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L’America s’infiamma sull’aborto. I giudici della Corte Suprema sarebbero pronti a revocare la celebre sentenza ‘Roe vs Wade’ del 1973, attraverso la quale si stabilì il diritto su tutto il territorio federale all’aborto. La bozza, pubblicata da Politico, è stata stilata dal giudice Samuel Alito. Il senso di fondo sarebbe quello di demandare ai singoli stati la facoltà di applicare o meno il diritto all’aborto, de-federalizzando appunto la disciplina. Se questa circostanza si verificasse, chiaramente, avrebbe ripercussioni pesantissime.

La decisione è attesa fra un paio di mesi. Nel frattempo, l’opinione pubblica statunitense è letteralmente spaccata. “E anche questo, in una certa misura, era l’obiettivo dei repubblicani che si sono appellati alla corte”. Ne è sicuro Francesco Clementi, docente di Diritto pubblico comparato all’università di Perugia, coautore con Carla Bassu, Giovanni Coinu e Marco Betzu,  del recente manuale “Diritto costituzionale degli Stati Uniti. Un’introduzione” (Giappichelli, 2022) al quale abbiamo chiesto un parere per districarci in questo ginepraio ai limiti tra il giuridico e l’etico.

Professor Clementi, chi ha interesse a spaccare il Paese?

Certamente coloro che fanno il gioco opposto a quello del presidente Biden, che è stato eletto proprio per ricucire gli Stati Uniti dalle fratture provocate dalla presidenza Trump, che si sono a maggior ragione drammaticamente amplificate dopo i fatti di Capitol Hill del 6 gennaio 2021. Dunque vi è certamente una componente repubblicana che lavora per creare una ‘contro-maggioranza’ rispetto a quella elettorale.

Cosa si intende per contro-maggioranza?

La componente della Corte da cui proviene questa bozza, è frutto delle scelte del presidente Trump che, caso più unico che raro, si è ritrovato a poter nominare ben 3 giudici della Corte suprema nei suoi quattro anni di mandato. E lo ha fatto, scegliendo bene nella rosa del pensiero giuridico americano più conservatore e tradizionalista. Non a caso queste scelte sottendevano linee di pensiero molto più profonde che in qualche misura Alito incarna. Ossia quelle sviluppate dal già vice presidente degli Usa John Calhoun, a metà Ottocento, il quale teorizzò in un suo famoso scritto, uscito postumo, il rischio che la dittatura della maggioranza numerica soffocasse il vero spirito del popolo. Di qui la necessità di creare una contro-maggioranza popolare, cioè delle “maggioranze concorrenti” che bilanciassero quella numerica.

Questa sentenza creerebbe un precedente anche in altri ambiti legati ai diritti civili.

Sì, dall’immigrazione a quello del Voting rights, dal tema di genere alla Cancel Culture. Il tutto è funzionale a dividere la federazione statunitense in tribù. Una sorta di dis-unione culturale. Che mira a rompere quella scaturita dall’esito elettorale.

Non c’è il rischio, qualora questa sentenza dovesse corrispondere alla bozza, che si arrivi a una migrazione interna: liberali che vanno a vivere in stati “blu” e conservatori in stati “rossi”, accentuando ancora di più la polarizzazione?

Prevedo che i flussi migratori interni ci saranno, ed in modo importante. Ed è per questo che occorre ragionare sugli effetti a lungo termine che questa sentenza potrebbe produrre. Il più evidente è quello legato alla diversificazione degli orizzonti culturali, in una logica arlecchinesca: Stati blu (democratici) nei quali l’aborto continuerebbe ad essere legale e Stati rossi (repubblicani) nei quali non si potrà abortire e dove le donne potrebbero affrontare dure sanzioni penali per aver interrotto una gravidanza. Questo movimento popolare si tradurrà in uno sconvolgimento sotto il profilo elettorale.

In che termini?

I governatori oggi sono in maggioranza repubblicani. Per questo, prevedo che sul diritto di voto si consumerà un altro strappo. Nel senso che i distretti elettorali dove si voterà a novembre per le elezioni di Mid-term verranno disegnati proprio dai governatori nei singoli stati. Per cui sarà difficile non immaginare che non vi sarà il tentativo di comprimere il diritto all’espressione della preferenza ai danni dei ‘non allineati’, secondo un attento uso del ritaglio geografico del voto, cioè il ben noto gerrymandering, da un lato. E dall’altro, come sta già avvenendo in qualche Stato repubblicano, una riduzione degli spazi con leggi ad hoc in tema di diritto di voto.

Al di là del merito, con la diffusione di questa bozza non si rischia una delegittimazione della Corte?

Il rischio di una politicizzazione della Corte, oltre il valore di soglia, è più che concreto. Ma credo che, più che ai liberal come si tende a pensare, questo gioco convenga a questo tipo di conservatori. Nel senso che sono loro, a ben guardare, che vogliono smembrare il Paese, rifacendosi a teorie estremiste di protestanti evangelici (e di una minoranza di cattolici) rispetto invece alla maggioranza degli americani, come i sondaggi specializzati evidenziano.

Aborto e diritti, l'America rischia di cambiare faccia. Parla Clementi

“Il Paese, già spaccato, vedrà importanti flussi migratori interni. Liberali che si trasferiscono in Stati ‘blu’ e conservatori in Stati ‘rossi’. Con effetti a lungo termine”. Sulla politicizzazione della Corte: “Questo gioco conviene ai conservatori e si vedrà già alle elezioni di Midterm”. Colloquio con il costituzionalista esperto di Diritto americano

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