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“Certo che c’è l’emergenza democratica, ma non è quella che pensate voi”. Sbuffa al telefono Paolo Cirino Pomicino, pluri-ministro Dc, un palmarès di sei legislature in Parlamento e quella maledetta voglia di fare politica che non va via neanche a 82 anni. E infatti “O’ Ministro” in panchina non ci sta. Per un attimo è tornato in campo, a dare manforte a Gaetano Manfredi nella sua corsa a sindaco di Napoli, la sua Napoli, finita in un trionfo. Si appassiona meno invece alla baruffa in Parlamento sull’onda nera che si infiltra nelle proteste di piazza no-pass e no-vax, “non chiamatela eversione”.

E come dovremmo chiamarla?

Minoranza rumorosa, anche violenta, certo, ma facilmente controllabile. È un problema di ordine pubblico.

Non di democrazia?

Per favore, nessuno parli di emergenza democratica. Se la destra-destra è maggioranza e l’estrema destra rifiorisce un motivo c’è.

Quale?

In Italia da trent’anni le forze dell’arco costituzionale hanno smesso di costruire una cultura politica. La democrazia interna ai partiti è ormai una farsa, con buona pace dell’articolo 49 della Costituzione. La classe dirigente è solo cortigiana, e la cortigianeria vive di mediocrità.

Questo sì che è vedere nero.

Nessun disfattismo, le assicuro. Ma la classe dirigente dei partiti italiani ha smesso di guidare il Paese, lo insegue. Questo ha ripercussioni, sa? Anche economiche.

Ma siamo in mezzo a una pandemia. Non sarà anche quella colpa dei partiti.

Ecco, è qui il punto. Il declino di cui parlo precede la pandemia. Nel 2019 il Pil italiano è cresciuto dello 0,3%, le previsioni per il 2020 parlavano di uno 0,1%. Per non parlare del Mezzogiorno, con la disoccupazione in doppia cifra.

Pomicino, non la seguo. Che c’entra con l’emergenza democratica?

C’entra perché se riduci un Paese così, se non c’è l’ombra di una cultura politica, resta solo la guerra del tutti contro tutti. Ha presente Hobbes?

Quindi il ritorno dell’estremismo nero non ha padri e padrini?

Aspetti, ci sono responsabilità politiche. Non hanno aiutato Salvini e Meloni, che invece di farsi concorrenza al centro hanno fatto la corsa a chi andava più a destra. Ma sono responsabilità condivise, non mi fraintenda. Non è un caso se al governo del Paese ci sono i partiti sconfitti dalla storia.

Di chi parla?

Del Pd, ad esempio. Nato dall’unione di due partiti sconfitti, la sinistra Dc e il Pc: la mela non poteva cadere molto lontano dall’albero. Tant’è che la classe dirigente è rimasta la stessa. O qualcuno pensa che i vari Letta, Veltroni, Bersani nella Prima repubblica fossero degli sconosciuti?

È molto severo con un partito uscito vincitore dalle amministrative e che sogna di diventare “Country party”.

Soddisfatto sì, vincitore non saprei. Napoli, Milano, Bologna erano città governate dalla sinistra. Un’altra sinistra, certo. Pensare che questo basti per riparlare di bipolarismo è utopia. E prova un sospetto ben riposto: nell’Italia del 2021 non esistono più partiti ma comitati elettorali. Le faccio un esempio.

Prego.

Le elezioni tedesche hanno chiuso una fase, adesso insieme a Spd e Cdu ci sono Verdi, Liberali e persino Afd. In Italia non esistono corrispettivi di queste realtà, perché non esiste senso di appartenenza. Prendiamo di nuovo il Pd: da quando è nato hanno già fatto le valigie cinque segretari. E qualcuno ha perfino cambiato casacca, o lavoro.

Però è ancora qui dopo 14 anni, non tutti possono dire lo stesso. Ora Letta sogna un campo largo con il Movimento Cinque Stelle di Giuseppe Conte. Funziona?

Prima c’erano i partiti e le alleanze, ora i campi, siamo alla politica agraria (ride, ndr). Sento parlare di nuovo di Ulivo: ho chiesto a Prodi se mi spiega cosa significa ma ancora non l’ho capito. Da quando qualcuno ha avuto l’idea geniale di abolire le preferenze funziona così: si parla di grandi coalizioni prima delle elezioni, poi si sfaldano il giorno dopo il voto. Questa è la vera emergenza democratica.

Ecco, torniamo al punto di partenza. Lei dice che è questa, ma il Parlamento sta per votare una mozione sullo scioglimento di un partito, Forza Nuova. La firmerebbe?

Sì, purché nessuno pensi di aver risolto il problema così. Piuttosto che scandalizzarsi di queste minoranze violente, il Pd si chieda perché la destra democratica è cresciuta tanto da diventare maggioranza.

Il vicesegretario del Pd Provenzano è di un’altra idea. Anche Fdi, ha detto, rischia di finire fuori dall’arco democratico…

E vabbè, questa gliela perdoniamo. Provenzano è una persona brava e colta, ma è un neofita della politica. Non si può pretendere troppo.

Il Pd, l'onda nera e la vera emergenza democratica. La versione di Pomicino

Intervista all’ex ministro democristiano: Forza Nuova è una minoranza rumorosa, non eversione. La sciolgano pure ma poi i partiti si facciano un esame di coscienza, tutti. Anche il Pd ha le sue responsabilità: l’Italia è diventato il Paese dei comitati elettorali

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