Skip to main content

È di poche settimane fa la pubblicazione del Rapporto Italia Sostenibile di Cerved, che colloca l’Italia al 15° posto su 29 nazioni europee in tema di sostenibilità sociale, ben al di sotto della media dei nostri colleghi d’Europa. Per quanto riguarda il mondo delle imprese, la meno nota “S” dei più famosi criteri ESG (Environmental, Social and Governance) entrerà in modo definitivo nei parametri di rendicontazione dei bilanci delle aziende italiane – non solo grandi, ma anche di medie dimensioni – a partire dal 2024, con l’entrata in vigore la normativa europea Corporate Sustainability Reporting Directive (CSRD).

La direttiva prevede di introdurre standard comuni e omogenei per la rendicontazione dell’impatto delle aziende non solo secondo criteri di sostenibilità ambientale, ma anche sociale e di governance. E se, per quanto riguarda il profilo ambientale, le imprese possono già fare riferimento a una tassonomia e a indicatori definiti, l’aspetto “sociale” della sostenibilità resta ancora un terreno di difficile interpretazione e realizzazione. Molta della confusione deriva proprio dalla mancanza di parametri omogenei: basti pensare che oggi in Italia sono oltre 400 gli indicatori ESG che le aziende possono utilizzare per individuare una strategia di rating di investimento. Uno scenario distorsivo che finisce con l’attribuire alle imprese un valore diverso a seconda del portafoglio di parametri che si è scelto. Inoltre, la rendicontazione è solo il passaggio finale di un processo di azione sociale che deve essere a priori pianificato strategicamente dall’azienda a seconda dei propri obiettivi di business, ma anche del contesto e delle caratteristiche della comunità in cui l’impresa agisce.

Un’ulteriore difficoltà che interessa, poi, diverse realtà imprenditoriali, riguarda proprio la grammatica del concetto di sostenibilità sociale. La “S” si compone infatti di due dimensioni principali: una interna, relativa alla gestione delle risorse umane, e una esterna, che riguarda l’impatto del progetto di business sul territorio di riferimento. Se sul fronte interno, la presenza nelle aziende di uffici già dedicati può garantire la presenza delle competenze manageriali necessarie, importanti lacune rischiano di registrarsi quando si tratta di misurare il proprio progetto di business in termini di Diversity Equity e Inclusion e di sostegno alle proprie comunità, anche attraverso l’impegno dei propri dipendenti. Non a caso, uno degli aspetti principali del percorso di formazione con cui Dynamo Academy – l’impresa sociale che in Italia si occupa di formare le imprese sul tema della sostenibilità sociale – accompagna le aziende, è proprio la comunicazione: ovvero la capacità di raccontare, tanto ai propri dipendenti quanto al mondo esterno, i propri progetti sociali d’impatto sul territorio. Una capacità, quella di agire ‘con’ e ‘per’ la comunità che, del resto, è ben radicata nel Dna delle imprese italiane. Basti pensare alle migliaia di aziende di piccole e medie dimensioni, spesso familiari, che già producono un business concreto e radicato nel territorio, anche in zone remote del nostro paese.

Un caso su tutti, a livello nazionale, può essere considerato il modello Olivetti, la cui eredità culturale vive ancora oggi attraverso l’operato della Fondazione Adriano Olivetti, con cui Dynamo Academy ha sviluppato la sua prima executive school. Quella inaugurata da Olivetti è stata una strategia di business fondata su una visione radicale e radicata di comunità, grazie a cui ancora oggi è possibile diffondere quella cultura di condivisione e bellezza che rende l’imprenditoria italiana un’eccellenza in tutto il mondo e un modello a cui continuare a ispirarsi.

Imprese sostenibili, perché seguire il modello Olivetti

Di Maria Serena Porcari

Quella inaugurata da Olivetti è stata una strategia di business fondata su una visione radicale e radicata di comunità, grazie a cui ancora oggi è possibile diffondere quella cultura di condivisione e bellezza che rende l’imprenditoria italiana un’eccellenza in tutto il mondo e un modello a cui continuare a ispirarsi. L’intervento di Maria Serena Porcari, ceo di Dynamo Academy

Perché il decreto sblocca trivelle di Draghi è una buona notizia per Meloni

L’urgenza e la drammaticità del momento richiedono soluzioni estreme e veloci. Che a pensarci bene, però, sono scelte di buon senso. La leader di Fratelli d’Italia sa che su questi temi esistono maggioranze molto più ampie in parlamento e nelle Regioni. Il commento di Stefano Cianciotta, presidente dell’Osservatorio infrastrutture Confassociazioni e Abruzzo Sviluppo SpA

Ministeri, occhio a Esteri e Difesa. Il Pd? Non è (solo) colpa di Letta. Parla Bianco

L’ex ministro della Dc: “Va evitato il sovranismo costituzionale: bisogna rassicurare il Paese e i mercati esteri. Ancoraggio all’Unione europea”. Il Popolarismo? “È scomparso. E il Pd non ha saputo raccogliere questa eredità”

Referendum e democrazia. L'idea di Celotto

Con lo sviluppo del digitale e il sempre maggiore astensionismo andranno trovate nuove forme di referendum, per rinvigorire la partecipazione democratica. Per dirlo con le parole di Marco Pannella: “I miei referendum non sono mai di protesta, ma sempre di proposta”

Così il governo Draghi rafforza l’impegno per la transizione ecologica

Il Piano per la transizione ecologica e il cronoprogramma della Strategia nazionale per l’economia circolare sono due nuovi e fondamentali tasselli. Le parole di Laura D’Aprile, capo dipartimento al Mite, a Formiche.net

Biden, la difesa della democrazia e Meloni secondo Eric Terzuolo 

L’ex diplomatico spiega che negli Stati Uniti c’è preoccupazione per la tenuta del sistema politico in patria. L’amministrazione si muove anche a livello internazionale. Riflettori puntati sul summit di dicembre e sull’Ungheria di Orbán

È ora di fare leva sulla debolezza Putin. Scrive l’amb. Castellaneta

Stoltenberg ha ricordato che Kiev ha già ricevuto un robusto supporto esterno fondamentale nel fermare e respingere l’avanzata di Mosca. È ora di fare leva sull’attuale debolezza di Putin per cercare un compromesso: esito indispensabile per non andare incontro a una catastrofe planetaria. Il commento di Giovanni Castellaneta, già ambasciatore d’Italia negli Stati Uniti e consigliere diplomatico di Palazzo Chigi

Un codice della strada per le criptovalute

Nella primavera del 2022, le condizioni macroeconomiche avverse e le debolezze del settore si sono combinate per innescare una crisi sistemica. Come intervenire? Il commento di Giuseppe Pennisi

Prudenza e Draghi, le carte di Meloni in Ue. Parla Orsina

Il direttore della School of Government della Luiss: “Il leader del Carroccio è più facile che finisca con un ministero non importantissimo, o nessun ministero, e la vicepresidenza del consiglio, che con un ministero chiave”. E Forza Italia? “Se Berlusconi evita di farsi prendere dalla ‘sindrome dello spodestato’, può guadagnare parecchio spazio politico”

I due errori capitali che il Pd non deve compiere. I consigli di Cazzola

È bene che il Partito democratico eviti di compiere due errori: cercare nell’onda lunga le ragioni della sconfitta e, nello stesso tempo, avviare una discussione retrospettiva sulle alleanze come se si potesse aggiustare dall’opposizione quanto non si è compiuto al momento opportuno durante la campagna elettorale. In sostanza, è bene non mescolare due storie diverse

×

Iscriviti alla newsletter