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Gli applausi scroscianti riservati a Sergio Mattarella ed ai suoi 37 minuti di discorso sono certamente l’omaggio ad un uomo serio ed al Capo dello Stato appena eletto per la seconda volta, ma non sono soltanto questo.

Essi sono anche la rivendicazione di una scelta per il Quirinale che ha visto i parlamentari svincolarsi con una certa sfrontatezza alle indicazioni dei leader, ma non sono soltanto questo.

A mio avviso sono anche il segno tangibile di una manifesta impotenza, non priva di elementi di rassegnazione, che finisce per trovare sfogo in applausi nervosi ed insistiti su vari passaggi di un discorso che, per quanto importante, resta pur sempre un discorso.

Riforme, giustizia, morti sul lavoro, mafie. Temi drammatici e quindi impegnativi al massimo livello dell’agenda nazionale, ma temi che attendono da gran tempo passi avanti significativi.

Temi affrontati davanti a questo Parlamento orami già in campagna elettorale però, un Parlamento che ha dato cattiva prova di sé come testimoniano tre fatti certi.

Primo, mai nella storia della Repubblica abbiamo avuto un’intera legislatura con governi guidati da persone (Conte, Draghi) del tutto estranee alla vita politica e parlamentare, persone che mai hanno partecipato direttamente alla campagna elettorale (caso unico su scala planetaria e totalmente incomprensibile agli occhi di un qualunque leader politico di stampo democratico).

Secondo, nella legislatura in corso il Parlamento ha votato la fiducia a governi tutti diversi (politicamente) e tutti in brutale contraddizione tra loro, elevando a regola una delle peggiori prassi disponibili: fare dopo la campagna elettorale l’esatto contrario di quanto promesso ai cittadini.

Terzo, Camera e Senato hanno ceduto quasi la totalità della funzione legislativa al governo, divenuto dominus assoluto (complice l’emergenza pandemica) in materia di scrittura delle norme ed anche in termini di loro approvazione, visto l’impressionate ricorso ai voti di fiducia.

Insomma quello che oggi applaude Mattarella è un Parlamento frammentato e impotente, nel quale l’attività prevalente è lo scatto fotografico ai fini del profilo Instagram, altro che il centro della vita repubblicana.

In fondo l’applauso scrosciante è perfetto anche per i video. E così, tutti felici e contenti, sciamarono verso l’aperitivo a piazza di Pietra.

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Quello che oggi applaude Mattarella è un Parlamento frammentato e impotente, nel quale l’attività prevalente è lo scatto fotografico ai fini del profilo Instagram, altro che il centro della vita repubblicana. Il commento di Roberto Arditti

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