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Nel confronto strategico portato avanti tra Pechino e Washington nel teatro indo-pacifico, l’importanza dei sistemi di rilevamento è a dir poco fondamentale. Essi non solo incrementano l’awareness generale degli apparati di difesa delle due grandi potenze, ma contribuiscono in modo decisivo anche al dispiegamento di quel “sistema di sistemi” delineato nei dettagli da Andrew Krepinevich nel suo “The Origins of Victory”. Facile dunque capire perché non solo gli Stati Uniti e la Repubblica Popolare Cinese, ma tutti gli attori afferenti al teatro indo-pacifico siano interessati a rafforzare le proprie capacità in questo ambito. E proprio in questo senso va letta l’ultima mossa cinese, presa in analisi da alcuni di esperti di Chatam House.

In un report datato 17 ottobre e firmato da John Pollock e Damien Symon, gli analisti del think thank britannico studiano alcune nuove immagini satellitari che rivelano come la People’s Liberation Army stia espandendo le sue capacità radar sull’isola di Triton attraverso la costruzione di un nuovo sistema, aggiungendo che la suddetta isola che sembra destinata a diventare una delle basi chiave di Pechino per l’intelligence dei segnali nel Mar Cinese Meridionale. “Una volta completato, il sistema radar aumenterebbe in modo significativo le capacità di intercettazione dei segnali e di guerra elettronica della Cina nell’arcipelago conteso delle isole Paracel e si aggiungerebbe a una rete di sorveglianza più ampia che si estende su gran parte del Mar Cinese Meridionale”. Secondo gli esperti, questo radar si inserirà in una rete più ampia comprendente almeno altri tre radar con capacità anti-stealth costruiti nelle basi cinesi nel settore, compresa l’isola di Hainan, sede di diverse basi navali della marina militare della Pla.

Il primo attore ad essere interessato da questo sviluppo sarebbe, per palesi motivi geografici, il Vietnam. Le strutture di intelligence su Triton “Ridurrebbero significativamente la capacità del Vietnam di operare senza essere individuato nell’area. Oltre ai radar esistenti su Triton, in grado di rilevare le imbarcazioni marittime, Pechino avrà probabilmente la possibilità di tracciare i movimenti aerei vietnamiti e di essere avvertita delle manovre di Hanoi nell’area, compresi gli sforzi per accedere ai giacimenti di petrolio e gas”.

Malcolm Davis, esperto di Cina e difesa presso l’Australian Strategic Policy Institute, ha riconosciuto a Breaking Defense i possibili rischi del nuovo impianto cinese, ma al contempo ha suggerito che le capacità che esso fornisce potranno essere valutate meglio una volta che l’impianto sarà completato. Molto dipenderà dalle capacità anti-stealth del radar, e in particolare e di quali piattaforme potrà tracciare. L’analista ha anche notato alcune vulnerabilità dell’impianto: “La stazione probabilmente complicherà le operazioni militari in tempo di pace nel Mar Cinese Meridionale, ma si rivelerà semplicemente un bersaglio appetibile in tempo di guerra”, ha osservato Davis, “Inoltre, dovrebbe essere difesa da un’intera gamma di munizioni da attacco terrestre, o anche dalle armi ipersoniche che potrebbero emergere negli arsenali occidentali nei prossimi anni. Per quanto sofisticato sia un radar, alla fine si tratta di un bersaglio stazionario che può essere distrutto[…]L’uso di loitering munitions e lo swarming dei droni potrebbe rendere un investimento probabilmente molto costoso un investimento insufficiente”.

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