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“Potrebbe essere l’inizio della vostra fine”. Quella della gang Killnet, legata alla Russia e nota per il suo atteggiamento cyber-terroristico, che ha colpito contro diversi siti web italiani tra cui quello della Difesa e del Senato, è stato un colpo d’avvertimento all’Italia. D’altronde, non si spiegherebbe altrimenti la decisione da parte di un gruppo con conclamati legami con il governo russo di rivendicare un attacco nel quinto dominio, le cui caratteristiche di anonimato e assenza di limitazioni geografiche complicano l’attribution e l’eventuale risposta dell’attaccato.

Non è sfuggito, infatti, che l’attacco sia avvenuto mentre il presidente del Consiglio Mario Draghi era negli Stati Uniti, dove ha incontrato il presidente Joe Biden per rafforzare la risposta comune contro la Russia per l’invasione dell’Ucraina, e a Roma era in corso il Cybertech Europe, uno dei più importanti eventi al mondo in ambito di sicurezza informatica, durante il quale Roberto Baldoni, direttore generale dell’Agenzia per la cybersicurezza nazionale, ha spiegato che l’Italia è in grado di fare fronte a un attacco simile a quello avvenuto in Costa Rica, costretto a dichiarare lo stato di emergenza per un attacco hacker, “né più né meno degli altri Paesi europei. Dobbiamo ovviamente migliorare”, ha aggiunto.

Che si sia trattato di una salva lo evidenziano anche le modalità, quelle del DDoS (Distributed denial of service) con cui i siti Internet e i servizi online vengono inondati di “traffico spazzatura” fino a essere mandati in tilt. Non sembra che siano stati compromessi i server e le infrastrutture. L’obiettivo, dunque, non è stato rubare dati e chiedere un riscatto. L’intento era far capire, all’Italia come agli altri Paesi europei recentemente colpiti (tra cui Germania, Polonia e Regno Unito), che la gang è in grado di paralizzare i sistemi di chiunque sostenga gli sforzi bellici dell’Ucraina.

Questo attacco “conferma le nostre preoccupazioni”, ha spiegato Adolfo Urso, presidente del Copasir e senatore di Fratelli d’Italia. “Gli attacchi hacker rappresentano un elemento della guerra cibernetica che dobbiamo comunque fronteggiare”. Questa e la “macchina della disinformazione sono strumenti della penetrazione straniera, in particolare dei regimi autocratici”, ha aggiunto.

Ecco perché, davanti a questi attacchi, è bene essere freddi e lucidi, senza farsi prendere dal panico. Perché seminare il panico è proprio uno degli obiettivi di queste offensive, studiate per spaventare i governi ma anche i cittadini per indebolire il sostegno all’Ucraina.

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