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“Il Comitato del premio Nobel ha riconosciuto l’eccezionale coraggio delle donne e degli uomini che si oppongono all’autocrazia e che mostrano il vero potere della società civile nella lotta per la democrazia”.

Con queste parole, Ursula von der Leyen, presiedente della Commissione europea, ha commentato l’assegnazione del Premio Nobel per la Pace 2022 all’attivista bielorusso Ales Bialiatski e a due organizzazioni per la difesa dei diritti umani: la russa Memorial e l’ucraina Center for Civil Liberties. “Racconta le loro storie – ha aggiunto von der Leyen -, condividi il loro impegno e aiutaci a rendere il mondo un posto più libero”.

Poco dopo l’annuncio, Charles Michel, presidente del Consiglio europeo, ha scritto su che “in tempi in cui la pace è messa alla prova, il Nobel per la Pace 2022 all’attivista bielorusso per i diritti umani Ales Bialiatski, all’organizzazione russa per i diritti umani Memorial e all’organizzazione ucraina per i diritti umani Center for Civil Liberties, è un faro di luce e un simbolo di pace tra le nazioni”.

Berit Reiss-Andersen, presidente del comitato norvegese incaricato dell’assegnazione del riconoscimento, ha spiegato che tutti e tre i vincitori del premio sono appartenenti a Paesi vicini e hanno una comune comprensione dei valori che intendono promuovere. Ma ha anche sottolineato che la scelta non vuole puntare il dito contro nessuno, in chiaro riferimento al presidente russo Vladimir Putin, che proprio oggi compie 70 anni.

E chi è Ales Bialiatski? Lui è stato uno degli iniziatori del movimento democratico emerso in Bielorussia a metà degli anni ’80. Come si legge nel comunicato del comitato, Bialiatski ha “dedicato la sua vita alla promozione della democrazia e dello sviluppo pacifico nel suo Paese d’origine”, nonostante “le autorità governative abbiano ripetutamente cercato di mettere a tacerlo”.

Bialiatski, infatti, è stato in carcere, per motivi politici, dal 2011 al 2014. A seguito di manifestazioni su larga scala contro il regime nel 2020, è stato nuovamente arrestato ed è ancora detenuto senza processo: “Nonostante le enormi difficoltà personali, Bialiatski non ha ceduto di un centimetro nella sua lotta per i diritti umani e la democrazia in Bielorussia”, prosegue il comitato del Premio Nobel per la Pace.

L’organizzazione russa Memorial è stata premiata per il lavoro in prima linea nella difesa dei diritti umani da più di 35 anni, e la sua autorevolezza nella documentazione di informazioni sui detenuti politici in Russia. È stata fondata dal Premio Nobel per la Pace 1975 Andrei Sakharov e dalla sostenitrice dei diritti umani Svetlana Gannushkina. La sua missione principale consisteva nel documentare i gulag e le vittime dello stalinismo, raccogliendo volti, nomi, storie.

A dicembre del 2021, Memorial incorporava come movimento più di 50 ong russe e altre 11 da altri Paesi, inclusi Ucraina, Germania, Italia, Belgio e Francia. Lo stesso mese, le autorità russe hanno deciso che Memorial doveva essere liquidato con la forza e il centro di documentazione doveva essere chiuso definitivamente. Con l’inizio della guerra contro l’Ucraina, l’organizzazione è stata chiusa perché considerata agente straniero fuori legge.

Infine, il Center for Civil Liberties è stato fondato nel 2007 a Kiev con l’obiettivo di promuovere i diritti umani e la democrazia in Ucraina. L’organizzazione ha lottato per rafforzare la società civile ucraina, facendo pressione sulle autorità. Per trasformare l’Ucraina in uno stato di diritto, l’ong ha attivamente sostenuto che l’Ucraina si affiliasse alla Corte penale internazionale. In seguito alla guerra però le priorità sono cambiate e ora il Center for Civil Liberties si dedica ad identificare e documentare i crimini di guerra russi contro i civili ucraini.

Nobel per la Pace 2022, chi è Ales Bialiatski e cosa hanno fatto le due ong premiate

Nello stesso giorno del compleanno di Putin, il comitato norvegese ha annunciato l’assegnazione all’attivista bielorusso e alle organizzazioni Memorial (Russia) e Center for Civil Liberties (Ucraina). Le motivazioni del riconoscimento e la posizione dell’Europa

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