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Era stato annunciato a fine luglio, e così è stato. Evergrande, un tempo il simbolo dell’appetito cinese per l’immobiliare, abbandona da oggi la Borsa di Hong Kong con un delisting inevitabile e definitivo, dopo oltre quindici anni di contrattazioni segnati da trionfi e dal tracollo finale. Gravata da oltre 300 miliardi di debiti, la compagnia ha visto un epilogo amaro: era il più grande gruppo del real estate del Dragone, forte di una valutazione di mercato oltre i 50 miliardi di dollari.

Solo pochi anni fa, Evergrande era un vanto del miracolo economico cinese e il suo fondatore e presidente, Hui Ka Yan, partendo da umili origini dalle aree rurali, era arrivato in cima alla lista Forbes delle persone più ricche dell’Asia nel 2017: da allora, la sua fortuna è crollata da 45 miliardi a meno di un miliardo di dollari. A marzo del 2024, l’immobiliarista è stato multato per 6,5 milioni di dollari e radiato a vita dal mercato dei capitali per la sovrastima di ricavi per 78 miliardi.

Al momento del crollo, Evergrande aveva circa 1.300 progetti in fase di sviluppo in 280 città in tutta la Cina: un vasto impero che comprendeva anche una società di auto elettriche e la squadra di calcio mandarina più blasonata, il Guangzhou Fc, allenata negli anni da Marcello Lippi e da Fabio Cannavaro, ma espulsa dalla massima divisione cinese all’inizio del 2025 per non essere riuscita a saldare una parte sufficiente dei suoi debiti.

Il declino di Evergande è iniziato dopo che Pechino ha introdotto nuove regole nel 2020 per controllare i prestiti che i grandi costruttori. Le misure hanno portato di gruppo a offrire i suoi immobili a prezzi scontati per garantire i flussi di cassa necessari per la sopravvivenza. Tutti sforzi inutili, visto che l’azienda è andata in default a fine 2021 sugliinteressi di alcuni bond esteri. Dopo anni di scontri legali, l’Alta Corte di Hong Kong ha ordinato la liquidazione della società a gennaio del 2024. L’ordinanza è maturata a seguito dell’incapacità di presentare una ristrutturazione praticabile per le passività estere.

All’inizio di agosto, i liquidatori hanno riferito che i debiti del gruppo nel settore si sono attestati a 45 miliardi di dollari e che finora ha venduto solo 255 milioni di dollari di attività, ammettendo che la revisione completa degli asset “si rivelerà irraggiungibile”.

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