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La Taipei International Food Exhibition 2021 (Food Taipei 2021), che dal 22 al 25 dicembre ha presentato ai consumatori taiwanesi i migliori prodotti alimentari del mondo, ha avuto anche un’appendice geopolitica: per la prima volta alla fiera era presente la Lituania. Le birre della Volfas Engelman, la salsiccia di patate vedarai, gli gnocchi ripieni cepelinai, hanno arricchito un buffet delle relazioni dove il soft power è un elemento laterale, con Vilnius e Taipei che si sono particolarmente avvicinate scatenando l’hard power di Pechino.

Lo scorso novembre, la Lituania ha deciso di aprire un ufficio diplomatico a Taiwan con l’obiettivo di espandere le relazioni economiche reciproche, la cooperazione e lo scambio commerciale in settori come quello economico, scientifico, educativo, nonché di approfondire l’amicizia tra i due popoli attraverso il genere di scambi culturali che passa dal cibo. Qui c’è un aspetto che spiega la dimensione del confronto: la Cina ha declassato le relazioni diplomatiche con la Lituania e messo al bando i prodotti lituani come misura punitiva per aver concesso sul proprio territorio l’apertura di una sede diplomatica che porta il nome di Rappresentanza di Taiwan, nomenclatura che include un riconoscimento indiretto di indipendenza a quella che il Partito/Stato cinese identifica come provincia ribelle da annettere alla Repubblica popolare.

E così gli acquisti di prodotti lituani da parte dei taiwanesi sono cresciuti, sia perché Taipei ha fatto in modo di aumentarne la disponibilità nel mercato interno, sia perché la popolazione dell’isola è stata mossa da un moto di solidarietà (davanti a una condizione comune) e da una sorta di ripicca nei confronti della Cina. James Huang, capo del Taiwan External Trade Development Council, ha fatto riferimento alla solidarietà del pubblico taiwanese nei confronti della Lituania durante la cerimonia di apertura del Food Taipei: un sentimento ricambiato dato il sostegno che il paese ha mostrato a Taiwan nonostante la pressione dei poteri autoritari, ha detto: “Abbiamo mostrato il nostro sostegno nel modo migliore che conosciamo, sostenendo le aziende alimentari lituane”.

Questo “sostegno” è un valore aggiunto per Vilnius, che in una precedente mossa contro la Cina, ha scelto di sganciarsi dal sistema di dialogo economico “17+1” che Pechino porta avanti anche con fini politici. La cooperazione con i Paesi dell’Europa centro-orientale (PECO) è stata esibita come il fiore all’occhiello della politica estera cinese, ma la Lituania ha creato un precedente, per questo subisce le contromosse cinesi. Precedente ancora più preoccupante per Pechino se il sostegno da Taipei – in grado di spingere il business su diversi settori, innanzitutto quello cruciale tecnologico – permettesse a Vilnius di incassare dati ragguardevoli sul fronte del Pil.

Anche altri Paesi dell’Europa centrale e orientale si stanno avvicinando a Taiwan, infatti. Oltre alla Lituania, la Repubblica Ceca, la Polonia e la Slovacchia hanno donato vaccini per il Covid all’isola – gli unici paesi dell’Ue a farlo. Una Ong taiwanese ha coniato il termine “Dumpling Alliance” per celebrare i valori condivisi dei paesi e l’amore per la pasta ripiena di carne: ma c’è molta politica in quel ripieno. Il 2 dicembre i rappresentanti di Estonia, Lettonia e Lituania si sono riuniti a Taipei per l’Open Parliament Forum, un summit progettato per rafforzare le relazioni dell’isola asiatica con il mondo democratico – di cui è percepita e si percepisce come parte integrante.

Questi passaggi sono preoccupanti per Pechino, che rischia di vedersi erodere influenza e cederne a quello che considera un nemico strategico ed esistenziale. La Lituania si sta trasformando in una linea rossa per la Cina. Il segretario di Stato americano Antony Blinken ha avuto una conversazione telefonica con il primo ministro lituano, Ingrida Simonyte, e ha sottolineato la solidarietà “di ferro” degli Stati Uniti con la nazione baltica di fronte alla pressione della Cina. “È importante che tutti i partner l’Ue, gli Usa e [i Paesi] dell’Indo-Pacifico lavorino insieme per contrastare gli atti di coercizione”, ha scritto Simonyte su Twitter dopo la telefonata.

Le autorità doganali della Repubblica Popolare Cinese non stanno sdoganando le spedizioni lituane o quelle con componenti lituani, e stanno rifiutando le domande di importazione dalla Lituania: misure che sollevano preoccupazioni secondo i principi del commercio internazionale, e sembrano costituire una forma di “coercizione economica”, come l’ha definita il dipartimento di Stato. I diritti umani sono un elemento centrale della politica estera del governo di coalizione lituano. Sotto l’annessione sovietica per mezzo secolo fino a quando ha dichiarato l’indipendenza nel 1990, il paese rimane diffidente di fronte alla pressione di nazioni più potenti.

Un fattore che complica la situazione per la Cina e sposta l’asse di Vilnius in allineamento a quello di Washington, che sta facendo dei diritti umani e dei valori democratici il motore della propria politica internazionale. “Taiwan, come un faro di libertà, democrazia e diritti umani, sta con le altre forze del bene in tutto il mondo come l’Ue e gli Stati Uniti nel sostenere la Lituania, che resiste alla campagna cinese di coercizione economica e politica. Taiwan può aiutare il suo amico baltico e altri paesi in Europa a salvaguardare i valori condivisi e costruire un domani migliore per tutti”, è il messaggio da Taipei.

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