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La presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, lo aveva detto (e twittato) già nel corso della conferenza stampa al termine del Consiglio europeo del 22 ottobre: “Abbiamo bisogno di più rinnovabili. Sono più economiche, carbon-free e prodotte in casa. Abbiamo anche bisogno di una fonte stabile, il nucleare e, durante la transizione, del gas”. In questo modo, l’ex ministra tedesca della Difesa apriva, come richiesto da numerosi Paesi Ue, grandi e piccoli, all’inclusione nella tassonomia europea delle attività sostenibili del nucleare e del gas, un tema che sarà presto definito in sede europea.

Per il gas, pertanto, si fa riferimento in particolare al ruolo che può ricoprire nell’accompagnare il processo di transizione energetica. D’altronde, è lo stesso Regolamento europeo sulla tassonomia a contemplare la categoria delle “attività di transizione”, per le quali non esistono alternative a basse emissioni di carbonio, praticabili dal punto di tecnologico ed economico, e che sostengono il percorso di neutralità climatica, a condizione di presentare livelli di emissione significativamente inferiori alla media del settore di riferimento, di non ostacolare lo sviluppo di alternative low-carbon e di non comportare rischi di lock-in in asset ad alta intensità di carbonio.

Del resto, il gas oggi ha una parte di primo piano nel sistema energetico europeo. Rappresenta la seconda fonte, dopo il petrolio, nel mix primario di energia e la medesima posizione riveste, dopo il nucleare, nella generazione di energia elettrica. Nel complesso, copre più di un quinto del fabbisogno energetico continentale, una quota pressoché stabile da molti anni a questa parte, con picchi significativi (prossimi al 40%) per Stati quali l’Italia e i Paesi Bassi.

È noto, inoltre, come il gas naturale sia la fonte principalmente impiegata nelle case e nelle industrie europee. Peraltro, la funzione del gas naturale emerge dalla crisi energetica in corso, con il drammatico rincaro del prezzo dell’energia elettrica trainato dalla crescita esponenziale dei prezzi del gas. Se guardiamo all’Italia, sulla base del system marginal pricing, sono le centrali a ciclo combinato a metano a fissare il prezzo all’ingrosso per quasi la metà dei volumi di energia elettrica venduti ogni anno (senza considerare l’aumento rilevante del peso dell’estero nella determinazione dei prezzi nazionali).

Si tratta di dati che ci invitano ad accelerare sul necessario e inevitabile percorso di transizione energetica con un approccio di realtà e con la consapevolezza che non esiste un proiettile d’argento, il silver bullet, per raggiungere la neutralità climatica. Più che concentrarsi su una disputa tra elettroni e molecole, risulta indicato appellarsi a tutte le tecnologie e soluzioni a disposizione del sistema energetico per conseguire gli obiettivi climatici rinnovati in ultimo nella COP26 di Glasgow. La sfida che la comunità internazionale ha di fronte assume proporzioni epiche.

Se le transizioni delle fonti fossili hanno storicamente richiesto perlomeno mezzo secolo (l’economista Vaclav Smil insegna), quella delle nuove rinnovabili (che oggigiorno soddisfano il fabbisogno energetico globale per una manciata di punti percentuali) ha di fronte a sé un lasso di tempo molto più ridotto per arrivare a termine. Se da un lato avrà un formidabile alleato nell’innovazione tecnologica, che si muove a ritmi sconosciuti nei secoli precedenti, d’altra parte, rispetto a una tendenza insufficiente di penetrazione delle fonti pulite e innanzitutto di installazione di capacità energetica green (in Italia ne sappiamo qualcosa), è necessario dare forza agli investimenti in potenza rinnovabile, infrastrutture e reti, introdurre adeguate misure regolatorie e prevedere opportuni interventi dal lato della domanda, affinché il processo di elettrificazione verde possa diventare pervasivo.

In contemporanea, non si possono non adottare provvedimenti finalizzati a ridurre i costi economici e sociali delle politiche di transizione, oltre a individuare opportuni strumenti e modalità per coinvolgere pienamente i Paesi emergenti nella stessa prova. Nel frattempo, continueremo a ricorrere anche al gas naturale (che altresì nello scenario Net Zero by 2050 dell’IEA seguita a mantenere metà dei livelli attuali di domanda) e a servirci di navi metaniere e gasdotti, da cui un giorno passeranno gas rinnovabili e decarbonizzati.

Gas

Tra gas e rinnovabili, serve un approccio di realtà per la transizione energetica

Di Michele Masulli

Più che concentrarsi su una disputa tra elettroni e molecole, dobbiamo appellarci a tutte le tecnologie e soluzioni a disposizione del sistema energetico per conseguire gli obiettivi climatici rinnovati in ultimo nella COP26 di Glasgow. L’intervento di Michele Masulli, direttore dell’area energia dell’Istituto per la Competitività (I-Com)

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