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Le attese e le speranze della grande folla cosmopolita in Piazza San Pietro, il profondo misticismo liturgico della Messa Pro eligendo Romano Pontifice e la ieratica processione d’ingresso nella Cappella Sistina dei Cardinali elettori per l’inizio del Conclave: cielo e terra sembrano toccarsi in Vaticano nel giorno che segna una sorta di resurrezione elettiva del Pontefice che guiderà la Chiesa Universale. Ed é come assistere all’avvento di un tempo sospeso, durante il quale il cattolicesimo vive uno dei suoi momenti storici spirituali più solenni, ed enigmatici.

L’elezione del nuovo Papa assume non soltanto la simbologia di un rito, ma si trasforma in pellegrinaggio che é il millenario precipitato dei popoli credenti e delle loro culture diverse. Un pellegrinaggio nel tempo e nella fede che segue l’essenza del messaggio di Cristo anche nel mutare dei tempi. Piazza San Pietro, messa Eligendo Pontifice e processione dei Cardinali elettori: tre momenti sottolineati dall’entusiasmo e dai commenti dei fedeli, dalle parole e dai gesti dei Cardinali e dalle espressioni dei Porporati che varcano la porta della Sistina.

Fra il Colonnato del Bernini, sul sagrato della basilica di San Pietro e in via della Conciliazione i commenti variano da “i Papi passano la Chiesa resta” alle considerazioni del tipo: “Se lo eleggono al primo scrutinio il nuovo Papa é da considerare già un Santo, se occorrono 4 scrutini sarà un Pastore, 8 un Pontefice, più di 10 un papocchio….”. Fra le molte previsioni c’è chi paventa che domenica prossima si possa celebrare in mattinata la cerimonia di intronizzazione del nuovo Papa e l’esordio di Jannik Sinner agli Internazionali di tennis ed in serata la finale di Coppa Italia”.

Alla concelebrazione Pro eligendo Pontifice tutti gli occhi sono puntati sui cosiddetti papabili. Non sfugge lo speciale abbraccio fra il Cardinale decano che ha officiato la messa, il 91 enne Giovan Battista Re ed il Segretario di Stato uscente il cardinale Pietro Parolin da molti considerato un “Papa in pectore”. “Auguri eh…Auguri doppi”, ha ripetuto Re, salutando Parolin durante lo scambio della pace. I circa 4500 fra vaticanisti e inviati accreditati presso la sala stampa della Santa Sede continuano ad analizzare parola per parola l’omelia del Cardinale decano.

Parole che si trasformano in un momento di meditazione collettiva sulla figura del pontefice, sulla missione della Chiesa e sui segni dei tempi. “Una scelta di grande rilievo, che impone di mettere da parte ogni interesse personale per avere nel cuore solo Dio e il bene della Chiesa e del mondo” ha affermato Giovan Battista Re. “L’amore – ha aggiunto – é l’unica forza in grado di trasformare davvero il mondo. Serve un Papa all’altezza delle sfide del nostro tempo ed in grado di trasformare in realtà la comunione ecclesiale. Non una comunione autoreferenziale, ma fra le persone, i popoli e le culture, avendo a cuore che la Chiesa sia sempre casa e scuola di comunione”.

Nel pomeriggio teleobiettivi e zoom nuovamente puntati sulle espressioni, la postura e l’incedere dei papabili incolonnati nella lunga fila di Cardinali che intonando il Veni Creator Spiritus e sfilano in processione dalla Cappella Paolina alla Sistina. Un un corteo di porpore che raffigura la Chiesa in cammino, una processione di coscienze che si accingono ad una scelta che non appartiene solo alla cristianità ma riguarda tutta l’umanità. Sereno e agile come sempre Luis Antonio Tagle, definito dalla stampa filippina il Francesco dell’Asia” é uno dei più intonati, Péter Erdő incede lento e solenne, il maltese Mario Grech sovrasta con la sua altezza buona parte della fila, il francese Jean Marc Aveline non ha perso il suo rassicurante sorriso, Matteo Zuppi si guarda attorno, sorride a mezza bocca, china il capo e legge spedito e sicuro la formula del giuramento. Pierbattista Pizzaballa alza gli occhi agli affreschi della Sistina e nella sua espressione si legge la preoccupazione per la situazione a Gaza, della quale ha chiesto un aggiornamento fino a poco prima della processione.

Jean-Paul Vesco, primate d’Algeria, ritenuto un possibile baricentro fra l’Africa e l’Europa sfoggia un sorriso paziente e aperto, da maratoneta vorrebbe accelerare ma deve segnare il passo. Sguardo impenetrabile Parolin, che nella veste di Presidente del Conclave chiude la processione, é assorto in imperscrutabili pensieri. Una volta entrati nella Cappella Sistina, ogni Cardinale giura sul Vangelo di mantenere il segreto in perpetuo sul Conclave. Il primo a leggere la formula del giuramento é Parolin: ”Promitto et iuro observare …Prometto e giuro di osservare il segreto assoluto con chiunque non faccia parte del Collegio dei Cardinali elettori…”.

Le parole sono solenni, l’atmosfera rarefatta. Poi il Maestro delle Celebrazioni Pontificie pronuncia l’Extra omnes, “tutti fuori”, e le porte si chiudono. Da quel momento, ciò che accade all’interno resta custodito in un silenzio che nessun tempo potrà violare. Il Conclave é in progress e ciò che accade al suo interno é avvolto in un enigmatico silenzio che si accinge a resistere al tempo e alla natura umana, mentre la mistica dell’assoluto sta per travasarsi nella storia.

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