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In questi giorni stiamo piangendo sul latte versato, anzi, sull’acqua versata e dispersa, sprecata per colpa di una cattiva gestione del bene più prezioso per la vita: l’acqua, appunto. Ma l’Italia colabrodo (che butta il 40% dell’acqua) non riguarda solo la rete di distribuzione idrica. Sembra che disperdere risorse – o destinarle solo ai più scaltri e delinquenti – sia un affermato istinto nazionale.

Nei giorni scorsi la Guardia di Finanza ha messo in fila alcuni dati clamorosi, anche se ampiamente attesi. Limitiamoci a quelli relativi ai bonus edilizia e al reddito di cittadinanza.

Il Governo Draghi dopo aveva rinnovato con la Legge di Bilancio gli stanziamenti per sostenere alcuni bonus – il più clamoroso è sempre stato quello del 110%: non ci voleva un genio per capire che c’era qualcosa che non andava, quando lo Stato paga più di quello che si spende – salvo poi allarmarsi e allarmare sulla deriva truffaldina. Il premier aveva comunicato una stima per le truffe pari a circa 4 miliardi di euro. Si era sbagliato. Per difetto. Pochi giorni fa la Guardia di Finanza ha certificato truffe per 5,6 miliardi. Due di questo gruzzolo sono già stati monetizzati. Irrecuperabili.

Con 5,6 miliardi si sarebbe potuto finanziare più del doppio degli invasi richiesti per trattenere l’acqua piovana. La crisi idrica avrebbe potuto essere messa sotto controllo. E si sarebbero potuti creare più di ventimila posti di lavoro per realizzare con quei soldi le infrastrutture idriche che avrebbero potuto evitarci questa emergenza. O per lo meno avremmo potuto affrontarla senza lo spettro di un razionamento che sa di “mala gestio” non (solo) di destino crudele.

Ora invece si rischia che trentamila piccole imprese edili possano fallire, per la stretta imposta come conseguenza sulle truffe.

Quando chi governa si fa sottrarre un bottino così ingente i casi sono due: o si tratta di totale incapacità di amministrazione (previsione e gestione) o di una sorta di commistione – di fatto – con i truffatori. In entrambi i casi ce ne sarebbe abbastanza per accompagnare all’uscita i sostenitori di queste misure, che si sono rivelate un danno enorme per i conti dello Stato e per la sua economia.

Prima che esplodere in Parlamento (e implodere nelle urne) il M5S, con l’orgoglioso supporto del Pd, aveva esibito un altro fiore all’occhiello, oltre al bonus 110%. Si tratta del reddito di cittadinanza. Si è scritto di tutto e di più. Si deve ritornare sul tema perché ancora una volta è la Guardia di Finanza a elencare i numeri del fallimento di questo provvedimento. Tra gennaio e maggio 2021 le fiamme gialle hanno documentato illeciti per 288 milioni di euro e hanno denunciato 29mila persone. Nel 2020 i “furbetti” scoperti furono 5900 per un totale di circa 50 milioni indebitamente percepiti.

E’ aumentata la propensione per le truffe o sono diventati più rigorosi i controlli? Che sia l’una o l’altra ragione, sta di fatto che sta emergendo quello che molti avevano temuto fin dall’inizio. C’è stato un eccesso di generosità – per dirla con un eufemismo – che in altri tempi avremmo etichettato in modo diverso. Quanto scandalo ha destato il paternalismo politico della Prima Repubblica, che distribuiva benefici a pioggia in cambio di consensi. Non è cambiato nulla. M5S e Pd hanno preso il posto della Dc.

Si dirà che 288 milioni in termini assoluti non sono poi gran cosa, rispetto ai 9 miliardi che rappresenta il costo annuale del Reddito di cittadinanza. Ma 288 milioni sono il conto emerso da indagini mirate e concluse. Quanto è quello che non è stato possibile indagare? Quanto è stato erogato senza alcun controllo? Solo dal primo giugno 2022 è attivo il controllo incrociato Inps-Ministero della Giustizia per evitare che tra i professionisti del reddito di cittadinanza ci siano criminali incalliti, condannati e carcerati. Meglio tardi che mai. Ma è certamente tardi.

E poi ci sono alcune truffe che sono più odiose di altre. Il furto con destrezza nei film è più tollerabile della rapina alle Poste a scapito di un’anziana pensionata. Ecco, il reddito di cittadinanza ha costruito la professione del profittatore in uno spazio abitato da chi ha bisogno davvero di aiuti essenziali, vitali. Ha confuso il grano con il loglio. Ha ragione il ministro Brunetta quando ha sbottato: «Se mettiamo insieme il salario minimo, che uccide la contrattazione, con il reddito di cittadinanza, noi abbiamo distrutto il mercato del lavoro». E abbiamo distrutto la credibilità delle Istituzioni incapaci di distinguere i veri bisognosi dai truffatori di professione, finendo per favorire questi a scapito di quelli.

L'Italia colabrodo tra truffe e distruzione del mercato

Le truffe legate al bonus 110% e al reddito di cittadinanza hanno conseguenze durissime sui soggetti che si comportano correttamente. 30mila imprese rischiano di fallire perché l’eccesso di scorrettezza ha imposto uno stop alle cessioni di crediti. E migliaia di persone bisognose vengono danneggiate da chi riceve il reddito senza averne titolo. Il punto di Antonio Mastrapasqua

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