Skip to main content

 Gli istinti suicidi dei liberal-democratici americani sono apparentemente inesauribili. Il più chiaro esempio di questo assunto è la recente nomina del presidente Biden di Ketanji Brown Jackson come giudice della Corte Suprema. Una persona eccellente che purtroppo ha fatto rumore in questi giorni per due motivi: è donna e è di colore.

Questa nomina, sebbene accolta con favore da molti e in effetti meritevole di un unanime applauso, rischia tuttavia di avviare il Partito democratico alla sua demolizione politica. È triste dirlo ma negli Stati Uniti permangono oggi forti sentimenti di misoginia, più che in altre parti del mondo. Non dimentichiamo come solo pochi anni fa milioni di persone preferissero spedire Hillary Clinton in carcere piuttosto che alla Casa Bianca.

Con questa nomina Biden si è assicurato suo malgrado la defezione di diversi democratici alle urne delle mid-term o alle presidenziali del 2024. La fetta più incline al razzismo che ancora oggi rimane nell’elettorato democratico slitterà verso i Repubblicani man mano che il voto si avvicina.

Da una prospettiva di tattica politica, nessuno deve applaudire di più questa nomina nomina di Donald Trump e dei Repubblicani, dentro e fuori il Congresso. È infatti ormai noto come la presidenza di Barack Obama, primo presidente di colore della storia, sia stata una ragione chiave dei milioni di voti conquistati da Trump nel 2016, sia pur ottenendo una minoranza nel voto popolare. Molti americani non hanno mai digerito l’elezione a presidente di un uomo proveniente da una minoranza di colore. Molti americani, perfino quelli che lo detestavano, hanno quindi scelto di turarsi il naso e di votare per Trump.

Se la giudice Jackson sarà confermata, bisognerà attendersi una marea di razzisti silenziosi che a novembre e più in là alle presidenziali ondeggerà da un lato all’altro dell’arco politico. Accuseranno Biden di voler “consegnare” il Paese a una minoranza. I suprematisti bianchi, lo dimentichiamo troppo spesso, giocano ancora un ruolo importante nella politica americana, inutile negarlo. In molti faranno fatica a mandar giù la presenza di due giudici di colore su nove nella Corte suprema.

Intendiamoci: niente di tutto questo deve scambiarsi per una polemica contro Jackson. Ha fatto un lavoro straordinario nelle varie cariche ricoperte. È una scelta di primo, anzi primissimo piano. E la capacità di Biden di tener fede alle promesse elettorali è da lodare: sta facendo quello che ha detto, né più né meno. L’onestà è da sempre un marchio di fabbrica dell’uomo, tanto più se paragonata all’egomania del precedente inquilino dello Studio Ovale.

Insomma, la scelta di Biden di rimpiazzare il giudice Ginsburg con un altro giudice di assoluto livello, per di più donna, è coraggiosa e giusta, nessuno può contestarne le credenziali. Possiamo però essere certi che una parte pericolosa del Partito repubblicano lo farà.

Per questo – anche se i liberali non lo riconosceranno – questa mossa del presidente potrebbe trasformarsi in un grosso errore tattico. C’è chi dice con qualche ragione che ormai gli Stati Uniti sono un Paese evoluto e che essere giovani, neri o di qualunque altra minoranza non sia più un fattore negativo. Ma il fattore razzista, purtroppo, è politicamente rilevante e non facilmente aggirabile.

La reazione americana alla violenza della polizia contro i neri, o la quantità di cittadini di colore che finiscono in carcere ogni giorno ne sono ancora una triste testimonianza. Nel migliore dei mondi possibili, questi sussulti di razzismo insiti in una parte della società americana sono destinati a scomparire man mano che prosegue il ricambio generazionale. In questo senso, la nomina del giudice Jackson, benché lodevole, potrebbe rivelarsi una mossa anticipatrice dei tempi, forse prematura.

A Biden va dato il merito di questo coraggio. Di prendere di petto un problema viscerale e voler fare dell’America un Paese meno razzista. È sconcertante però dover riconoscere che quella meta, oggi, è ancora lontana. Che gli Stati Uniti non sono poi così uniti sulla lotta al razzismo, e non solo nel profondo Sud. Temo che questa nomina possa ridar voce o perfino una vittoria a queste minoranze organizzate. Ma spero con tutto me stesso di sbagliarmi.

Vi spiego il boomerang Jackson per Biden. Scrive La Palombara

La nomina di Ketanji Jackson alla Corte Suprema è una scelta di straordinario coraggio e coerenza del presidente Joe Biden. Purtroppo è anche prematura e politicamente molto pericolosa. Il commento di Joseph La Palombara, professore emerito di Yale

Antonio, il liberale che ci induceva a riflettere col sorriso. Pera ricorda Martino

L’ex senatore di Forza Italia: “Antonio non la mandava a dire neppure a Berlusconi anzi proprio a lui lo diceva con franchezza. Nessun senso di inferiorità o timidezza. Rideva sarcastico della cortigianeria poi nata attorno al Capo”

Quanto ha da perdere l'Europa a Kiev? Tutto. Parla Giles

Intervista a Keir Giles, senior fellow della Chatham House. È tardi per fermare Putin in Ucraina, ma si può fermare in Europa. Vuole ricostruire l’impero zarista, nessuno è al sicuro. Sanzioni? Gli oligarchi sono fuori dal Cremlino, decidono solo i militari

Il cinema va a scuola. La scuola scelga il cinema

È stato presentato a Roma il nuovo “Piano nazionale Cinema e Immagini per la Scuola”. Hanno parlato i sottosegretari Lucia Bergonzoni e Rossano Sasso, i direttori generali Nicola Borrelli e Antimo Ponticiello. Ha moderato Bruno Zambardino. Gli istituti potranno scegliersi i formatori? Il parere del preside e storico del cinema Eusebio Ciccotti

L’energia non russa. Di Maio e Descalzi in Qatar

Visita di due giorni di Di Maio a Doha, che segue quella di Algeri. Il governo Draghi al lavoro (insieme a Eni) per diversificare le forniture energetiche dell’Italia

Metaverso, sarà davvero rivoluzionario?

Di Edward Abbiati ed Emiliano Coraretti

Questa tecnologia potrà essere un’evoluzione dei nostri giochi e strumenti di interazione oppure potrebbe diventare una piattaforma che realmente cambia il modo di vivere e interagire. L’analisi del fenomeno dal paper  “Metaverse. From Digital Ecosystems To Metaverses”

Linee guida per la sanità del futuro. Il live-talk Neo Digital Convention 2022

Nel cogliere a pieno l’auspicio del Pnrr per realizzare una sanità di prossimità attraverso l’impiego del digitale, Neo Digital Convention è un modello pensato con il fine di stimolare un’efficace condivisione del flusso di evidenze emergenti nel Sistema sanitario. Digitalizzazione e valore della prossimità del territorio, questi i temi al centro del live-talk “Neo Digital Convention 2022. Le nuove frontiere della comunicazione medico-scientifica” organizzato in collaborazione con Neopharmed Gentili

Non solo Kiev. I (veri) piani russi, mappe alla mano

Di Alessandro Ricci

Osservare la carta dell’avanzata russa, delle città attaccate e di quelle conquistate, aiuta a comprendere meglio gli obiettivi strategici di Mosca e delle ragioni etnico-geografiche che si celano dietro la guerra. L’analisi di Alessandro Ricci, docente di geografia politica e Segretario generale del Centro studi “Geopolitica.info”

Libia, caos attorno al nuovo governo. Preoccupazioni Usa e Ue

Da un lato il premier in carica Dabaiba, sfiduciato dal parlamento, dall’altro il nuovo esecutivo per cui i legislatori hanno scelto Bashaga. Tensioni, anche armate, tra i due schieramenti in Libia

Putin, la guerra e l’ambiguità della Chiesa russa

Questa guerra ci mette davanti a tutti i nostri problemi, le nostre miserie, ma anche alla nostra coscienza etica, politica e religiosa di cristiani. L’imbarazzante disimpegno della Chiesa ortodossa rivela ancor più il pericolo che si nasconde dietro la potenza armata in espansione del suo Stato

×

Iscriviti alla newsletter