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Aggirare il gas russo per l’Italia non sarà una passeggiata. In attesa del viaggio dei ministri degli Esteri e della Transizione ecologica Luigi Di Maio e Roberto Cingolani in Angola e Congo (Mario Draghi ha dato forfait causa Covid), per differenziare le entrate di energia il governo italiano ha deciso di puntare buona parte delle sue fiche sull’Algeria. Con l’accordo firmato ad Algeri l’11 aprile scorso dal presidente del Consiglio e il presidente algerino Abdelmadjid Tebboune il Paese nordafricano è diventato il pilastro della strategia del governo per rimpiazzare i rifornimenti energetici da Mosca alla luce dell’invasione in Ucraina.

Entro il 2024 l’Italia riceverà dall’Algeria quasi 9 miliardi di metri cubi di gas in più all’anno. Presenti alla firma l’Ad dell’Eni Claudio Descalzi e il presidente della società algerina Sonatrach Toufik Hakkar. L’aumento delle forniture nel medio-lungo periodo può fare di Algeri il primo partner energetico dello Stivale ed è stato salutato da Draghi come “un passo significativo per liberarsi dalla dipendenza dalla Russia”.

Le cose però sono un po’ più complicate. Perché l’Algeria non solo resta un partner energetico chiave della Russia, ma intende rilanciare le forniture con Mosca. A ribadirlo in una telefonata di lunedì sera, per l’occasione dei sessant’anni di relazioni bilaterali, Vladimir Putin e il presidente Tebboune. I due Paesi, riferisce un comunicato del Cremlino, “hanno confermato la loro intenzione di continuare il coordinamento bilaterale nel formato Opec Plus e nel quadro del Forum dei Paesi esportatori di gas per assicurare la stabilità dei mercati energetici globali”. Del gas non si fa cenno invece nella nota diffusa dal governo algerino, che si limita a esprimere “soddisfazione per i progressi registrati dalla cooperazione bilaterale in tutti i campi” e ad invocare una “soluzione politica” per la guerra in Ucraina.

Che l’Algeria sia vicina alla Piazza rossa non è un mistero fin dai tempi delle passeggiate nella capitale di Putin e l’ex presidente Abdelaziz Bouteflika. È stata tra i pochi Paesi a schierarsi a fianco di Mosca in occasione del voto per l’estromissione della Russia dal Consiglio di Sicurezza dell’Onu. Durante l’invasione russa in Ucraina non sono mancati messaggi di vicinanza a Putin e con la Russia Algeri ha perfino in programma un’esercitazione militare il prossimo autunno.

Ma la nota del Cremlino aggiunge una tacca in più. Sottolineando non a caso che tra i due Paesi prosegue e anzi riparte la cooperazione su gas e petrolio. Sul primo fronte, ad aprile è prevista la messa a terra dell’accordo siglato a febbraio tra Gazprom e Sonatrach, proprietari rispettivamente del 49% e del 51% dell’impianto di El Assel, 500 chilometri a Sud della capitale, pronto ad avviare la produzione entro il 2025.

Sul secondo fronte pesa la posizione di Algeri all’interno dell’Opec: già a inizio aprile l’organizzazione dei produttori mondiali di petrolio ha messo in guardia l’Ue da un embargo contro l’“oro nero” di Mosca, definendo l’operazione “di fatto impossibile”. A Bruxelles, se un bando del metano russo non sembra a portata di mano, cresce però il pressing per sostituire il petrolio di Putin.

Anche per questo il Cremlino, nella nota sulla telefonata con Algeri, sottolinea l’importanza del formato Opec plus. I rapporti con gli Stati arabi sono stati anche al centro di un incontro sulla guerra in Ucraina lunedì tra il ministro degli Esteri Sergei Lavrov e la Lega degli Stati Arabi (Las), cui ha partecipato il ministro degli Esteri algerino Sabri Boukadoum.

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