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Dopo l’importante discorso d’insediamento davanti alle Camere riunite del presidente Sergio Mattarella vari esponenti politici hanno cominciato a parlare di una “agenda Mattarella” e si attende a breve una sessione parlamentare, a cominciare dalla Camera, dedicata alla sua attuazione.

Sulla base di un approccio di sintesi, mi sembra che i due punti più significativi di quella che viene definita “agenda Mattarella” riguardino innanzitutto la giustizia, visto l’approccio più determinato e garantista alle questioni della giustizia, alle esigenze di riforma del Csm seguito dal presidente Mattarella nel suo rilevante discorso, rispetto al settennato precedente (un punto in parte già varato da un recente Consiglio dei ministri e ora all’attenzione del Parlamento).

Il secondo punto significativo mi sembra quello che riguarda l’esigenza di ravvivare e rivitalizzare il ruolo del Parlamento, accompagnata da un sobrio colpo di frusta ai governi che hanno teso ad impossessarsi con più nettezza del solito della funzione legislativa, mettendo quasi in non pochi casi il Parlamento o una delle Camere di fronte al fatto compiuto, ad esempio per i tempi di esame di importanti provvedimenti a cominciare da certi decreti-legge in vari casi davvero limitatissimi per le Camere. Vale la pena davvero che a queste due direttrici di marcia indicate con fermezza da Mattarella sia dato seguito.

In parallelo all’“agenda Mattarella” c’è però un’“agenda Draghi” che non può certo essere diluita e tantomeno dispersa. Punto fondamentale dell’agenda, a parte la lotta alla pandemia che vede in questa fase esiti più significativi, è l’attuazione del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza. A questo si è aggiunto in uno degli ultimi Consigli dei ministri il taglio annuale su base triennale della spesa pubblica, da tempo atteso, da destinare per larga parte alla riduzione delle tasse e alla rimodulazione delle aliquote Irpef.

Ma accanto a questo nuovo punto il governo si trova davanti a una tabella di marcia molto fitta e, per questo, gli ultimi Cdm hanno visto un’accelerazione dell’attuazione del Pnrr. Come è noto, entro il prossimo 30 giugno ci sono ben 45 traguardi da raggiungere, al cui buon esito è collegato il pagamento da parte dell’Unione Europea la prossima rata da 24,13 miliardi.

Entro la fine dell’anno poi dovranno essere raggiunti altri 55 obiettivi per ottenere il pagamento da parte dell’Unione di altri 21,83 miliardi. Sino ad ora dei 45 obiettivi del primo semestre ne sono stati raggiunti 3. Di qui l’accelerazione avviata dal premier Mario Draghi.

Gli obiettivi del primo semestre riguardano soprattutto la transizione economica, quella digitale e le infrastrutture, comportando sfide non poco semplici. Il solo ministero della Transizione Ecologica dovrà realizzare entro il 30 giugno undici differenti obiettivi, che s’inseriscono all’interno della missione “Rivoluzione Verde e Transizione Ecologica” del Pnrr.

Sempre nel primo semestre sono previsti anche gli obiettivi legati alla lotta all’evasione fiscale, tramite adeguati mezzi e strumenti innovativi. Non so se quei 10,3 miliardi di euro previsti per il 2022 dall’Agenzia delle Entrate come impegno per la lotta all’evasione fiscale siano alla fin fine sufficienti, a fronte di un’evasione che viene stimata in circa 110 miliardi annui.

In sintesi, è interesse del Paese, del sistema delle imprese, delle forze politiche e degli uomini politici più accorti che l’“agenda Mattarella” e l’“agenda Draghi” proseguano in parallelo, per sostenere la crescita del Paese, per giungere ad un rapporto più equilibrato tra Governo e Parlamento, per dare un’impronta più garantista alle politiche della giustizia. Il quesito a questo punto è: sapranno le forze politiche accompagnare gli sforzi importanti richiesti per l’attuazione di queste due fondamentali agende dei due Presidenti?

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