Skip to main content

Si intitola “In the Same River Twice” ed è un memoir di guerra scritto da Marat Gabidullin, ex veterano dei paracadutisti delle forze armate russe poi passato al settore privato, prima come guardia del corpo e poi come contractor militare. Ecco, il libro parla proprio di quello: della missione di Gabidullin in Siria da membro operativo del Wagner Group.

La Wagner è una grande società fantasma (nel senso che non ci sono tracce della sua esistenza, ma esiste eccome) che farebbe capo a Yevgeny Prigozhin, imprenditore molto vicino al presidente russo, Vladimir Putin. La Wagner è una realtà operativa che — secondo svariate ricostruzioni — Mosca usa per il lavoro sporco, ossia quando servono sabotaggi, azioni sotto copertura o operazioni per costruire influenza. Il Cremlino nega ogni collegamento, lo stesso fa Prighozin.

Gabidullin racconta nel suo libro il lavoro svolto dalla sua unità inviata in Siria nel 2015, quando Putin decise di avviare una campagna militare per salvare il regime assadista e sfruttare la guerra civile (che Bashar el Assad avrebbe perso da lì a pochi mesi senza l’aiuto russo) per costruirsi un’area di influenza affacciata sul Mediterraneo. Il ruolo della Wagner era combat, perché la morte di quei mercenari fantasmi sarebbe stata oscurata, negabile, ai cittadini russi.

Il contractor spiega in un’intervista al Guardian che la ragione che lo ha portato a scrivere il libro è semplice: “Noi, in Russia, preferiamo non parlare dei nostri mercenari”, perché “non si adatta alla narrazione ufficiale”. A Mosca le società militari private sono proibite, ma soprattutto il lavoro della Wagner e di altre compagnie più piccole deve essere coperto da una cortina fumogena che permetta al Cremlino di avere una sufficiente plausible deniability.

E invece Gabidullin dice basta: è giusto che i russi sappiano quel che facciamo, che le società della guerra privata vengano gestite come asset della politica estera di Mosca, che gli vengano dati meriti per fare cose che i soldati regolari non potrebbero e non saprebbero fare. “I successi della Russia in Siria — ha detto — sono in gran parte dovuti ai sacrifici dei mercenari. Questo fatto è completamente ignorato dall’establishment militare e non è noto al grande pubblico”: i “mediocri” generali dell’esercito russo, ha aggiunto, hanno ricevuto promozioni in base ai successi della Wagner.

È pacifico da come parla che il gruppo sia mosso dagli e collegato agli interessi del governo russo. Poi ci sono altre due questioni interessanti sollevate dal mercenario — le cui parole vanno chiaramente calate nel contesto e non prese per verità assolute.

Prima: Gabidullin dice di aver “vagamente sentito dire” che alcuni contractor della Wagner sono stati spostati al confine con l’Ucraina, dove il Cremlino ha ammassato oltre centomila soldati che secondo gli Stati Uniti sono pronti all’invasione. Di questi spostamenti si è già parlato (segnalati in uscita dalla Repubblica Centrafricana). Il Wagner Group prima del 2014 — anno dei moti di Maidan, dell’annessione della Crimea, della guerra nel Donbas — era molto meno importante: poi il fronte ucraino ha dato una spinta alla sua strutturazione.

Ora Gabidullinn dice al Guardian che un’invasione russa sarebbe un errore “fatale”: “Credo che la guerra tra Ucraina e Russia sarebbe un disastro completo per la Russia. In nessun caso questo dovrebbe essere permesso. L’Ucraina è nostro fratello”. Al di là di tutto, segnala che all’interno del Paese c’è quanto meno una parte (probabilmente consistente) che se potesse non supporterebbe i piani di attacco. E tra questi, almeno stando ad alcune conversazioni intercettate dall’intelligence americana e subito inviate ai giornali, ci sono anche alcuni comandanti russi — che temono una sottovalutazione di calcolo.

Il secondo aspetto è più raffinato e speculativo, ma vale comunque la pena parlarne. Pjotr Sauer, il giornalista freelance che ha curato l’intervista poi pubblicata dal Guardian, descrive Gabidullinn come nervoso e iper attento, d’altronde il libro gli mette contro tutti coloro che vogliono tenere segrete le missioni dalla Wagner. Inoltre racconta di temere che Prighozin lo voglia screditare e di essere stato fermato dalle pressioni di “certe persone” quando voleva già far uscire il libro nel 2020.

E perché adesso è riuscito a pubblicarlo? Grazie a una casa editrice “coraggiosa” di Ekaterinburg, ma Gabidullin annuncia che la casa editrice Michel Lafon, con sede a Parigi, sta progettando di distribuire anche una versione francese. Non è strano, anzi: la Francia è infuriata perché i contractor della Wagner hanno conquistato il Mali — dove la giunta militare golpista ha recentemente espulso l’ambasciatore francese.

Succede a volte che il mondo dell’editoria diventi un asset della narrazione strategica: Parigi sente la penetrazione russa nella Françafrique come un problema di interesse nazionale, e subire uno scotto del genere a pochi mesi dal voto potrebbe essere un’ulteriore complicazione per Emmanuel Macron a pochi mesi dal voto — soprattutto se il presidente francese si è mostrato aperto al dialogo con Putin.

La Wagner esiste e il Cremlino la riconosca. Cosa racconta un ex mercenario

La Wagner ha diritto a un riconoscimento pubblico, dice un ex mercenario della società russa autore di un libro (presto edito anche in francese) in cui racconta la sua missione in Siria

Mini sottomarini e droni-lance, nuovi giocattoli da guerra per Erdogan

Un’arma in più per le policies turche, già dipendenti dal drone Uav che gli ha permesso di andare a dama in Libia. La Grecia risponde con il sistema israeliano anti-droni?

Golden power su Vodafone-Huawei. L’ultima mossa 5G di Draghi

Palazzo Chigi impone prescrizioni su un aggiornamento del software delle stazioni radio base della società cinese. L’appello del Copasir del 2019 a escludere i fornitori non affidabili è rimasto inascoltato

Stretti e canali sono le fortezze geopolitiche da proteggere

Ecco perché per danneggiare un Paese o una zona geopolitica ben precisa basta bloccare alcuni snodi commerciali. In tal caso la talassocrazia avrebbe più possibilità da una tellurocrazia che prescindesse da alleanze lungimiranti in vista di probabili crisi di scenario

Prima di tessere i grandi sogni del Pnrr serve ricucire gli strappi

Sappiamo quanto il treno del Pnrr rappresenti un’opportunità di sviluppo e perfino di riforma complessiva per il Paese, supportato da un clima generalizzato di ottimismo. Ma come non è “andato tutto bene”, in questi due anni, così non tutto rischia di andare nella direzione giusta se non si correrà ai ripari per tempo. L’intervento di Romana Liuzzo, presidente della Fondazione Guido Carli

Prima la Cina. Per Colby Taiwan conta più di Kiev

Ospite dell’ultimo live talk di Formiche per presentare il suo nuovo libro, “The Strategy of Denial” (Yale Press), lo stratega americano Elbridge Colby spiega perché la Cina, non la Russia, è la vera minaccia per Biden. Il dibattito insieme a Marta Dassù, direttrice di Aspenia

Binance entra in Forbes. I nuovi ricchi delle crypto in cerca di legittimazione

L’exchange di criptovalute sborserà 200 milioni e avrà due consiglieri di amministrazione su nove, ma assicura l’indipendenza editoriale. Non è il primo caso di aziende tech che investono nelle nobili (e decadute) realtà del ‘900 per ottenere legittimità e riconoscibilità mainstream. Casi e precedenti

Riforma costituzionale, tutto è come sembra?

Bello vedere la parola “ambiente” in Costituzione. Questo è da premettere. Ma il bello non sempre è utile e/o funzionale. La riflessione di Angelo Lucarella sull’articolo 9 della Costituzione

Conte e le incursioni di Grillo che stancano gli elettori

Difficile prevedere l’esito dell’incontro fra lo stato maggiore del Movimento 5 Stelle, il fondatore Beppe Grillo e l’ex premier. Ma i malumori sono palpabili: “La base ha scelto Conte – dice un parlamentare a Formiche.net – non si può pensare che per colpa di pastoie burocratiche e giuridiche i nostri elettori si vedano azzerare la scelta che hanno fatto in ordine alla leadership”

Gli Usa davanti alla Cina nella corsa tech. Il report (sparito) di Pechino

Gli Usa davanti alla Cina nella corsa tech. Ma il report sparisce

I ricercatori di uno dei think tank più prestigiosi della Cina non hanno dubbi: se continua, il decoupling danneggia più Pechino che Washington. Aerospazio, intelligenza artificiale e microchip: ecco il contenuto del documento ora sparito dal web

×

Iscriviti alla newsletter