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A che punto è il gioco pubblico? L’industria del gaming è reduce da due anni difficili, fatti di chiusure e fatturati ridotti all’osso. Il futuro è dunque tutto da scrivere ed è più che lecito tastare il polso agli italiani, anche e non solo per capire come è cambiata la percezione del gioco. Per fare il punto della situazione, presso Palazzo Poli, sono stati presentati i risultati dell’Osservatorio sul gioco pubblico istituito da Swg e IGT Lottery nell’ambito dell’evento Giocare da grandi. Le rilevazioni dell’Osservatorio sul gioco pubblico 2020-2022, promosso da Formiche.

L’evento, moderato da Giorgio Rutelli, direttore di Formiche.net, è stato aperto dalla presentazione della ricerca a cura di Riccardo Grassi, direttore di ricerca Swg, cui è seguito l’intervento di Alberto Giorgetti, Institutional Relations Senior Director di IGT in Italia e di Stefano Saracchi, direttore Giochi dell’Agenzia Dogane e Monopoli.

Tra gli altri partecipanti il senatore Andrea de Bertoldi, segretario della Commissione Finanze e Tesoro, Benedetta Fiorini, segretario X Commissione Turismo, Roberto Novelli, componente della Commissione Affari Sociali, e Tullio Patassini, componente della Commissione Bilancio, Tesoro, Programmazione.

GIOCARE PER DIVERTIRSI

I numeri, prima di tutto. Chi partecipa a giochi con vincita in denaro mette in primo piano la volontà di divertirsi: è il ritratto del giocatore che emerge dallo studio. La percentuale più ampia del campione, il 19%, è rappresentata dai giocatori che spendono meno di 20 euro al mese tra lotterie, scommesse e giochi con vincita in denaro: sono più presenti al nord ovest (42%), sono in maggioranza donne (42%) e sono estremamente prudenti (45%). Subito dopo, col 14,3% ci sono i giocatori che spendono più di 20 euro al mese, con maggiore incidenza degli uomini (18%) tra i 35-44 anni (19%) e del sud (18%).

“Se una componente rilevante del gioco è quella di inseguire un desiderio, appare particolarmente importante comprendere quali siano questi desideri e come il sogno di una vincita impatti sulle diverse tipologie di giocatore: i dati raccolti evidenziano che, in cima alla lista dei desideri degli italiani ci sono la casa, la possibilità di dare ai figli buone opportunità e il desiderio di viaggiare”,  spiega l’indagine. “Sono soprattutto i giocatori più forti a differenziarsi dal resto del campione, per una maggiore diffusione della percezione di poter raggiungere i propri desideri attraverso il proprio lavoro, segno di una loro maggiore indipendenza economica e di una maggiore propensione alla spesa» che nasce «da una maggiore disponibilità economica di base”.

NO AGLI ANATEMI CONTRO IL GIOCO

Non è finita. Una forma di divieto assoluto dei giochi con vincita in denaro può favorire la crescita del gioco illegale, oltre che provocare un significativo danno per lo Stato. Questa l’opinione che emerge dal confronto che ha coinvolto gli stakeholder delle amministrazioni locali, delle agenzie dello Stato, del Terzo settore e associazioni di categoria condotto  dal medesimo Osservatorio realizzato da Swg.

L’ipotesi di un divieto assoluto dei giochi con vincita in denaro incontra infatti il favore di meno del 40% degli intervistati con alcune importanti eccezioni: i non giocatori assoluti (ovvero coloro che non giocano e non hanno mai giocato in passato a nessun gioco con vincita in denaro) e, i giocatori assidui di slot machine, di bingo e di poker; quest’ultimo dato sembra indicare che chi è maggiormente esposto a giochi che portano con sé un’ aura negativa vede nel divieto assoluto di gioco una possibile via d’uscita.

TRA REGOLE E SVILUPPO

Ed ecco il parere degli operatori e dei regolatori. “Il gioco è un comparto tra i più importanti del nostro Paese ed è una delle eccellenze italiane, come testimonia l’esempio di Igt, un’eccellenza italiana nel mondo. Come Agenzia, dobbiamo regolare il gioco e vigilarlo, soprattutto tutelando il giocatore. Le regole possono aiutare lo sviluppo sostenibile del settore, arrivando a un gioco giusto ed equilibrato”, ha spiegato Saracchi.

“Questo studio ci può indirizzare verso la direzione giusta: nessuno vuole un gioco capillare sul territorio, ci deve essere una struttura del gioco regolata. Ci devono essere certezze sul territorio, punti in cui sappiamo che si trova il gioco legale. Dobbiamo cercare di identificare tutti quegli strumenti che servono a creare un gioco sostenibile e a capire come evitare le deviazioni verso la patologia”.

LA SPONDA DELLE IMPRESE

Le imprese, naturalmente, devono fare la loro parte. “La tutela del soggetto debole è interesse di tutti. Un buon concessionario che crede nel proprio ruolo nel mercato regolato rispetta le disposizioni normative ed ha il dovere di fornire elementi per sviluppare scenari di regolamentazione innovativi. Il giocatore continua ad essere disponibile a un’offerta che continua a cambiare. Noi abbiamo avuto grande soddisfazione per il sostegno delle istituzioni”, ha sottolineato Giorgetti.

“La nostra azienda ha sempre puntato ad evidenziare la logica della responsabilità e al fatto di mettere a disposizione delle istituzioni la propria esperienza. Ci siamo chiesti quali fossero le idee dei giocatori e questa era una sfida difficile da organizzare, evidenziando quei comportamenti che meritavano un forte monitoraggio. Siamo riusciti a confrontarci con un lavoro totalmente di servizio fornendo strumenti al regolatore, e immaginando scenari di lavoro dei prossimi anni, dando risposte a un bisogno. Questo nostro lavoro proseguirà; i dati sono particolarmente estesi e dovranno essere valutati. Questa è solo una prima tappa di un’attività che vogliamo portare avanti nei prossimi anni: la nostra società deve diventare un punto fermo di sostenibilità, di responsabilità, della difesa del giocatore”.

PAROLA ALLA POLITICA

Non poteva mancare il punto di vista delle istituzioni. “Il settore del gioco legale è una filiera industriale, con migliaia di posti di lavoro e figure professionali di altissimo livello. Diverse regioni, come il Lazio, hanno introdotto leggi che hanno un effetto espulsivo del gioco sul territorio: la politica deve intervenire per capire come tutelare i posti di lavoro, anche con l’aiuto della tecnologia e dell’innovazione. Bisogna trovare una linea comune per dare dignità e stabilità a questo settore. Ci vuole un riordino che tuteli gli investimenti della filiera e la legalità”, ha spiegato Fiorini, esponente della Lega.

“La politica deve intervenire per tutelare questo importante presidio di legalità, di fiscalità, di impresa e di lavoro. In questo momento di grande crisi economica, dobbiamo tutelare soprattutto il lavoro, anche nei prossimi mesi, per preservare la tenuta sociale”, ha concluso.

Più cauto De Bertoldi, in quota Fratelli d’Italia. “Non credo che questa legislatura vedrà il riordino del gioco; arriva il periodo della legge di bilancio e credo, di conseguenza, che sarà la prossima legislatura ad occuparsi della riforma del sistema. Questa dovrà tener conto del fatto che ci sono comuni o regioni, una diversa dall’altra, e partire da una base di omogeneità normativa. Poi mi chiedo che tipo di riforma si vorrà fare, se una che vuole poche sale altamente specializzate per lo più lontano dai centri dove il ludopatico si rifugia o una che punta all’intrattenimento che rappresenta una fonte di divertimento? Questo è il primo bivio da affrontare perché ludopatia e legalità devono essere i due pilastri che reggono la riforma”.

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