salute psichica dei nostri ragazzi sono allarmanti: ansia e depressione sono in crescita da ben prima della pandemia. Sostenerli è urgente, perché da loro dipendono il nostro futuro e la capacità di affrontare i cambiamenti. In altre parole, il benessere della comunità. Il 2 dicembre alla Convention della Fondazione Guido Carli si discuterà di energie in senso lato, della “follia buona” che serve al cambiamento. L’intervento di Romana Liuzzo, presidente della Fondazione Guido Carli

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