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Dopo aver attirato per anni capitali stranieri nei mercati cinesi, il presidente Xi Jinping sta ora affrontando il rischio di un brutto periodo di de-globalizzazione finanziaria. Gli investitori ne indicano una ragione principale: le politiche dello stesso Xi. A scriverlo è Bloomberg con un titolo durissima: “La Cina è un paria per gli investitori globali: le politiche di Xi si ritorcono contro di loro”.

I gestori di fondi spiegano che ormai sono passati i tempi in cui rendimenti e aziende tecnologiche erano allettanti nonostante tutto. Adesso, i motivi per evitare il Paese sono più delle buone ragioni per investire. Le ragioni? Le imprevedibili campagne di regolamentazione e i danni economici causati dalle rigide politiche di Covid-19, ma anche i crescenti rischi derivanti da un mercato immobiliare traballante e persino la cosiddetta “amicizia senza limiti” siglata da Xi con la Russia di Vladimir Putin, soprattutto alla luce della guerra in Ucraina.

Una cambiamento di rotta importante e da sottovalutare per un mercato che si stava sviluppando come una calamita per gli investitori di tutto il mondo, un ruolo che sembrava essere il destino della Cina come seconda economia mondiale, osserva Bloomberg.

La presenza straniera nei mercati dei capitali della Cina di oggi è aumentata notevolmente da quando Xi è diventato presidente nel 2013. Il governo ha creato dei canali per far affluire i capitali e ha spinto per l’inclusione di attività in yuan nei principali benchmark globali. Ma l’anno scorso ha cambiato rotta con politiche che hanno preoccupato gli investitori globali, con una serie di misure restrittive nei confronti delle aziende più ricche del Paese. Il risultato è stato la sfiducia e la confusione sugli obiettivi del Partito comunista cinese. E così, piuttosto che discutere su quando acquistare gli asset cinesi, gli investitori globali si concentrano ora su quanto ridurre l’esposizione.

La Cina? Un paria per gli investitori globali, scrive Bloomberg

Sono passati i tempi in cui rendimenti e aziende tecnologiche erano allettanti nonostante tutto. Adesso, i motivi per evitare il Paese sono più delle buone ragioni per investire

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