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Con l’ingresso dell’Estonia, avvenuto ieri, sono ora 14 i Paesi che, assieme all’Unione europea, hanno aderito alla Minerals Security Partnership, alleanza multilaterale lanciata e guidata dagli stessi Stati Uniti nel 2022 con l’obiettivo di diversificare le supply chain per i materiali essenziali per la decarbonizzazione e la digitalizzazione. Il suo membro, attore chiave nella produzione e nella lavorazione delle terre rare, si è unito agli altri partner durante la Prospectors and Developers Association of Canada Convention di Toronto, in Canada.

Durante la riunione di Toronto è nato anche il Forum nella Minerals Security Partnership, una piattaforma per “discutere e far avanzare progetti e politiche che garantiscano un approvvigionamento più sicuro e sostenibile di minerali critici con una valorizzazione locale”, spiegano i governi in una nota.

Attualmente sono 23 progetti della Minerals Security Partnership: 16 progetti riguardano l’estrazione mineraria a upstream e l’estrazione di minerali; sette riguardano la lavorazione midstream; sette riguardano il riciclaggio e il recupero. I progetti riguardano cobalto, rame, gallio, germanio, grafite, litio, manganese, nichel e terre rare. Sei siti di progetto sono nelle Americhe, cinque in Europa, 13 in Africa e tre siti di progetto nella regione Asia-Pacifico. In particolare, i partner ricordano due progetti: Epanko Graphite, dell’australiana EcoGraf con la banca tedesca KfW IPEX-Bank per una linea di credito da 105 milioni di dollari per lo sviluppo del progetto di grafite Epanko in Tanzania; il memorandum d’intesa di Gecamines e Japan Organization for Metals and Energy Security per accelerare gli investimenti europei e giapponesi nel settore minerario della Repubblica democratica del Congo, che produce oltre il 70% del cobalto mondiale.

Ecco perché l’Estonia si unisce all’alleanza sui minerali a guida Usa

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