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Ieri sera, appena incassata la fiducia alla Camera, Giorgia Meloni ha avuto un colloquio telefonico con Joe Biden. Il tempismo è importante: il gesto sembra avere, proprio nella sua genesi, un valore positivo che viene prima del contenuto della conversazione. Nella giornata di lunedì c’era stato il primo contatto ufficiale tra il nuovo governo italiano e l’amministrazione statunitense, tra Antonio Tajani, vicepresidente del Consiglio e ministro degli Esteri, e Antony Blinken, segretario di Stato.

Il presidente degli Stati Uniti “si è congratulato” con la presidente del Consiglio italiano per il suo incarico, recita una nota della Casa Bianca. La presidente del Consiglio italiano ha “ringraziato” il presidente statunitense “per le congratulazioni e ha ribadito la profonda amicizia che lega” Italia e Stati Uniti, si legge in una nota di Palazzo Chigi.

Meloni “ha sottolineato l’importanza della partnership transatlantica, soprattutto alla luce delle storiche sfide che le democrazie occidentali stanno affrontando, come la guerra in Ucraina e la crisi energetica e alimentare”, spiega il comunicato italiano evidenziando le due urgenze per il nuovo governo: atlantismo e caro bollette. La nota della Casa Bianca spiega che i due leader hanno parlato anche di Cina: “hanno sottolineato le forti relazioni tra gli Stati Uniti e l’Italia e hanno espresso la loro disponibilità a collaborare nell’ambito dell’alleanza transatlantica per affrontare le sfide comuni. Hanno discusso del loro impegno a continuare a fornire assistenza all’Ucraina, a far sì che la Russia sia chiamata a rispondere della sua aggressione, ad affrontare le sfide poste dalla Cina e a garantire risorse energetiche sostenibili e accessibili”, conclude il comunicato statunitense.

Domenica il presidente Biden si era congratulato con la neo presidente del Consiglio auspicando di “continuare a promuovere il nostro sostegno all’Ucraina, ritenere la Russia responsabile della sua aggressione, garantire il rispetto dei diritti umani e dei valori democratici e costruire una crescita economica sostenibile”. Stessi aspetti che erano stati sottolineati da Blinken nel suo messaggio all’indomani delle elezioni e della vittoria di Meloni. In più, rispetto al resoconto della telefonata di ieri, si ritrova il riferimento ai diritti umani. A segnalare che l’Ucraina è condizione necessaria ma non sufficiente a una cooperazione proficua. Ci sono anche sfide come le autocrazie (come la Cina) e le democrazie illiberali (come l’Ungheria di Viktor Orbàn).

La prossima settimana la presidente del Consiglio dovrebbe accogliere Jens Stoltenberg, segretario generale della Nato, a Palazzo Chigi. Prima del G20 in Indonesia di metà novembre, dovrebbe volare a Bruxelles e a Kyiv per incontrare i vertici delle istituzioni europee e il presidente ucraino Volodymyr Zelensky. Come detto, l’atlantismo è uno dei due dossier più urgenti per Meloni. Ma rischia di essere “zavorrato”, per usare le parole di Repubblica, dal rapporto tra la Russia di Vladimir Putin e i suoi due alleati, Silvio Berlusconi e Matteo Salvini.

Telefonata Meloni-Biden, buona la prima

Appena incassata la fiducia alla Camera, la presidente del Consiglio ha avuto un colloquio telefonico con la Casa Bianca. Il tempismo è importante: il gesto sembra avere, proprio nella sua genesi, un valore positivo che viene prima del contenuto della conversazione

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“Dal 2014, la Crimea non è stata solo sottratta allo Stato che ne esercitava con pieno diritto la sovranità, ma è stata anche segregata rispetto all’intera comunità internazionale”. Pubblichiamo il testo dell’intervento di Sergio Costa (Movimento 5 Stelle), vicepresidente della Camera dei deputati, al Vertice interparlamentare della Piattaforma Crimea di Zagabria

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