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Il regime di Nicolás Maduro si dice pronto salvare il mondo e rifornire il mercato mondiale di gas e petrolio. Durante un evento organizzato a Caracas con il segretario generale dell’Organizzazione dei Paesi esportatori di petrolio (Opec), Haitham al-Ghais, il leader socialista venezuelano si è offerto di risolvere la crisi energetica attuale causate dalle sanzioni contro la Russia per la guerra in Ucraina: “Il Venezuela è pronto e desideroso di svolgere il suo ruolo e di rifornire, in modo stabile e sicuro, il mercato del petrolio e del gas di cui l’economia mondiale ha bisogno”.

Per Maduro le sanzioni contro l’alleato Putin sono “irrazionali, ingiustificate, illogiche”, ma lui comunque è disposto a contribuire con gli Stati Uniti e l’Unione europea. Vuole però un prezzo “equo ed equilibrato” per il greggio, che sarebbe di 100 dollari al barile: “Siamo pronti (…) ad aumentare la produzione di petrolio in modo graduale e accelerato, per espandere e aumentare la produzione di prodotti raffinati”.

Questa disponibilità, per nulla disinteressata, potrebbe contribuire ad un rallentamento delle sanzioni contro il Venezuela. Il senatore repubblicano per lo stato della Florida, Marco Rubio, sostiene che l’amministrazione di Joe Biden, che accusa di simpatizzare con i regimi di Cuba, Nicaragua e Venezuela, riconoscerà come legittimo il governo di Maduro dopo le elezioni di midterm a novembre negli Usa.

Secondo Rubio, il governo di Donald Trump aveva eseguito misure per frenare i governi autoritari di sinistra in America latina, mentre Biden negli ultimi due anni non ha fatto nulla: “Per loro non è una priorità”. “Dopo le elezioni di novembre – ha aggiunto – la Casa Bianca cercherà il modo di riaprire i legami con il regime a Cuba, che è quanto sta chiedendo la sinistra. Vediamo cosa faranno con il nuovo governo della Colombia, che sta cercando che Stati Uniti risolva le questioni con Maduro”. Mesi fa sono stati confermati i negoziati tra Washington e Caracas per arrivare ad un accordo sul settore energetico.

È da ricordare l’attenzione internazionale per i crimini contro l’umanità commessi da Maduro in Venezuela. Recentemente, un report delle Nazioni Unite ha scoperto prove che confermano i reati del regime socialista per soffocare l’opposizione e reprimere il dissenso. La valutazione degli esperti ha dettagliato casi di tortura, violenza sessuale e arresto arbitrario.

Marta Valiñas, presidente della missione conoscitiva delle Nazioni Unite, ha confermato che “le nostre indagini e analisi mostrano che lo Stato venezuelano fa affidamento sui servizi di intelligence e sui suoi agenti per reprimere il dissenso nel paese. In tal modo vengono commessi gravi crimini e violazioni dei diritti umani, inclusi atti di tortura e violenza sessuale”.

Il rapporto accusa particolare il Servizio bolivariano di intelligence (Sebin) e la Direzione generale della contro intelligence militare (Dgcim), dipendente dalle Forze Armate (Fanb), il cui comandante supremo è Maduro. L’indagine sostiene che ci sono non solo i casi di omicidio e torture ma anche una catena di comando e azioni messe in campo soprattutto per reprimere l’opposizione al governo. E ancora sparizioni, lavoro forzato, schiavitù e sfruttamento sessuale.

Infine, la missione ha sottolineato come dopo tre anni del loro mandato, il regime venezuelano non ha consentito ai membri di visitare il Paese o di attingere alle informazioni necessarie per adempiere al loro mandato.

Il Venezuela di Maduro, tra ravvicinamenti (con gli Usa) e crimini contro l'umanità

Il leader del regime venezuelano si è offerto di risolvere la crisi energetica con tutto il gas e il petrolio del Paese. E mentre il governo di Biden potrebbe legittimarlo, le Nazioni Unite forniscono prove dei reati di tortura, violenza sessuale e arresto arbitrario per silenziare l’opposizione

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