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A cento giorni dalla truce invasione russa dell’Ucraina, l’Unione europea apre un nuovo fronte energetico e alla lunga serie di direttive sull’energia, aggiunge oggi il Piano Repower Eu. L’obiettivo è da un lato rispondere a brutto muso alle minacce di Vladimir Putin riducendo o azzerare la dipendenza dalle sue “canne del gas” e dall’altro accelerando sugli obiettivi della lotta climatica per raggiungere l’ambiziosissima ma concretissima neutralità carbonica nel 2050 cogliendo il target middle term della riduzione al 2030 del 55% di emissioni killer complessive rispetto ai valori del 1990.

L’arma europea è quella dell’aumento di velocità nella messa “a terra”, come si usa dire, della transizione energetica nei 27 paesi membri. A iniziare dal nostro che è tra i più beneficiati dai finanziamenti, ma che presentano condizioni di partenza assai diverse e con notevoli differenze nell’energy mix.

Repower Eu accontenta però tutti e offre soluzioni realistiche per riuscire a saltare l’asticella posta giustamente molto in alto sia dell’autonomia energetica da Mosca ma soprattutto delle fonti energetiche fossili a favore delle rinnovabili già molto sostenute dai fondi Next Generation Eu e dal programma Fit for 55.

Il necessario pragmatismo mette sul piatto anche la veloce correzione di rotta sulle forniture di gas con restyling e nuove infrastrutture da realizzare per favorire l’uscita dalla dipendenza gasiera russa per dare l’addio in 5 anni alla loro fonte fossile.  La traiettoria energetica principale però corre sulle fonti pulite e il risparmio energetico e la spinta all’idrogeno verde, asset per l’oggi ma soprattutto per il futuro con i quali la Commissione Ue prova ad accelerare i fondamentali della transizione ecologica ed energetica mettendo sul piatto altri 300 miliardi di euro – 225 di finanziamenti e sovvenzioni e 75 di prestiti molto agevolati – del nuovo Repower Eu da trasformare in impianti e reti in un tempo massimo di 5 anni.

Sono 3 le azioni principali del piano. La prima è verso la sicurezza energetica con il cambio dei fornitori russi non solo come ulteriori sanzioni per i massacri in corso ma per garantire un’infrastruttura integrata del gas con infrastrutture portuali e di stoccaggio necessarie a ridurre al massimo nel continente i contraccolpi delle minacce di Putin. Ma anche portando a zero la dipendenza energetica dalla “pericolosa e inaffidabile” Russia entro il 2027, e abbattendo già di due terzi le importazioni di gas già entro il 2022.

La seconda azione è spingere la crescita delle energie rinnovabili di altri 5 punti portandola al 45% entro il 2030, anche con una nuova strategia per il solare. La terza azione è quella del risparmio energetico europeo che ha potenzialità enormi frenate negli ultimi anni anche dagli effetti della pandemia Covid-19. Sono tre azioni da avviare contemporaneamente e prevedono nuove iniziative legislative, schemi e raccomandazioni.

La maggior parte dei 210 miliardi di euro di nuovi investimenti, assicura Ursula von der Leyen, solo in minima parte copriranno i costi delle nuove infrastrutture gasiere. La parte del leone la farà il settore del risparmio energetico come misura di lungo termine con l’aumento dell’energy savings e la riduzione della domanda di energia per portare il target dell’efficienza energetica dal 9% al 13%.

Ai nuovi obiettivi contribuirà anche la revisione della direttiva sul rendimento energetico nell’edilizia che stabilirà nuove prestazione energetiche degli edifici con prescrizioni su “cappotti” esterni e ambienti interni sia per l’edilizia industriale che familiare con indicazioni su temperature dei riscaldamenti e dei boiler. Altre misure di risparmio vanno dalla riduzione dei limiti di velocità in autostrada al maggior supporto alla micro-mobilità e alla mobilità elettrica con l’impegno all’aumento della quota di veicoli a zero emissioni nelle flotte pubbliche, aziendali e commerciali.

Per il gas, il veicolo per diversificare le forniture sarà la Eu Energy Platform, il meccanismo che metterà in comune la domanda, coordinerà l’utilizzo delle infrastrutture di importazione, stoccaggio e trasporto e le fasi di negoziazione per facilitare gli acquisti comuni di gas, Gnl e idrogeno evitando concorrenze interne.

Se 10 miliardi di euro andranno all’adeguamento delle infrastrutture di stoccaggio e trasporto all’interno dell’Unione potenziando il corridoio sud del gas e la costruzione di un gasdotto Tanai, Repower Eu punta molto sullo sviluppo della Eu Solar Strategy per sfruttare l’altissimo potenziale dei tetti solari per riuscire a coprire fino al 25% della domanda europea, introducendo l’obbligo della loro installazione entro il 2026 per tutti i nuovi edifici sia commerciali che pubblici con un’area utile maggiore di 250 metri quadrati, entro il 2027 per gli edifici esistenti, ed entro il 2029 per tutti i nuovi edifici residenziali. La Eu Solar Rooftops Initiative dovrà aggiungere 19 TWh di energia entro 1 anno e 58 entro il 2025. Un salto abbastanza clamoroso anche rispetto alle previsioni del Fit for 55 con il raddoppio della capacità fotovoltaica europea entro il 2025 e l’installazione di 600 nuovi GW a fine decennio.

Ovviamente c’è il tallone d’Achille, non solo italiano, e infatti la Commissione raccomanda di tagliare il più possibile i tempi della burocrazia autorizzativa, accorciando procedure che rendono nulle tante previsioni. Le nuove regole impongono di ricevere l’ok all’installazione dell’impianto al massimo entro 1 anno (la media attuale va dai 6 ai 9 anni), l’indicazione in ogni paese delle go-to areas ovvero zone dove il permitting avrà un iter accelerato e la dichiarazione che l’installazione di nuova capacità rinnovabile ha “un interesse pubblico prevalente” il che significa che aumentare l’efficienza energetica rinnovabile dell’Unione è l’interesse pubblico che prevale su tutti gli altri.

In questa direzione vanno anche le indicazioni sulla partecipazione dei cittadini attraverso la diffusione di Comunità energetiche rinnovabili, il piano per potenziare la produzione di biometano fino a 35 bcm entro il 2030 e soprattutto il raddoppio in 8 anni della produzione di idrogeno verde.

La sua produzione annuale sarà portata a 10 milioni di tonnellate, più altri 10 milioni di tonnellate saranno importate dall’estero e contribuiranno parecchio, assicura la Commissione, a sostituire fino a 50 miliardi di metri cubi all’anno di gas russo. È anche in arrivo un pacchetto normativo dedicato all’idrogeno verde che oggi, con l’aumento del gas, è già più conveniente dell’idrogeno grigio.

Insomma, anche per necessità e come risposta alle atrocità della guerra, la svolta green accelera.

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