Skip to main content

Nel dibattito strategico italiano, la difesa europea sta smettendo di essere un orizzonte evocato nei consessi internazionali e comincia ad assumere i contorni di un dossier operativo. Una transizione tutt’altro che scontata, che impone al sistema-Paese una verifica realistica delle proprie ambizioni, capacità e posizionamenti.

La linea della maggioranza di governo, guidata da Giorgia Meloni e incarnata con coerenza dal ministro Guido Crosetto, si muove lungo una direttrice ormai chiara: rafforzamento della postura atlantista dell’Italia, sostegno politico e operativo all’Ucraina, e adesione a un’idea di difesa comune europea che sia pienamente integrata nel quadro Nato. È la strategia del “complementare, non alternativo”, che Roma sostiene anche in sede di Eumc e negli incontri tra i Defence Ministers a Bruxelles.

Il problema, semmai, è la capacità del sistema italiano di stare al passo con l’accelerazione che si registra nelle cancellerie europee.

Il dibattito in corso sulla creazione di una Eu Defence Commissioner, le spinte verso un European Defence Industrial Strategy (Edis) vincolante e le prime ipotesi di un Defence Single Market, impongono all’Italia non solo posizioni politiche, ma anche strumenti concreti.

E qui alcune fragilità escono fuori, anche se – va detto – non mancano segnali incoraggianti.

Il comparto industriale italiano, pur storicamente penalizzato da una pianificazione discontinua, ha mostrato negli ultimi mesi una capacità di reazione notevole. Il programma Gcap (Global Combat Air Programme), che vede l’Italia partner strategico accanto a Regno Unito e Giappone per lo sviluppo del caccia di sesta generazione, rappresenta una delle più importanti iniziative di difesa ad alta tecnologia in ambito euro-atlantico.

La partecipazione italiana – tramite Leonardo – va ben oltre un ruolo ancillare: coinvolge ricerca, avionica, sensoristica, elettronica e apre spazi di crescita tecnologica per l’intera filiera nazionale.

Altro tassello strategico è l’accordo siglato tra Leonardo e Rheinmetall per la realizzazione di una nuova generazione di piattaforme corazzate, che si propone come risposta industriale credibile all’asse franco-tedesco rappresentato dal programma MGCS.

Una mossa che testimonia la volontà di Roma di non subire passivamente le dinamiche continentali, ma di proporre soluzioni industriali alternative, credibili e interoperabili.

Sul fronte navale, Fincantieri continua a giocare un ruolo di primo piano nei consorzi europei. Le partnership con Naval Group, il lavoro svolto nei programmi PPA e LSS e la crescente presenza in mercati terzi (Medio Oriente, Asia-Pacifico, America Latina) dimostrano come l’Italia sia in grado di coniugare capacità cantieristica, know-how tecnologico e diplomazia commerciale.

Eppure, il gap strutturale resta. La filiera subfornitrice è ancora troppo frammentata, l’assenza di una vera agenzia nazionale di procurement limita il coordinamento, e la cultura strategica non è ancora patrimonio diffuso nel decisore politico.

Il Documento Programmatico Pluriennale della Difesa 2024–2026 segna un passo avanti in termini di trasparenza, ma manca ancora di un’integrazione piena con le dinamiche europee di investimento e innovazione.

Sul piano politico, la maggioranza gode oggi di un sostegno compatto, favorito da una sintonia tra Palazzo Chigi e il Quirinale sui grandi dossier strategici.

L’opposizione, al contrario, appare meno strutturata: il Partito Democratico alterna aperture europeiste a posizioni più caute sul riarmo continentale, mentre il Movimento 5 Stelle resta ancorato a una visione pacifista difficilmente compatibile con l’attuale scenario geopolitico.

L’assenza di una strategic culture condivisa si riflette anche nella sottorappresentazione dell’Italia nei centri decisionali europei: Commissione, Eda, Eumc. Un paradosso, per un Paese che è potenza regionale nel Mediterraneo e membro del G7.

Eppure la finestra di opportunità è concreta. L’Europa, per la prima volta dal Trattato di Maastricht, si muove con coerenza verso una difesa comune. Non più opzione, ma necessità.

E se l’Italia saprà valorizzare le sue eccellenze industriali, puntare su un procurement europeo condiviso e rafforzare la sua postura politica, potrà ambire a un ruolo guida.

Perché la difesa comune non si costruisce solo con i trattati, ma con programmi condivisi, industria integrata e una visione strategica che, per una volta, guardi avanti.

Difesa europea, l’Italia tra ambizioni industriali e sfide strategiche

Se l’Italia saprà valorizzare le sue eccellenze industriali, puntare su un procurement europeo condiviso e rafforzare la sua postura politica, potrà ambire a un ruolo guida, perché la difesa comune non si costruisce solo con i trattati, ma con programmi condivisi, industria integrata e una visione strategica che, per una volta, guardi avanti. L’analisi di Roberto Arditti

Così avanza il partenariato strategico India-Italia. Il commento di Polato

Il protocollo d’intesa siglato da Tajani a Nuova Delhi ricalca gli impegni già assunti dai due Paesi in occasione del partenariato India-Ue per l’energia pulita e il clima e più in generale si pone nel solco dell’accordo raggiunto al G7 tra Giorgia Meloni e Narendra Modi. Polato (Ecr/FdI): “La diversificazione in economia è spesso un valore aggiunto nei momenti di turbolenza, ed è bene che il governo insista in questa direzione”

Ecco la mostra fotografica che fa rivivere gli ideali di Piersanti Mattarella

Biografie parallele. Quanto incide per il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella l’eredità umana e politica del fratello Piersanti, ucciso a Palermo? Una chiave di lettura essenziale è rappresentata dalle fotografie inedite di una mostra che sta per essere inaugurata nella capitale siciliana

AI, start-up e nuovi mercati. Cosa c’è nell’accordo con l’India firmato da Bernini

Si rafforza il rapporto bilaterale fra Italia e India, grazie alla firma di un memorandum firmato dal ministro dell’Università Anna Maria Bernini e il ministro della Scienza e della Tecnologia della Repubblica dell’India, Jitendra Singh. L’accordo prevede creazione di reti tra esperti e ricercatori, il sostegno alla nascita di startup e spin-off ad alto contenuto innovativo, la partecipazione congiunta a programmi multilaterali e il rafforzamento delle capacità scientifiche nei settori di reciproco interesse

Meloni da Trump porterà con sé la voce dell'Europa. Il commento di Bonanni

Tra pochi giorni Giorgia Meloni incontrerà Donald Trump. Sono certo che porterà con sé non solo la voce dell’Italia, ma soprattutto quella dell’Europa e dei nostri alleati nel mondo. Perché questa fase incerta può essere superata solo con unità, fermezza e lungimiranza

A che punto è l’accordo tra Tim e Tesoro-Retelit per Sparkle

La società dei cavi sottomarini passerà da Tim alla cordata con Mef (al 70%) e Retelit (al 30%). Ma, secondo quanto appreso da Radiocor, ci vorrà ancora qualche giorno per completare le procedure

Quanto incidono i dazi di Trump sulle industrie britanniche. L'analisi di Valori

Le industrie britanniche stanno affrontando crescenti difficoltà a causa della nuova politica tariffaria degli Stati Uniti, che prevede dazi del 10% sui prodotti britannici e del 25% sui veicoli. Gli economisti sottolineano l’incertezza prolungata e l’impatto significativo sulle esportazioni, con le regioni industriali come le West Midlands particolarmente colpite. Gli esperti suggeriscono di diversificare i mercati per ridurre la dipendenza dagli Stati Uniti

La Dc non ritorna ma neanche il “partito di centro che guarda a sinistra”. L'opinione di Merlo

Un partito-luogo-movimento-soggetto politico centrista e riformista non può crescere – e né tantomeno condizionare – in un progetto politico che fa delle tre sinistre unite il cemento ideologico di una coalizione. La riflessione di Giorgio Merlo

Phisikk du role - Terzo mandato e sentenza della Corte. Oltre il velo leguleio

Il limite dei due mandati che in passato, prima delle riforme che portarono alle investiture dirette, poteva apparire un’assurda limitazione, oggi acquista un senso diverso e una sua ragione, per evitare che le derive populistiche trovino una più agevole incarnazione in un sistema che consenta la perpetuazione del caudillo al potere. Il commento di Pino Pisicchio

Quando a Dante Ferretti fu assegnato il Premio Picenum. Scrive Girelli

Oggi il nome di Ferretti circola e la sua presenza è ambita. Ma allora, quindici anni fa, la sua fama, nonostante il valore, era prevalentemente limitata agli ambienti della sua arte. Per questo ritenni che andasse onorato. Lo scenografo ha lavorato a film dei più importanti registi italiani e americani (tra gli altri Fellini, Pasolini, Scorsese ) e ha curato anche le scene di svariate opere liriche nei più famosi teatri del mondo. L’intervento di Giorgio Girelli, già presidente della commissione Premio Picenum

×

Iscriviti alla newsletter