Skip to main content

Se quest’anno si può definire complesso e impegnativo, come d’altronde il presidente Mattarella lo definisce proprio all’inizio del suo discorso di fine anno, quest’ultimo lo si può definire con un aggettivo molto chiaro: accorato.

Il discorso del Presidente è uno dei momenti più attesi dell’anno politico. Ogni anno, si rivolge ai cittadini riassumendo i grossi passaggi politici e sociali che si sono affrontati, e spesso si profilano le linee delle sfide che si dovranno fronteggiare.

Quest’anno, se possibile, il discorso di Mattarella è stato ancora più atteso: è infatti il primo che rivolgerà agli italiani da Presidente rieletto, dopo averci simbolicamente salutato – l’anno scorso – con una finestra aperta sullo sfondo a ricordarci che sarebbe uscito dal palazzo del Quirinale, di lì a poco. Così non è stato. Ed è lo stesso Mattarella ricordarci l’eccezionalità della sua rielezione richiamando una delle parole chiave del discorso di quest’anno e forse di tutto il 2022: responsabilità.

È infatti noto che l’impasse politica emersa durante l’elezione (anzi, più corretto dire la rielezione) del presidente si è prolungata lungo la prima metà dell’anno, fino a causare il disordine negli equilibri di forza del centrodestra, allora diviso sul sostegno al governo Draghi e oggi unito in una maggioranza con a capo FdI, l’unico partito all’opposizione negli ultimi governi. Governi che hanno dovuto affrontare sfide difficili, la crisi economica, la pandemia, la guerra in Europa, le complessità conseguenti al conflitto e l’impatto sulla nostra economia e sulla nostra indipendenza energetica.

Sergio Mattarella è sembrato (ma non serviva la nostra osservazione per averne conferma) consapevole della valenza storica del discorso di fine 2023, e soprattutto degli obiettivi utili da coprire: rassicurare il Paese, sottolineando il corretto funzionamento dei processi democratici (leggasi: del governo Meloni) e mostrarsi come il garante delle procedure istituzionali dopo un anno che ha visto una figura del calibro di Mario Draghi cadere alle logiche della politica più schietta e brutale.

L’elezione di Giorgia Meloni, per giunta, è un fatto storico di per sé: e infatti il Presidente stesso ricorda che la leader è la prima donna presidente del Consiglio.

Ma sono più in generale tutte le tematiche della scorsa campagna elettorale ad entrare nelle parole del Presidente: il lavoro e la precarietà, rivolgendo un pensiero ai più fragili, e rilanciando l’impegno al sostegno di chi cerca lavoro invano (ma senza citare il reddito di cittadinanza); l’ambiente e la sostenibilità, il sistema sanitario e il ruolo cruciale della scienza, proprio nel giorno in cui il decreto rave permette il reintegro dei medici no vax; l’importanza della partecipazione giovanile e la strategica centralità dell’ecosistema digitale.

Un discorso di oltre 1800 parole, con cui il Presidente ha voluto rimarcare la posizione dell’Italia nei confronti del conflitto russo in Ucraina e soprattutto concentrarsi sui risultati raggiunti e sulle possibilità di rilancio promosse dal Pnrr.

Un discorso che mira a riunire gli italiani intorno al concetto di Repubblica e di partecipazione alla democrazia, con i richiami all’importanza del lavoro, del contrasto all’evasione, dell’impegno che i cittadini mettono quotidianamente nel rispetto delle leggi democratiche.

Quello che abbiamo ascoltato è soprattutto un discorso che parla ai giovani, a cui direttamente si rivolge nell’accorato appello al rispetto delle leggi stradali, e che fa della parola “domani” e “giovani” una delle più pronunciate dal presidente insieme a responsabilità, repubblica, costituzione, libertà.

Il presidente Mattarella traccia quelle che sono le line valori valoriali che l’intero Stato e, forse, tutti cittadini dovranno tenere a mente nei mesi complessi che ci aspettano.

Il discorso di Mattarella, tra responsabilità e rassicurazione

Sergio Mattarella è sembrato (ma non serviva la nostra osservazione per averne conferma) consapevole della valenza storica del discorso di fine 2023, e soprattutto degli obiettivi utili da coprire: rassicurare il Paese, sottolineando il corretto funzionamento dei processi democratici (leggasi: del governo Meloni) e mostrarsi come il garante delle procedure istituzionali. Il commento di Martina Carone (Quorum/Youtrend)

Quello che si è fatto e quello che si deve (ancora) fare. Il bilancio di Becchetti

Cambiare idea non è un male e il governo è tornato indietro giustamente su questioni come quelle del pos e del tetto al contante che non erano altro che un invito al nero e all’evasione. Col nuovo anno speriamo ci sia una svolta in materia di energia. L’analisi di fine anno di Leonardo Becchetti

Usa, Cina e Ucraina. Guida al 2023 di Giorgia Meloni

L’invasione russa, un rapporto con Pechino da ridefinire volando da Xi, uno con gli Stati Uniti da continuare a rafforzare. Sono soltanto alcuni dei tanti impegni internazionali del nuovo anno per il presidente del Consiglio

Benedetto XVI e l'integralità del cattolicesimo

La tradizione non è una gabbia di acciaio, ma una molla che spinge in avanti, che permette di mantenere uno spessore oltre le apparenze e le mode del momento, che mantiene nell’eredità eterna della Rivelazione divina una forza soprannaturale presente al cospetto della fragilità temporale. La riflessione di Benedetto Ippolito, professore di Storia della Filosofia Medievale all’Università Roma Tre

Cina, un wolf warrior al ministero degli Esteri

La Cina sceglie Qin Gang, un esperto di alterchi strategici, per guidare la propria diplomazia. Toccherà a lui salvare l’immagine di Pechino in mezzo alla nuova ondata di Covid che rischia di ri-infiammare la pandemia

Russia e Cina, quel patto sulla propaganda nel nome della disinformazione

Da almeno un anno il Cremlino e il Dragone portano avanti un accordo bilaterale per la condivisione di notizie contro l’Occidente. Molte delle quali false o fuorvianti, come quella dei laboratori ucraini da cui sarebbe arrivato il Covid

Arte e digitale, quando la crisi diventa opportunità. Le proposte di Forgione

Di Federica Masi

Il processo di innovazione digitale previsto per la cultura ha l’obiettivo di creare delle infrastrutture digitali per conservare i beni, di raggiungere in maniera rapida e diretta la domanda e di ampliare i segmenti di pubblico. Tutte le sfide della “cultura digitale” raccontate da Ilde Forgione, PhD in Diritto pubblico e dell’economia, esperta di comunicazione e digitalizzazione nel settore dei beni culturali

Vi racconto Benedetto XVI, il chierico. Il commento di Malgieri

Ratzinger è stato l’esempio vivente della ritrovata e rinnovata speranza della ricomposizione delle fratture che stanno annichilendo l’umanità anche nella apparente lontananza dal mondo. È probabile che la sua fragilità, con semplicità e coraggio confessata, altro non fosse all’epoca che il sigillo dello Spirito Santo sulla sua dignità pontificale non più bastevole nelle circostanze di allora. Il commento di Gennaro Malgieri

Cosa lega Ucraina e Indo Pacifico? L’Europa

Se l’Ucraina è la sfida del presente, l’Indo Pacifico è quella del futuro. L’Unione europea non può perdere attenzione a quello che succede nella regione asiatica, perché in fondo tutto è connesso

Msi, il legame con gli ebrei e il ponte sullo Stretto. Parla Bignami

Il viceministro: “Sul Pnrr abbiamo raggiunto i 55 obiettivi previsti per fine anno, a dimostrazione che l’allarmismo lanciato da certa sinistra era ancora una volta infondato e strumentale”. E sull’Msi: “Una polemica sterile creata nel vano tentativo di mettere in difficoltà questo governo. Se l’opposizione è questa, penso non sia una buona notizia per la nostra democrazia”

×

Iscriviti alla newsletter