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Perché ormai tutti parlano di centro e si stanno moltiplicando i “nuovi” partiti di post democristiani? Perché c’è un evidente sentimento centrista nel Paese prostrato da venticinque anni di cattiva politica e costoro, che in tutto questo tempo vi hanno galleggiato in maniera frenetica, sperano di intercettarlo confondendolo con un elettorato bello e fatto.

Contro il luogo politico del centro si stanno schierando coloro che sono andati al servizio di altrui rivoluzioni piegandosi a quello che è fallito, ossia la polarizzazione che ha stremato la democrazia italiana, rilasciando interviste, a sinistra, parlando di nostalgia, confondendola con la propria per la fallimentare seconda repubblica che ne ha garantito una carriera piegata al progressismo, o cercando una improbabile sovrapposizione tra popolarismo e conservatorismo a destra (pur con cenni intellettuali almeno più originali).

Dove sta l’inghippo? Il problema è duplice: riconoscere quello che i cittadini hanno già sancito, anche attraverso l’astensionismo, che è la fine, neanche gloriosa, del bipolarismo da curve ultras e il fatto che partire a parlare di centro sempre partendo dalle formule politiciste, dal rassamblement para-riformista e/o moderato, alle ripetizioni 2.0, 3.0, 4.0, ecc…, di quanto velocemente sfiorito negli anni, alla teorica politica di centro, a rifacimenti tout court di organizzazioni passate, significa elucubrare sulle risposte senza considerare se ci siano le domande e quale contenuto abbiano.

Al netto dei nostalgici della seconda repubblica, tra cui è possibile collocare la categoria dei “cattoconsulenti”, è del tutto evidente che serva una radice ideale per ancorare il sentimento di centro che serpeggia assai anche tra i giovani, stufi di tanta acqua stagnante in cui si sono riprodotti solo i contrapposti populismi prosperati grazie ad algoritmi, invidia e ideologia disumana e per dare una risposta alla evidente “questione cattolica” legata all’irrilevanza di una visione sociale che, quando va bene, ha solo più paladini della riduzione del danno.

Pur contrastato da settimane l’auspicio del ritorno ad una ispirazione, quella cristiana, che significa direttamente puntare sul pensiero politico del popolarismo è, dunque, l’unica premessa per la risorgenza di un centro che può tentare di trasformare il sentimento in elettorato dopo che l’arrivo del presidente Draghi, che governa dal centro senza centro, ha di fatto sconfitto definitivamente il sistema politico così come definitosi: la cultura politica così punta direttamente alla necessità di agganciarsi al sistema delle famiglie politiche dell’Europa che ha una sua forza di riconoscimento. Occorre, però, capire bene cosa possa essere il centro animato dal popolarismo che riporta ad una identità: urge comprendere le battaglie concrete che lo rappresentano prima delle formule astratte, a partire dall’ecologia integrale, dalla limitazione della finanziarizzazione dell’economia, alla necessità di riallargare la base democratica delle istituzioni quali consigli comunali e provinciali e tanto altro. Serve riallacciare il palazzo col popolo comprendendone la sua complessità: in questo, per dare un senso all’inizio dell’attraversata nel deserto verso il nuovo sistema politico italiano, diventa strategica l’elezione del nuovo Presidente della Repubblica sapendo che ci si trova all’opposizione dello stato delle cose, di queste cose che sono le macerie della seconda repubblica per cui si può ricordare evangelicamente che i morti seppelliscano i morti. L’otre nuova del popolarismo può permettere di completare l’attraversata.

La risorgenza del Centro passa per il popolarismo. Ecco perché

Di Giancarlo Chiapello

Occorre capire bene cosa possa essere il centro animato dal popolarismo che riporta ad una identità. Urge comprendere le battaglie concrete che lo rappresentano prima delle formule astratte, a partire dall’ecologia integrale, dalla limitazione della finanziarizzazione dell’economia, alla necessità di riallargare la base democratica delle istituzioni quali consigli comunali e provinciali. L’intervento di Giancarlo Chiapello, segreteria nazionale Popolari-Italia Popolare

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